27 dicembre 2014

HOBART

La luce ancora bassa illumina le valigie aperte che tingono di colori la camera altrimenti neutra ed anonima del Travelodge Airport di Hobart, l’hotel è nuovo e senza sapore ma è la sistemazione più comoda per questa sosta di riavvicinamento ad Asia. Ora è già domani e noi stiamo passeggiando nell’area attorno alla darsena, quindi nel vicino mercato del sabato affollato di turisti australiani. E’ una giornata meravigliosa, il sole limpido riflette sulle barche del porticciolo turistico e della piccola darsena dove il mare è increspato per il vento freddo che scompiglia i tessuti degli abiti in vendita e di quelli indossati. I profumi emanano dagli hot dog e dai manicaretti meno scontati e più local. Il vuoto invece è poco distante, al primo piano dell’edificio in linea che fa da sfondo al mercato. La galleria d’arte non interessa che a pochissimi e le opere esposte non convincono, eppure dopo un’altra rampa di scale un’ artista di Hobart, Annette Macgown ( annette.macgown@bigpond.com ) ha dipinto quello che della Tasmania non si vede, il sommerso delle papeline, i cavi tesi di elettrodotti sui fondi arancio di astratti tramonti infuocati. Poco dopo raggiungiamo Devenport ed il traghetto che ci riporterà a Melbourne ed al continente… È presto quando prendiamo posto nel piazzale del porto, come se la Tasmania, alla quale avevamo dedicato qualche settimana lo scorso marzo, non avesse più nulla da mostrarci, impazienti di vedere altro, di ritrovare il fascino dell’outback, la sua terra rossa, i canguri e quell’orizzonte assolutamente piatto che ci aveva conquistati.


Percorso della tappa

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