11 marzo 2015

KATHERINE

I pittoreschi Gorges sul Katherine River sono la più interessante attrattiva che la cittadina offre, abbastanza vicini per non allontanarsene troppo ma non abbastanza pubblicizzati da farne un motivo di sosta, non rientrano insomma tra le mete da non perdere nei North Territory. Andiamo quasi sentendoci in debito con Katherine dove eravamo passati senza curiosità solo perché presente nella sequenza delle nostre tappe verso Broome scandita dalla distanza che possiamo percorrere con comodità in un giorno considerando la modesta velocità alla quale spingiamo Asia per non affaticarla troppo e per osservare fin nei dettagli il paesaggio che stiamo attraversando. Nel vastissimo territorio Australiano i centri abitati e le Roadhouse non distano tra loro mai più di un pieno di carburante ed un buon pasto e saltarne una significa percorrere dai 400 ai 500 chilometri. Usciamo quindi dalla città spingendoci verso Est di una trentina di chilometri, oltre l’ingresso nel Nitmiluk NP che precede di poco il centro visitatori del Katherine Gorge. Volo o crociera? Optiamo per la vista dal fiume considerandola la migliore per osservare le gole scavate dal Katherine River, il primo tour disponibile partirà alle due del pomeriggio. È l’ora più calda, quella che rende piacevole l’essere sull’acqua e godere di questo venticello mosso dalla moderata velocità della barca sul fiume. Ci muoviamo tra le alte pareti di arenaria rossa scolpite in piani verticali contrapposti a profili scoscesi di roccia sgretolata che scendono su piccole rive sabbiose. La vegetazione non manca, aggrappata alla poca terra o cresciuta sulla superficie risparmiata dallo scorrere dell’acqua, in alto oltre la roccia. Nonostante le piogge cadute negli ultimi mesi solo due delle tredici gole sono accessibili in barca e solo percorrendo tra una e l’altra un breve tratto a piedi per poi percorrere la seconda su una barca più piccola. Poi tornando verso l’approdo i profili si divaricano e si abbassano rigogliosi di vegetazione tropicale…

13 marzo 2015

KATHERINE – BATCHELOR

Risolto anche l’ultimo problema di Asia alla batteria lasciamo Katherine ed il Beagle Motor Inn per lanciarci alla ricerca dei Termitai magnetici. Introdotti da altre bellissime tipologie di termitai spuntati ai lati della strada dopo l’attraversamento del Tropico del Capricorno, la curiosità di vedere questi particolarissimi capolavori di bio architettura aumenta al diminuire della loro distanza e così dopo aver attraversato e superato Pine Creek, Hayes Creek ed Adelaide River lungo la Stuart Hwy deviamo verso Batchelor ed entriamo nel Litchfield National Park che li contiene. A dimostrare la diversa classe e le sorprendenti performance delle termiti del Litcfield sono anche gli imponenti Termitai Cattedrale, alti fino a sei metri e lobati come colonne gotiche… sono le città verticali di questi incredibili insetti abbastanza intelligenti da aver concepito e realizzato conglomerati di terra e saliva perfetti non solo a garantire la qualità della loro vita ma anche nella loro seppur involontaria connotazione estetica. Sono pochi e sparsi tra la vegetazione che li circonda alta. Ci avviciniamo, li tocchiamo, osserviamo le termiti entrare ed uscire dai pochi piccoli fori, valutiamo il marcato chiaroscuro delle costolonature e ne siamo conquistati. Diverso l’impatto con i Termitai Magnetici, neri, completamente piatti e crestati in alto. Più sofisticati dei primi per il loro studiato minimalismo e magici come il monolite di 2001 Odissea nello Spazio, si alzano dal fango tra ciuffi di gialla erba secca. Sono pareti di terra impastata e dura come cemento, orientati longitudinalmente sull’asse Nord-Sud in modo da ridurre al minimo la superficie a sud più esposta al sole, meno spettacolari dei primi ma più affascinanti anche per i presupposti bioclimatici in base ai quali sono stati concepiti… che meraviglia! …. e quanta palude sotto le suole per vederli mentre Vanni apre la strada. A questo punto è già il tardo pomeriggio ed è arrivato il momento di trovare una camera per la notte, quindi invertendo la rotta verso la Stuart Hwy e lasciando alle spalle anche l’eventuale cabina del Litchfield Tourist PARK ci dirigiamo verso l’unico centro abitato. È venerdì sera ed all’isolamento del Parco abbiamo preferito la casetta scassata del Batchelor Resort la cui relativa scomodità è stata ampiamente compensata dal karaoke alla Taverna, l’unico locale in paese dove poter bere, mangiare e divertirsi e dove la comunità tutta è presente.

14 marzo 2015

BATCHELOR – DARWIN

Pensiamo ai terribili coccodrilli del Top End australiano da mesi, da quando cioè abbiamo iniziato a documentarci leggendo guide ed osservando le mappe dei parchi del nord nelle quali simboli di riferimento ne indicavano anziché la presenza, l’assenza, come a dire che li avremmo trovati ovunque tranne che …. tanto che avevamo dato per scontato che avventurandoci lungo le strade di quei parchi ne avremmo senz’altro trovato uno a sbarrarci la strada, uno di quelli lunghi sei metri che con una scodata avrebbe messo ko Asia e con lei, noi. Ora invece li stiamo cercando, qui sulla riva dell’Adelaide River, sotto la tettoia di lamiera del ” Jumping Crocodile Cruises” in attesa della barca che navigando sulle sue acque ci consentirà di osservarli mentre si alzano uscendone in parte verso l’esca di carne cruda. Partiamo in pochi sulla piccola barca a motore la cui pensilina amplifica il piacere dell’aria in movimento, è un peccato che la ragazza alla guida continui a parlare illustrando nei dettagli ciò che invece noi vogliamo soltanto vedere…ma non ci si può sottrarre e così cerchiamo di concentrarci sulla superficie dell’acqua limacciosa. L’essere seduti a prua ci da il vantaggio degli avvistamenti, quell’attimo prima che la barca rallenti fino a fermarsi ed il coccodrillo si avvicini ingolosito da ciò che sa già essere suo. Ed eccolo il primo, anzi la prima, troppo pigra per raggiungere il malloppo di carne appeso in fondo al bastone che la signora in kaki agita su e giù per stimolarla allo sforzo dell’impennata. Infine cede alla golosità ma con furbizia ed approfittando di uno splash meno veloce apre la bocca ed addenta. Gli altri due invece fanno spavento e la stazza, proporzionale alla loro famelicita’ li fa uscire in slanci potenti che impressionano, le larghe fauci spalancate e lo sguardo di ghiaccio. E la lingua? Non l’ avevamo presa in considerazione eppure c’è grande e rosa come la nostra. A riva un cucciolo mimetizzato sotto il fango riceve una palla di carne senza osso lanciata con una mira eccezionale vicino al suo muso, ma non addenta sazio o diffidente. Un altro adulto invece lungo circa cinque metri e fin troppo stuzzicato si alza e senza afferrare chiude la mascella che emette un rumore pazzesco, come se avesse sbattuto le fauci sulla lamiera della barca, poi finalmente riceve il suo premio e si inabissa. Sulla via del ritorno è un falco a ricevere i pezzetti di carne, li afferra al volo con gli artigli ed in un attimo li porta al rostro che apre e chiude velocemente, ci segue muovendosi in ampie evoluzioni, bello ed elegante è un piacere vederlo dopo tanta meravigliosa pesantezza. Attracchiamo. Prima di risalire in auto ci fermiamo di nuovo sotto la tettoia questa volta per sfogliare gli articoli di giornale che raccontano di morti e feriti, di avvistamenti nei luoghi più impensabili, di paura e sofferenze… e tutto il Top End ne sembra assediato, sono proprio terribili questi coccodrilli. Darwin è ancora rovente quando nel pomeriggio raggiungiamo L’Hotel Elan nel cuore della City…. è sabato eppure la città è deserta e per nulla intrigante. È stata quasi interamente ricostruita dopo l’uragano Tracy che il giorno di Natale del 1974 l’aveva distrutta, ma il profilo della City è modesto ed il suo fascino andrà cercato nei prossimi giorni, qui come altrove. Per il momento sospendo la deprimente passeggiata di esplorazione per un consolatorio Mohjto e due olive nere al simpatico Monsoon, poi per vivacizzare la serata in coppia scegliamo un locale con musica live, il Nirvana, che con la sua magica atmosfera e l’ottimo cibo indiano rivisitato risolleva il nostro giudizio sulla città e ci fa uscire definitivamente dal limbo di questo pomeriggio.

15 marzo 2015

DARWIN

Uno dei meriti della città di Darwin è la rigogliosa vegetazione presente ovunque, dai giardini privati a quelli pubblici ed ai vasti parchi che frammentano la città non in quartieri ma in circoscritti nuclei urbani periferici. Lo avevamo notato ieri attraversandola per raggiungere la city, ed anche ora che la stiamo osservando dall’alto vediamo l’ampia fascia verde dilatarsi lungo l’articolato profilo della costa ed attorno alle piccole baie dove risaltano sul blu del mare le barche ormeggiate dei porticcioli turistici. È la City che non decolla … tantomeno oggi che è domenica. Non sono molti oltre a noi a passeggiare lungo l’Esplanade, qualcuno è steso sul prato verdissimo, altri passano in bicicletta o fanno ginnastica nonostante il caldo e l’umidità al 70%, quindi ci spostiamo e seguendo le indicazioni di un receptionist in pausa pranzo ci incamminiamo lungo il Mall e poi oltre fino a raggiungere un paio di ascensori pubblici che colmando il dislivello tra la città ed il mare introducono al Darwin Waterfront. Gli alti edifici di contorno quasi non si vedono inseguendo con lo sguardo il molo ed i pontili che delimitano lo specchio d’acqua, dove una fila di boe bianche vicina alla riva circoscrive ulteriormente la zona dove ci si può spingere nuotando in sicurezza, quella libera da squali, coccodrilli e mortifere meduse. Il prato arriva fino a riva e sulla piccola spiaggia a semi anello di sabbia riportata ci sono solo i pochi che preferiscono l’acqua salata alla più divertente piscina con effetto onde che vediamo più defilata. Passeggiamo fino a raggiungere il molo ed il gruppo di fast food che introducono alla banchina dove una grande nave da crociera ormeggiata mette a soqquadro ogni riferimento dimensionale, per cui gli alti edifici non sono più alti, la darsena diventa una bacinella d’acqua ed i rimorchiatori scomparsi sullo sfondo. Non succede molto altro oggi, Vanni che da giorni rimugina sulla spedizione di Asia a Dili prendendone in considerazione anche i risvolti più catastrofici è nervoso ed intrattabile, e già a metà pomeriggio mi chiede a che ora è meglio puntare la sveglia di domani mattina. Intanto andiamo ad East Point per godere del bel tramonto sul mare circondati dalla rigogliosa vegetazione del parco, infine è la cena a sedare gli animi e risolvere le tensioni, e quella di questa sera consumata nel tavolo d’angolo tra le due pareti vetrate del Cher è stata più che conciliante…. perfetta.

16 marzo 2015

DARWIN

È giunto il momento di preparare Asia per il trasferimento da Darwin a Dili, viaggerà a bordo della ANL Perkins Xpress che salperà il 19/02 dal porto di Darwin, quattro giorni prima della nostra partenza. Il Sig. Wilson della ANL è il nostro referente ovvero il direttore dell’agenzia di spedizioni che abbiamo contattato, incontrato e tediato con richieste di sconti su prezzi già all’osso quando eravamo a Fermantle, ci ha diligentemente seguiti passo dopo passo con email esplicative accompagnate dai documenti necessari per svolgere le operazioni che ci competono ed anche questa mattina ci ha presi virtualmente per mano con un sms arrivato puntuale alle 10 nel quale ci chiede tra quanto tempo arriveremo al deposito dove Asia sarà inserita nel suo container. Noi siamo altrettanto diligentemente già arrivati con qualche minuto di anticipo al 13 di Berrimah Road dove abbiamo chiesto come e dove avverrà lo sdoganamento, ma l’impiegato non ne sa nulla quindi telefoniamo a Wilson che ci dà indicazioni. La dogana è accanto al nostro hotel, quindi torniamo al punto di partenza ripercorrendo quei 14 km. Il nervosismo di Vanni aumenta ma poi sprofonda quando ci accorgiamo di essere gli unici presenti nella sala d’attesa della dogana e quando dopo pochi minuti abbiamo il carnet timbrato per l’uscita senza nemmeno un accenno di controllo…. non era mai successo prima. Un paio di giorni fa avevo letto un allegato di Wilson nel quale dava indicazioni sul come preparare l’auto prima di metterla nel container …. ovvero senza carburante e con le batterie scollegate, ma ora mentre lo sto dicendo Vanni replica nervoso che non sono operazioni necessarie perché non lo abbiamo mai fatto. Quindi con abilità guida Asia all’interno della scatola di metallo che la contiene appena, la chiudiamo prendendo con noi la chiave e torniamo in città. Dopo un paio d’ore scoppia la bomba. Wilson ci invita a tornare al deposito in fretta per scollegare le batterie e togliere il carburante, ma ormai è tardi, il container è stato sigillato dalla compagnia di navigazione, Wilson chiede come sia potuto succedere, io gli rispondo imbarazzata. Sarà caricata oppure no? Partirà fra due giorni o la prossima settimana? Il nostro visto scadrà il 24 e dovremo per forza uscire dall’Australia, come faremo se la partenza sarà rimandata? Chi si occuperà di scollegare e togliere il carburante? Sarà caricata come merce pericolosa? Ed in quel caso quale sarà il sovrapprezzo? Wilson chiude le comunicazioni.

17 marzo 2015

DARWIN

Per la prima volta sento Vanni ammettere di aver sbagliato, anzi di averlo fatto con arroganza. Rimaniamo in attesa tutto il giorno, quasi sempre nel nostro appartamento, Vanni con gli occhi lucidi entra ed esce in continuazione tra il soggiorno ed il terrazzo con la sigaretta in mano, controlla le email per vedere se Wilson ha scritto, controlla il telefono per vedere se per caso è arrivato un sms senza che lui lo abbia sentito. Telefona inutilmente un paio di volte a Wilson che ancora non risponde. Tragedia. Tutti gli interrogativi di ieri continuano a non avere risposta e chissà quando l’avranno… intanto diventa sempre più remota la possibilità di trascorrere qualche giorno a Canberra per non rimanere in questa città che continua a non piacerci. Non facciamo nemmeno due passi preferendo per la cena il ristorante dell’hotel. Lampeggia e poi scende uno scroscio potente di pioggia che non rinfresca, è l’unico di oggi.

18 marzo 2015

DARWIN

Finalmente Wilson riapre la comunicazione con una buona notizia, la compagnia di navigazione ha caricato il container senza sovrapprezzo, la contabile del bonifico per il pagamento dovrà arrivare entro il 20 sulla sua email, intanto cercherà una compagnia di spedizioni per lo sbarco e lo sdoganamento di Asia a Dili. Poi chiude di nuovo. Ancora tramortiti continuiamo a non fare progetti inchiodati questa volta dal bonifico che non sarà facile contabilizzare così in fretta. Telefonate, email ed ancora sigarette. Verso sera andiamo a Cullen Bay dove arriviamo troppo tardi per vederla anche solo alla luce del crepuscolo ma perfetti per la cena al Greek Tavern uno dei tre ristoranti etnici che trovano posto sul breve pontile della piccola baia. La qualità del cibo e del servizio sono al di sotto delle nostre aspettative ma gli animi si sono risollevati anche se abbiamo definitivamente abbandonata l’idea di fare progetti per il futuro non potendo definirsi un progetto rimanere a Darwin fino al 24. Sarà terribile ma il costo del biglietto aereo per Canberra non vale i tre giorni pieni in capitale dovendo perderne due per i voli di collegamento… lo scalo a Sydney infatti è inevitabile.

19 marzo 2015

DARWIN

Nel primo pomeriggio raggiungo finalmente in taxi il Museum & Art Gallery of the NT, a nord della City lungo la strada che porta ad East Point. Raccoglie una bella collezione di opere aborigene, dipinti e totemiche sculture di legno ma la cosa che attrae la mia attenzione è la sezione dedicata a Tracy, l’uragano che distrusse il 70% della città il giorno di Natale del 1974. Vi si trovano le foto di allora e parallelamente quelle della città ricostruita, gli arredi recuperati che ricostruiscono gli interni più rappresentativi di quel tempo e c’è anche un traliccio di ferro arrugginito piegato a metà dalla forza del ciclone che raggiunse i 240 km/h. Scendo alla caffetteria solo per sedere di fronte al mare, poi mi incammino lungo la pista pedonale che corre parallela alla strada sul bordo di un lungo giardino verde che sfiora a tratti lo scoglio a strapiombo sul mare e si inoltra nel parco ….. voglio raggiungere il lago Alexander intravisto in auto qualche giorno fa mentre andavamo ad East Point, una chicca che mi ero ripromessa di non perdere. La pista è larga circa due metri ed è battuta dai più sportivi che si allenano correndo a piedi o in bicicletta, ma c’è anche chi come me cammina veloce, qualche signora che spinge la carrozzina e gli aborigeni chiassosi che si muovono ad elastico in gruppo… se qualcuno di loro inizia ad urlare parole è la fine, non la smette più… Chissà cosa sta dicendo. Raggiungo il lago sudata per il caldo umido ed il relativo sforzo, e seduta guardo l’acqua scura e la cornice di alberi ed arbusti assaporando il mio relax, cinguettii e le termiti trasparenti e con l’addome verde chiaro. Poi sono i colori accesi delle canoe che si incrociano e qualcuno che si tuffa per nuotare sulla superficie circoscritta che lo rende interamente visibile da ogni prospettiva. Il sole sta scendendo ed è già l’ora di tornare, in taxi? La strada del parco è periferica e di taxi non ne vedo mentre percorro a ritroso la pista guardando la strada. Finisce che arrivo trafelata all’incrocio fra due arterie e casualmente mi fermo nello slargo di una fermata dell’autobus, ma ancora nessun taxi libero è all’orizzonte. Salvata dall’autobus della linea 4 arrivo in hotel con la stanchezza di cinque chilometri di strada percorsa di buon passo la metà dei quali con lo stress del taxi, sono quasi le sette ed è già sera.

23 marzo 2015

DARWIN

Abbiamo trascorso in città altre noiose giornate facendo cose non sempre entusiasmanti tanto per uscire dalla 1816 raggiungendo obiettivi non sempre interessanti ma perlomeno gratificanti quindi i massaggi nel piccolo Salon gestito dalla simpatica signora vietnamita, sempre sorridente ed energica, le piccole spese al Woolworth, le lunghe passeggiate al lago Alexander e la bella Cullen Bay che avevamo intuita ma non vista quando per qualche sera abbiamo cenato nei ristoranti sulla banchina. La vediamo finalmente oggi pomeriggio, sullo sfondo del cielo grigio, completamente chiusa ad anello e collegata al mare aperto tramite la chiusa larga pochi metri. Il suo isolamento ne ha fatto un ottimo rifugio per le barche che ne occupano una buona parte. È una favola, soprattutto oggi con i nuvoloni neri e la vegetazione rigogliosa sullo sfondo e le basse case di fronte alle quali ognuno ha parcheggiato la sua barca. Un regalo da parte di Darwin che tutto sommato ha qualcosa da offrire ma non abbastanza per giustificare la sosta di nove giorni, siamo così stanchi di questo soggiorno coatto e di questa enorme australia tropicale, con le sue piogge che rendono la città l’unico luogo possibile anziché i parchi che sono l’unico motivo di interesse di questo enorme territorio. Domani nella tarda mattinata arriveremo a Dili e noi che abbiamo voglia di confusione, colori e rumori stiamo già facendo il conto alla rovescia.


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