30 Luglio 2008

SAINT JOHN – ROCKLAND

Stiamo proprio meglio…..questa mattina, mentre ancora assonnati e con i tappi nelle orecchie ci avviciniamo ancora scricchiolanti per un bacino di buongiorno, finiamo col farci le coccole. Dopo questo bell’ inizio… il secondo pensiero della giornata va alla nostra potenziale Carolina 2… Vanni accende subito il portatile per verificare se la nostra offerta di ieri sera è rimasta insuperata, poi scappa sotto la doccia….quindi a colazione. Lasciamo la confortevole 208 verso le 11 e subito dopo anche la bella cittadina di Saint Jhon, con qualche difficoltà legata all’individuazione della strada da prendere…..siamo diretti al confine con gli Stati Uniti che incontriamo dopo circa un’ora di strada….Che bella giornata oggi! …non solo perché finalmente lasciamo il Canada nel quale abbiamo tergiversato troppo a lungo….ma anche perché un magnifico sole rende il cielo azzurro più che mai e la temperatura decisamente calda. Và da se che essendo Calais non solo il paese di frontiera Canadese, ma anche la capitale del cioccolato, spendiamo gli ultimi 20 dollari in una cioccolateria dove scelgo dalla vetrinetta tutto ciò che l’esigua scatola bianca può contenere. Attraversiamo il gate senza problemi, anzi…l’impiegato ci mostra un sorriso cordiale e dopo aver controllato il nostro passaporto già vistato per gli Usa, ci augura una buona giornata….il dubbio che si trattasse del gate canadese e non di quello statunitense, mi rimane per qualche minuto. Poi siamo immersi tra le foreste ed i laghetti, questa volta appartenenti allo stato del Maine.….L’ arcinoto paesaggio bucolico ci accompagna fino a Bangor dove ci fermiamo per una breve sosta al tourist information. Una volta entrata, mentre guardo i numerosi depliant ben ordinati negli espositori a muro, l’occhio mi cade su una aragosta su fondo verde. Afferro e guardo….si tratta del “Festival dell’aragosta” di Rockland…..poi l’occhio si sposta sulla data… il festival inizia proprio oggi! Propongo a Vanni di cambiare obiettivo, anziché Portland, il festival della famosa aragosta del Maine. Oppone qualche resistenza legata al fatto che lui vorrebbe raggiungere al più presto Carolina 2 nel vicino Vermont, ma poi desiste…..in fondo siamo in vacanza e perché non approfittare del fatto di essere nella più prolifica miniera di aragoste di tutti gli Usa? Usciamo poco dopo dalla Highway 95 e seguendo la 7 Sud che serpeggiando tra le colline ci offre bei paesaggi agresti, raggiungiamo l’obiettivo in poco più di un’ora. Troviamo una camera libera al “Trade Wind Motor Inn”, decisamente più carino all’esterno. Le camere sono piuttosto dozzinali e ad un costo di 145 $. Usciamo dopo aver offerto 2100 $ per la Toyota su Ebay e dopo un piccolo gustoso assalto alla scatolina bianca dei cioccolatini….pochi passi e siamo all’ Harbor Park dove la festa è già in fermento….Sotto un ampio tendone a righe bianche e gialle, file di lunghi tavoli ospitano i primi avventori. Stanno mangiando il contenuto dei loro grandi vassoi di cartone…aragoste bollite accompagnate da pannocchie di mais…sono solo le 4.30 del pomeriggio! La festa è articolata in diverse aree tematiche che spaziano dalla cucina all’arte, ai souvenir il cui soggetto è rigorosamente l’ aragosta. Vi sono poi stand dedicati ai prodotti gastronomici in generale e le giostre per i più piccoli. Poco oltre un bell’edificio di legno in fondo al pontile si staglia nella baia affollata di barche a vela….sarà lo sfondo della nostra degustazione di birra….per l’aragosta è ancora presto.
Quando usciamo verso le 20 l’Harbor Park è pieno di gente…..sono tutti occupati a fare qualcosa… che quasi sempre è mangiare uno dei tanti manicaretti proposti dagli stand…cucina thay, hot dog, patate fritte, gelati, pizze….ci avviciniamo al grande tendone dove si mangiano le aragoste e dopo aver atteso un attimo il nostro turno ci viene chiesto quante aragoste desideriamo…..le porzioni prevedono fino a tre aragoste per una persona! Optiamo per una a testa che ci viene servita accompagnata da una pannocchia, burro fuso, pane, posate di plastica e tovagliolini. Vanni aggiunge una porzione di cozze marinate, ed io una piccola insalata di verza. Ci sediamo ed iniziamo l’attacco ai gusci che stranamente cedono presto sotto le nostre dita….intingiamo il filetto nel burro fuso….ed addentiamo questa meraviglia….squisita!….il costo di soli 16$….nemmeno 10 euro per ogni aragosta è quasi l’equivalente del costo di una pizza da noi….perché non esportare l’idea?! Dopo l’aragosta assaggiamo delle ottime conchiglie, le clams, il cui sapore ricorda molto le nostre vongole veraci, ma sono di taglia più grande…..e poi le sea scallops fritte, un trionfo di bontà! Concludiamo la nostra serata con una passeggiata sul piccolo molo ed uno sguardo all’elezione della reginetta del mare che ci appare sullo sfondo di marinai allineati in divisa bianca. E’ bello essere al mare ed essere qui….immersi nella vivacità di questa festa e nell’odore di salsedine.

31 Luglio 2008

ROCKLAND – BRADFORD

Rockland è immersa nella nebbia quando partiamo….sarà stato il vapore di cottura di tutte quelle aragoste a modificarne il microclima? Il maltempo oggi non molla e ci accompagna fino alla periferia di Portland che invece ci regala una bella schiarita. Dopo aver piazzato Jimmy in un parcheggio custodito ci inoltriamo tra le strade dell’Old Port, il quartiere storico che affacciandosi sul mare suggerisce l’attitudine di questa cittadina al commercio ed alla pesca. Caratterizzata come la canadese Saint John da vecchi edifici di mattoni legati all’attività del porto ci appare però un po’ troppo finta per i molti restauri e per il gran numero di edifici nuovi realizzati in mattoni, che finiscono spesso con il nascondere quelli originali….insomma un 6- a questa città costiera del Maine un po’ troppo artefatta. Bello invece il suo museo d’arte con eccelse opere di artisti moderni europei. Ripartiamo diretti al vero obiettivo di oggi…la Carolina 2 di Bradford in Vermont. Lasciamo lo stato del Maine, entriamo nel piccolo stato di Newhampshire attraversandone il bellissimo parco White Mountines ed arriviamo infine nel montuoso ed altrettanto piccolo stato di Vermont, ricco di rigogliose foreste e sede del proprietario della Toyota Land Cruiser in vendita su Ebay, copia esatta di Carolina. Troviamo una camera nell’unico hotel del paese, il Bradford Motel, che sembra piuttosto una comunità hippy ….per l’aria alternativa della giovane proprietaria indiana e per il look della camera, tutto fiori, paesaggi e colori sfumati alle pareti. Mentre io mi riposo Vanni esce a caccia del proprietario della Land Cruiser….è diretto dal rivenditore di pezzi di ricambio per auto…..non può sbagliare….che segugio è Vanni! La sua ricerca passa dal rivenditore all’officina ma senza successo, poi ha un’intuizione. Vede due fuoristrada parcheggiati in un giardino a ridosso della strada, si ferma e chiede…ha trovato la pista giusta. Il ragazzo con il quale parla lo accompagna da Adam Smith, l’obiettivo finale. E’un trentenne sgangherato, mi racconta Vanni, meravigliato dell’arrivo che non si aspettava. Gli confessa che non pensava che Vanni sarebbe arrivato come promesso nella e-mail, per vedere l’auto….ma poi gli mostra sul computer l’importo segreto di 7.000 dollari come soglia minima inderogabile per la vendita su Ebay…ecco perché con la nostra offerta di 2.100 $ non abbiamo vinto l’asta! L’appuntamento con Adam è per domani mattina alle 7.30 ….l’auto è a casa dalla ex moglie, lo accompagnerà domani a vedere il gioiellino.

01 Agosto 2008

BRADFORD – BOSTON

La giovane ragazza mora accoglie Vanni con un simpatico sorriso ed una tazza di caffè….l’auto è ben tenuta e non puzza….solo qualche pelo di cane sui sedili, ma non è un problema. Ha solo quattro marce, il cambio piccolo e la frizione dura, ma soprattutto ha una perdita di olio nella testa del motore che non piace a Vanni. La prova ed è come guidare una macchinetta… dice …al contrario di Carolina non dà assolutamente la sensazione di essere un’auto potente, sarà perché è a benzina? Quando torna all’hotel verso le 10 ha un’espressione indecifrabile, poi inizia a raccontare…Adam vuole almeno 4.500 $US per quella macchina, il mercante di auto usate è disposto a pagarne solo 1.500 $US per Jimmy che ci è costato 6.000 $C. Pare assurdo dover vendere un’auto di otto anni per acquistarne una di ventotto rimettendoci 6.000 dollari! Quando lo faccio notare a Vanni lui sollevato risponde che oltretutto quella non è la sua auto….e c’è un abisso tra quella Toyota e Carolina…. Non torniamo nemmeno a rivederla insieme, lasciamo Bradford diretti alla vicina Boston, nello stato di Massachusett, che raggiungiamo verso le due del pomeriggio. Boston ci accoglie con un meraviglioso ponte a tenso struttura, i cui cavi tesi bianchi delimitano parte della carreggiata, ed una skyline non troppo appariscente. Stiamo percorrendo la highway 93 che entra nella città e poi si ramifica nelle direzioni dei quartieri principali. Seguiamo il flusso delle auto senza sapere bene dove dobbiamo andare…..cerchiamo di avvicinarci agli alti grattacieli della city, ma siamo poi sempre spinti fuori da questo reticolo di strade che non conosciamo. Per cercare di dare una svolta al nostro procedere, entriamo dentro alcuni tunnel dai quali usciamo disorientati….insomma non è semplice orientarsi a Boston. Quando finalmente riusciamo ad uscire dalla highway ci troviamo nel quartiere di Cambridge, sede della famosa università di Harvard, a questo punto dobbiamo riguadagnarci la downtown! Con l’aiuto della piccola mappa sulla nostra guida individuo la nostra posizione e quella di uno degli hotel più probabili…..ci facciamo strada tra i sensi unici ed infine dopo un paio d’ore arriviamo all’ “Harborside Inn” che però è completo. Io sono distrutta e Vanni anche….il consièrge dell’hotel ci da una mano a cercare, ma quasi tutti gli hotel sono pieni….poi finalmente troviamo una camera in uno dei migliori hotel della città…il “Langham” sulla Franklin Street…la cui 429 ci accoglie con morbidi colori pastello alle pareti, pesanti tendaggi alle finestre ed un bellissimo vaso cinese sul mobile che contiene la tv. Dopo tanta fatica ci voleva un bel relax in uno spazio ameno! Ceniamo al sushi bar qui vicino….ma la bellezza diurna di questo angolo di downtown non trova un equo corrispettivo la sera, quando le strade sono semideserte e mal frequentate ed i bellissimi edifici sono resi invisibili dall’oscurità…rientriamo dopo una breve passeggiata.

02 Agosto 2008

BOSTON

Vanni esordisce con un bel massaggio alla Spa dell’hotel dal quale torna dopo più di un’ora decisamente meno acciaccato di quando aveva lasciato la camera. Quando siamo pronti per uscire il cielo si è coperto di nuvole bianche che faranno da sfondo alle mie fotografie di oggi….e quante! Avevo conservato nel mio trolley un inserto dedicato alle architetture recenti di Boston. I fogli illustrati, strappati tempo fa dalla rivista di architettura AREA, ci servono da traccia per la nostra visita di oggi che inizia dalla vicina City Hall, un imponente edificio di cemento dal prospetto molto chiaroscurato dalle volumetrie aggettanti. Poco oltre ecco l’Holocaust memorial , una installazione immersa in un giardino, costituita da una serie di parallelepipedi a torre, di vetro, allineati, dalla cui base esce vapore caldo, sui vetri sono serigrafati i numeri crescenti delle vittime, a formare come una densa texture suddivisa in rettangoli. Ci spostiamo ora verso le acque del Boston Inner Harbor che lambiscono la parte est della downtown, seguiamo per un tratto il bel percorso che assecondando le insenature a dente dei numerosi piccoli porticcioli ci conduce fino al recente ampliamento del New England Aquarium. La tettoia di ingresso aguzza, le volumetrie metalliche o vetrate. Poco più a sud ecco una chicca, realizzata una ventina di anni fa, che ci consente di godere di una bella prospettiva sulla city. Si tratta della sistemazione del Rower’s wharf, che percorriamo seguendone il perimetro aggettante sull’acqua. I panfili e le barche a vela ormeggiati a pochi metri dagli alti edifici fanno un certo effetto….osserviamo l’insieme dall’altra sponda del canale, che raggiungiamo percorrendo un bel ponte di metallo arrugginito ora in restauro….la vista della città da qui è incantevole. Ci fermiamo su una panchina per poterne godere a lungo in tutto relax….i grattacieli della city ci sono tutti, così come i bassi edifici storici legati all’attività del porto ed il nuovo ampliamento in armonico mix. Alla base di questa quinta ben disegnata le barche bianche spiccano sull’acqua verde intenso della baia…un incanto! Ci spostiamo di poco per osservare la bella volumetria dell’ICA, il museo di arte contemporanea la cui parte esterna verso la baia sembra il palco di arrivo e di premiazione delle regate. Una bella tribuna a gradoni di legno infatti è protetta in alto dal volume molto aggettante del museo che così risulta visto di profilo, sagomato a C. Per completare la visita di questa parte di città ci spingiamo fino al vicino Boston Convention & Exhibition Center nel quale spicca soprattutto l’imponente pensilina di accesso dalla forma leggermente flessa e sostenuta da doppi pilastri inclinati. Preferisco invece la vicina centrale termica dalla volumetria essenziale con le sue coppie di camini di cemento tagliati ad angolo acuto. Così come essenziale è il South Postal Annex, una scatola nera con interessanti prese d’aria che ricordano i boccaporti delle navi e due sottili fasce di colore orizzontali. La Federal Reserve Bank of Boston non ha badato a spese pur di spingersi più in alto di tutti… ha fatto realizzare infatti un grattacielo scatolare bianco la cui base a ponte lo rende sorprendentemente speciale. Ci avventuriamo nella metropolitana più antica del mondo, datata 1897, per raggiungere dopo qualche stazione lungo la linea rossa, lo Stata Center di Frank Gehry, nel quartiere di Cambridge. Come spesso accade osservando i suoi progetti sembra di entrare in un mondo magico sospeso tra scultura ed architettura….molto divertente e spettacolare almeno quanto “Alice nel paese delle meraviglie”! Quando tornando verso l’hotel, usciamo dalla metropolitana ci sorprende una sorta di diluvio universale….inaffrontabile. Aspettiamo, come molti altri accanto a noi, che almeno si attenui un po’ l’ acquazzone …poi finalmente dopo una mezzora di sosta forzata sugli affollati scalini della metro riusciamo ad uscire e con una breve passeggiata raggiungiamo l’hotel per un po’ di riposo dopo la lunghissima passeggiata di oggi. Anche la serata prende spunto dal magico fascicolo della rivista AREA….avevo visto un certo Ristorante Mantra, proprio qui vicino in downtown. Andiamo. Il locale, ricavato all’interno di una ex banca, con tanto di caveau al piano interrato, è effettivamente originale, soprattutto per via di una enorme scultura di legno a listelli orizzontali, una sorta di strana capanna high teck , che contiene qualche tavolo. Un grande buddha argentato fa capolino sulla parete di fondo mentre tutto il ristorante risuona delle note di brani chill out….insomma un locale alla moda progettato nel 2004 dallo studio associato Ellenzweig. Ceniamo divinamente con piatti nouvelle cuisine, ricchi di spezie e di esotismo, proposti da uno staff di cuochi indiani. Ci viene portato un assaggio di zuppa di carote servita in tazzine da caffé e piccoli dischi di pane indiano(naan) accompagnati da una salsa verde squisita che profuma di coriandolo e di cardamomo. La mia tartare di tonno è buona ed accompagnata da qualche spicchio di pompelmo rosa ed una quantità microscopica di una salsa caramellata alla frutta con sesamo. Vanni invece gusta la sua zuppa di patate al profumo di coriandolo. Proseguiamo con delle fantastiche seashell scallops, passate nella polvere di cumino ed arrostite, accompagnate da mango tagliato in minuscoli pezzetti con aroma di coriandolo. Mai mangiato nulla di più squisito. Verso le 22.30 Vanni esce per una sigaretta e torna con una novità…all’esterno ci sono un paio di buttafuori ed è stata allestita una sorta di transenna a creare un percorso obbligato verso l’entrata….anche all’interno c’è un fermento incalzante tra i camerieri che iniziano a far sparire sedie e tavoli. Il ristorante sta per trasformarsi in club! Che bella sorpresa….visto che è sabato ne approfittiamo per rimanere ancora un’oretta tra musica house e giovani ragazzi…assidui frequentatori di Harvard?….che si scatenano in pista. Ma il locale non ha ancora finito di sorprenderci….questa volta sono le porte dei bagni a farci sorridere. Al centro di ogni porta è inserito un setto rettangolare di vetro specchiato…ciò fa si che chi è nell’antibagno non veda chi è in bagno, ma chi invece è intento a fare pipì vede benissimo ad un passo da lui chi si trova lì fuori in attesa! La percezione del vetro dall’interno crea una certa confusione….Geniale. Chissà che imbarazzo per i più pudichi….

03 Agosto 2008

BOSTON

Un altro massaggio per Vanni e poi via, a vedere quanto tralasciato ieri…. Raggiungiamo la Prudential Tower in metropolitana, è l’unico grattacielo di Boston ad offrire al pubblico la possibilità di una vista a volo d’uccello dal 50° piano. Da questo punto di vista privilegiato rintracciamo alcuni edifici visti ieri e quelli che visiteremo oggi…Divertente e bello è vedere le piccole isole a perdita d’occhio nella baia, l’aeroporto, i grattacieli della city, le baie ed i canali che circondano il cuore della città, pieni di barche a vela. Boston è una grande città che però ha conservato una notevole quantità di verde, lo vediamo concentrato nelle grandi superfici dei parchi urbani e nei giardini antistanti le abitazioni. Una città sostenibile ed affascinante nella quale sarà piacevole tornare. Un paio di fermate ancora e siamo al Museum of Fine Arts, pieno dei reperti romani, etruschi, iraniani, egiziani, cinesi, indiani e giapponesi che gli stati uniti sono riusciti ad arraffare nel corso degli ultimi secoli. Ancora una volta, dopo il Ghetty Museum di Los Angeles, la sensazione di appropriazione indebita di cultura altrui è nauseante. Quando riemergiamo dalla metropolitana il cielo è nero e le strade bagnate…speriamo di farcela a raggiungere ancora asciutti la Simmons Hall MIT progettata da Steven Hall! E’ un amore di edificio….ciò che rimane di un parallelepipedo al cui volume sono stati sottratti altri prismi rettangolari. La superficie residua è scandita dalla partitura regolare di piccole finestre quadrate a scacchiera bordate da listelli di vari colori. Usciamo indenni dalla passeggiata ma per non rischiare rientriamo in hotel in taxi. Ceniamo al sushi dell’altra sera….stesso tavolo, stesso menu….che noia essere abitudinari!

04 Agosto 2008

BOSTON – CAPE COD BAY

Lasciamo la nostra camera del Langham Hotel senza fretta, poi seguendo un taxi, per accelerare i tempi di arrivo, raggiungiamo la John F. Kennedy Library & Museum….l’ennesimo edificio d’autore suggerito dal fascicolo di AREA. Che meraviglia questo museo progettato dall’architetto I.M.Pei….Bianco e nero si affaccia sul porto di Boston con i suoi volumi puri che si incastrano in perfetta armonia…è così ben disegnato da sembrare finto. Un grande cilindro ed un prisma triangolare bianchi, un ampio parallelepipedo vetrato nero….un progetto degli anni ’70 razionale e di grande impatto. Entriamo per goderne fino in fondo….e ci perdiamo tra quei volumi pieni di cimeli, filmati di dibattiti o interviste televisive, fotografie della famiglia Kennedy, documenti ufficiali e dei testi dell’archivio di stato. L’enorme parallelepipedo nero sembra ancora più grande visto dall’interno…. non contiene nulla se non la baia intera visibile appena fuori, ed il cielo azzurro di oggi….La struttura reticolare a sostenerne l’involucro di vetro ed una grande bandiera americana appesa in alto, null’altro ….ma vi si gode il favoloso panorama sulla baia e sulla city di Boston che da qui appare lontana. Un edificio da non perdere questo….al di la della retorica politica che vi si può leggere! Ripartiamo seguendo la 93 sud, poi deviamo sulla 3 per raggiungere Cape Cod, la stretta penisola che si spinge nell’oceano Atlantico con la sua caratteristica forma ad L. e che rappresenta la migliore possibilità di fare un soggiorno al mare per gli abitanti del New England. E’ un incanto in effetti….con i suoi cottage sulla spiaggia ed i paesini ordinati ed invitanti che trasudano benessere e tranquillità. Ci fermiamo per una breve sosta a Sandwich, il più antico insediamento di Cape Cod, il primo entrando nella lingua di terra. Sembra un presepe, con le belle case di legno che si affacciano su un piccolo lago popolato da anatre ed il mulino di legno ancora funzionante. Non c’è nulla di lezioso in questo centro abitato….solo la piacevolezza di uno stile consolidato nei secoli, anche se pochi, quello degli edifici a doghe di legno….legno vero qui, non di plastica come in Canada! Percorriamo la 6A attraversando diversi centri abitati sempre piacevolissimi anche se senza laghetto, poi Vanni inizia a scalpitare…vuole vedere il mare! Considerando che Cape Cod vanta ben 640 km di coste, il suo desiderio è più che legittimo, ma non di così semplice realizzazione. Cerchiamo una strada che si inoltri verso la costa, ma la nostra cartina è estremamente sommaria e la segnaletica degna di una caccia la tesoro. Quando finalmente raggiungiamo la spiaggia, vediamo una stretta striscia di sabbia chiara, tappeti verdi di vegetazione a ridosso dell’acqua e rocce lasciate scoperte dalla bassa marea che ha scoperto una trentina di metri di battigia. Vista la bella giornata la spiaggia è affollata di gente, soprattutto famiglie con molti bambini, quindi fuggiamo immediatamente. Ci fermiamo ormai stanchi in prossimità del paese di Brewster dove occupiamo l’unica camera libera dell’ “Old Sea Pines Inn”, una specie di Bed & Breakfast ricavato in un vecchio edificio di legno tutto arredato old style e con tendine alle finestre legate con nastri azzurri. La nostra camera d’angolo al secondo piano è molto accogliente, con una tappezzeria a fiori colorati e bei mobili d’epoca di legno chiaro….solo il letto è un po’ piccolo…troppo piccolo per noi ancora acciaccati! Andiamo alla spiaggia vicina a goderci l’ultimo sole…mi sembra sia passata una vita dall’ultima volta in cui mi sono stesa sulla sabbia davanti al mare….che piacere! Ceniamo all’”Agrodolce”, un ristorante italiano niente male….poi a nanna.

05 Agosto 2008

CAPE COD BAY – NEW YORK

Nonostante le dimensioni del letto ho dormito benissimo, Vanni un po’ meno…. Un’oretta di spiaggia…questa volta in regolare costume da bagno… poi partiamo diretti a New York che nonostante disti da qui solo 300 km, sembra irraggiungibile. Chilometri di file createsi per il traffico intenso, limite di velocità di 65 miglia/h…. insomma arriviamo all’hotel “Days Inn” tra la 94W e la Broadway solo alle 18.30. Entrare in città è stato semplicissimo, e così anche raggiungere l’obiettivo, grazie alla regolarità della maglia stradale ortogonale. La delusione è stata, entrando, il non vedere la skyline della città….laggiù, lontana e nebbiosa c’è la city di Manhattan, a noi assolutamente invisibile. Attraversiamo invece il Bronx ed Harlem vivaci quartieri neri i cui marciapiedi sono a quest’ora affollati di colori e di persone…..dopo un pò di zig zag per assecondare i sensi unici di Manhattan, raggiungiamo infine l’ Upper West Side, il quartiere adiacente a Central Park, dove finalmente ci fermiamo. E’ ancora caldo quando usciamo per la cena verso le 20….optiamo per un sushi al vicino “Asia Khan Lounge Bar” dove mangiamo l’ottimo soft shell crab fritto ed i rolls favolosi di tonno Yellow tail. Da ripetere prima di ripartire!

06 Agosto 2008

NEW YORK

Sembrano esserci più italiani a New York di quanti possano essercene a Roma…ce ne rendiamo conto raggiungendo il vicino Guggenheim Museum sulla Quinta strada, il lato opposto al nostro di Central Park. Attraversando i sentieri del parco lo vediamo affollato di persone che corrono, tutti armati di iPod e cardiofrequenzimetri, di mamme che trascinano le loro carrozzine e di anziani che seduti sulle panchine gettano qualche briciola ai piccioni o leggono il giornale o semplicemente si riposano all’ombra. Fu progettato da F.L.Write ed inaugurato nel 1959, questo bel museo. L’edificio, la cui spirale bianca è denunciata all’esterno da una volumetria cilindrica rastremata alla base, si inserisce tra i lussuosi palazzi residenziali della fine dell’800 che costeggiano il lato est di Central Park ….L’interno colpisce per la genialità concettuale del percorso museale che anziché seguire come di consueto un andamento orizzontale distribuito tra le varie stanze, si svolge a spirale dall’alto verso il basso attraverso una comoda rampa ad inclinazione costante sulla parete della quale sono esposte le opere. Il percorso fa riferimento sul lato interno, all’ampio volume di raccordo coronato in alto da una copertura vetrata circolare. E’ incredibile quanto sia piacevole il morbido movimento degli elementi bianchi di contenimento a spirale che si raccordano nel cerchio vetrato del soffitto….ed anche le opere esposte non sono certo da buttare via! ….unico elemento di disturbo è la presenza all’80% di italiani che parlano in continuazione in una lingua che all’estero non mi piace sentire. Continuiamo la nostra passeggiata camminando sulla Fifth Ave, la strada più chic della città assieme alla Madison, siamo diretti a sud. Sotto i grattacieli nei vari stili che definiscono la strada, vediamo le insegne delle griffe più in voga nel campo della moda, quasi tutte italiane, che propongono atelier lussuosissimi griffati anch’essi dei nomi dei progettisti più affermati nel campo dell’arredamento. Ma la cosa che finora mi ha più colpita di New York sono i bellissimi serbatoi d’acqua posti in cima agli edifici….cilindrici e sorretti da strutture di ferro o lignee, neri o in alluminio, danno una connotazione unica a questa foresta di mattoni. Raggiungiamo l’Empire State Building dopo una lunga camminata all’inseguimento di scorci sempre nuovi su edifici sempre più alti….una volta entrati, rinunciamo a salire per via della fila allucinante che sottrarrebbe ore di passeggiate al nostro pomeriggio, quindi tergiversiamo gironzolando nei paraggi finché Vanni cede e chiama un taxi. Camminiamo da sei ore….dato che Vanni non ama fermarsi per un drink ristoratore in un qualunque luogo di qualunque città, è legittimo tornare in hotel per un riposino! Un passaggio alla lavanderia dell’hotel per un paio di lavatrici ed è già l’ora di cena….questa sera però abbiamo in progetto di fare una cosa davvero carina! Andremo al “Lenox Lounge”, un leggendario ritrovo jazz di Harem che ha fatto gli onori di casa a Billie Holiday, Miles Davis, Coltraine e tanti altri…..insomma una seratona! In taxi raggiungiamo il 288 di Lenox Avenue dove ci immergiamo nell’ambiente nerissimo del Lenox, meravigliosamente arredato con citazioni decò, stretto e lungo. Ci accomodiamo su un paio di sgabelli liberi accanto al bancone…intanto un gruppetto di tre sta suonando un brano bebop accanto alla vetrata di ingresso….l’atmosfera è fantastica qui, siamo in un tempio del jazz newyorkese e ne siamo conquistati. Mentre stiamo consumando la nostra ottima cena al banco sentiamo avvicinarsi alle nostre spalle il suono di un sax….è un signore anziano che lo suona come potrebbe farlo solo un grande maestro….il brano improvvisamente si connota di un velo di magia che proseguirà in ogni brano nel corso della serata. Siamo tra i pochi bianchi ospiti del locale….l’atmosfera è calda e vivace, esco per una sigaretta ed incontro Hooker Gene, un signore di colore che indossa una giacca di paillette da cabaret….ed infatti è proprio ciò che lui fa. Ci invita ad andare domani sera dopo le 11 al St. Nicholas Pub al 149 St. Nicholas Ave …è simpatico ma allo stesso tempo ha l’aria triste….come di una stella tramontata da tempo. Quando rientro Vanni è già nervosamente al suo secondo bicchiere di whisky….vedendomi chiacchierare si è un po’ ingelosito!

07 Agosto 2008

NEW YORK

Ci svegliamo tardissimo, la mattina ormai è andata….In taxi raggiungiamo il MOMA, il “Museum Of Modern Art” dove presto ci perdiamo tra la più incredibile collezione di arte moderna mai vista. I quadri dei più noti artisti del XIX secolo sono così numerosi che anche volendo sembra impossibile quantificare in denaro il patrimonio pittorico esposto. Poi, girovagando tra le sale, vediamo alcune tele del mitico Lissisky che io adoro e che non è così semplice trovare esposto nei musei….per non parlare dell’elicottero sospeso in un alto volume libero, lo vediamo accanto a noi, mentre percorriamo una delle pensiline di collegamento tra le sale. Anche l’architettura del museo è piacevole, ed emozionante… per via delle nicchie vetrate che si affacciano a strapiombo sulla strada e le pensiline sospese all’interno di alte volumetrie. Le sale si articolano attorno a due ampi volumi, uno interno ed il secondo esterno, ovvero il giardino delle sculture. Interamente pavimentato in marmo bianco, con una vasca d’acqua, un piccolo palco, gradini, alberi ed uccellini cinguettanti, sembra il posto ideale dove riposare un’oretta delle fatiche della visita al museo. L’ambiente del giardino sembra un’isola assolutamente avulsa dal caos del contesto nel quale è calato….la magnifica giornata di sole di oggi è raffrescata poi da una leggera brezza che soffia leggera anche in questo paradisiaco esterno racchiuso sui tre lati dalle eteree volumetrie del museo. Terminata la visita è proprio qui che ci sediamo, tra poco inizierà uno spettacolo di musica surrealista dedicata a Salvador Dalì la cui mostra temporanea è ospitata all’ultimo dei sei piani del museo. Un bicchiere di Sangiovese per Vanni ed un coca e rum per me ….le note del violino e del pianoforte iniziano a diffondersi tra le fronde dei pochi alberi e tra le sculture….creando melodie non melodiche, armonie disarmoniche, che però il vino rende addirittura speciali. Stiamo benissimo! Rientriamo stremati in hotel verso le 20…ceniamo all’Asia Khan ….la nostra comoda certezza!

08 Agosto 2008

NEW YORK

La curiosità di vedere lo storico ponte sospeso e soprattutto di poter avere finalmente una vista d’insieme degli alti edifici di Manhattan ci spinge a salire su un taxi e dirigerci verso Brooklyn. Ci fermiamo poco dopo il ponte, oltre Manhattan, dove una serie di rampe di raccordo delle strade di collegamento sembrano intrecciarsi in un groviglio….poco dopo ci perdiamo. Colti di sorpresa da uno scroscio improvviso di pioggia ci ripariamo sotto uno dei cavalcavia, poi Vanni vede la parte terminale di uno dei piloni di ferro di un ponte sempre sospeso e propone di raggiungerlo….solo dopo ci rendiamo conto che non si tratta del ponte di Brooklyn bensì di quello di Manhattan…..tutto in ferro e bellissimo anch’esso, ma rumoroso per via dei treni che lo percorrono. La vista da qui è fantastica…sia sui grattacieli della city che percepiamo come un unico fronte compatto, sia sul ponte di Brooklyn che vediamo da questa prospettiva stagliarsi sulla skyline di Manhattan. Ancora oltre, tra le file ordinate dei cavi tesi del ponte, ecco la Statua della libertà immobile e lontana, bloccata nel suo gesto di sostenere la fiamma. Camminiamo fino a scendere dal ponte…siamo nel cuore di Chinatown della quale vediamo dapprima i retro degli edifici scassati e pieni di murales a ridosso del ponte, poi le strade vivaci di insegne e di gente. Ground Zero, che raggiungiamo con una breve passeggiata, è un isolato circoscritto dalle alte recinzioni da cantiere che non lasciano vedere nulla al suo interno. Il pathos che sentiamo è forte….trovarsi sul luogo del delitto anche se a distanza di tempo ci fa un certo effetto…. poi ci sorprendono i venditori di gadget che armati di libretti ed altro riescono a banalizzare la tragedia del 2001 allentando il senso di drammaticità legato all’essere qui. Vendono opuscoli in tutte le lingue e foto di Manhattan con le due torri naturalmente. Ci spostiamo poi al quartiere Tribeca, tranquillo ed affollato di piccole boutiques più che di persone e negozi di arredamento e design. Va da sé che per un recondito spirito patriottico approdiamo a Little Italy, tanto per curiosare un po’ e vedere cosa sono riusciti a costruire qui a New York gli immigrati italiani….pizzerie e ristoranti naturalmente, per assecondare la golosità di cucina italiana della quale gli statunitensi sembrano ghiotti! Circondata e quasi fagocitata da una Chinatown in rapida espansione Little Italy sopravvive nelle poche strade decorate con festoni tricolore degni piuttosto di un carnevale. Stremati raggiungiamo l’East Village dove al 179 di East Houston Street vediamo una delle più vecchie drogherie della città …Russ & Daughters che negli anni ’20 vendeva aringhe in barile e salmone affumicato al sale ed ora serve caviale beluga, osetra e sevruga…..storione, aringa e salmone affumicato, per non parlare della frutta secca ed i dolcetti esposti in bell’ordine nelle vetrinette…..riempiamo i nostri occhi di tanta abbondanza ed in taxi raggiungiamo l’hotel. Per più di due ore rimaniamo incollati alla tv sbalorditi per quello che i cinesi sono riusciti a fare in occasione dell’apertura dei giochi olimpici…. Che geni! Certo lo stadio progettato da Herzog & De Meuron con la struttura a nido di rondine è un capolavoro di architettura, ingegneria e tecnologia, ma lo spettacolo è stato sbalorditivo per contenuti spettacolarità ed effetti speciali! E’ già piuttosto tardi quando sentiamo che è giunta l’ora di andare a cenare….decidiamo per il ristorante indiano di fronte all’hotel dove mangiamo ottime pietanze speziate tra cui un fantastico purea di spinaci alla menta….da cercare di ricostruire a casa!

09 Agosto 2008

NEW YORK

Anche oggi ci svegliamo tardissimo ed usciamo con un nuovo obiettivo….il P.S.1 ovvero l’istituto di arte contemporanea di Long Island. Lo raggiungiamo in metropolitana, tanto per cambiare un po’ rispetto ai soliti taxi, con un solo cambio treno. 4 $ e 15 minuti di viaggio, un vero affare. Vanni si lamenta però del fatto che così non vediamo la città scorrere attraverso i finestrini dell’auto…ma che importa, vuoi mettere il brivido della metropolitana della grande mela? …chissà perché mi viene in mente il bellissimo film “The Warriors”!? Cerchiamo il P.S.1 sulla Jackson Avenue spostandoci prima in una direzione poi nell’altra nel tentativo di individuarne la sede….ed eccola, la scritta a caratteri cubitali che riporta le poche lettere a rilievo nella parete di cemento. Entriamo in quella che fu una scuola pubblica attraversando un ampio cortile allestito con l’opera di un giovane architetto emergente. Una serie di casseforme per pilastri circolari a perdere diventano i contenitori di terriccio con piantumazioni di verdure a formare una sorta di tettoia sospesa oppure più alti presentano fori attraverso i quali osservare filmati di pollai o di scene di vita agreste in generale. All’interno la mostra propone prevalentemente filmati, e opere dedicate ad una sana critica alla politica statunitense recente e passata…..quello che non sono riusciti a creare con la bandiera a stelle e strisce! Interessante e dinamica questa mostra di giovani talenti ed accattivante la vecchia scuola con i suoi muri ormai scrostati e le porte di legno verniciato dalle quali sembrano dover uscire all’improvviso decine di giovani alunni. Si sa che una cosa tira l’altra e così andiamo oltre, questa volta in taxi, al vicino Socrates Sculture Park….Scassato e poco interessante questo parco ospita poche sculture compiute e sembra piuttosto un cantiere dove alcuni ragazzi stanno costruendo qualcosa ….alcune persone prendono il sole stese sul prato ingiallito, altre pescano nelle acque del East River…fuggiamo dopo pochi minuti diretti al Chrysler Building….il più bel grattacielo Art Decò della città, i cui elementi decorativi si ispirano al mondo automobilistico….un vero gioiello! Passeggiamo ancora un po’ poi rientriamo per una doccia in hotel…ci aspetta una serata particolare! Per rimanere in tema Art Decò, usciamo verso le 19 per raggiungere il “Luxembourg Cafè & Restaurant” sulla 70th Street….Ci accomodiamo in fondo al bancone di zinco dove due sgabelli di vimini sono liberi per noi….piastrelle bianche lucide rivestono lo zoccolo delle pareti formando sobri disegni geometrici, lampade decò rendono speciale l’atmosfera di questo elegante ristorante. Siamo qui per uno spuntino prima dello spettacolo al quale assisteremo questa sera…ostriche fritte e champagne…che meraviglia! Dopo una mezzora di degustazione siamo già in taxi diretti al “Winter Garden” sulla Broadway dove alle 20 andrà in scena il musical “Mamma Mia” ispirato alla musica degli ABBA. I nostri due posti sono nell’ultima fila del mezzanino …da lì possiamo godere del vivacissimo spettacolo a tratti commovente, ma in generale festoso sulle note sempre fantastiche dei capolavori del gruppo svedese. Il clou dello spettacolo è stranamente dopo gli applausi finali…quando il corpo di ballo rientra sul palco in abiti chiaramente anni ’70 con volant e lustrini sui pantaloni attillati e scarpe con zeppa vertiginosa. Cantano e ballano i pezzi più scatenati tra cui “Dancing Queen” e “Mamma Mia”….il pubblico in delirio si alza, le mani battono a tempo di musica, l’atmosfera sempre più incandescente esplode in un applauso finale di gratitudine agli artisti che hanno saputo divertirci per un paio d’ore…eccezionali interpreti dei grandi ABBA. Una volta usciti l’unico desiderio che sento forte è entrare in una discoteca e scatenarmi nelle danze…. oppure prendere un pennello ed una tela e dipingere qualcosa….in fondo il cd “ABBA gold” è la mia colonna sonora preferita quando lavoro immersa nei colori nella mansarda di Forlì. Optiamo invece per due passi tra le strade colorate delle tante insegne illuminate del brulicante Theater District e poi in camera con due sacchetti dei fantastici biscotti “Milano” duble chocolate!

10 Agosto 2008

NEW YORK – MANHEIM

Anche ieri sera un film carino in tv ci ha tenuti svegli fino alle 2 di notte….quindi questa mattina ci siamo svegliati mezzora prima del chek-out…alle 11.30. Ci prepariamo di corsa ed usciamo dal Days Inn e da New York dopo un piccolo errore di strada velocemente risolto. Il progetto di tornare è unanime….io pensavo ad una modesta settimana prima di tornare a Miami l’anno prossimo, ma Vanni sostiene che occorre stare almeno un mese, magari affittando un appartamento. Vedremo. Oggi andremo a vedere un’altra vecchia Toyota Land Cruiser che Vanni ha trovato in vendita su Ebay…è stata di recente riverniciata di rosso ed è comodamente a metà strada tra NY e la casa sulla cascata di F.L. Wright che abbiamo in programma di visitare. Inseguiti da un temporale che non ci dà tregua… con picchi di pioggia, lampi e fulmini da apocalisse, entriamo nello stato della Pennsylvania e raggiungiamo nel primo pomeriggio il piccolo paese di Manheim in pieno territorio amish. Poco prima di raggiungere il paese incontriamo un paio di calessi coperti trainati da cavalli, all’interno sono seduti signori vestiti di scuro, con una lunga barba ed un cappello di paglia sulla testa… molti di loro non usano auto né l’ energia elettrica….ma chiunque abbia visto il film “Il testimone” con Harrison Ford, questo lo sa già…. Quello che non sapevo è che gli amish arrivarono qui in Pennsylvania dalla lontana Svizzera nel settecento perché perseguitati in patria. Conducono la loro vita basandosi sui precetti della bibbia, con estrema semplicità e riservatezza, ma ciò li ha resi paradossalmente estremamente popolari tra i turisti che arrivano numerosi per vederli. Io stessa non resisto dal fotografare i calessi purtroppo mai con vista frontale. Leggiamo sulla guida che alcune fattorie amish affittano camere per i visitatori desiderosi di sperimentare questo stile di vita semplice anche solo per un giorno….noi optiamo per un basic “Country Inn & Suites”, semplice anch’esso ma con energia elettrica…..sarebbe alquanto problematico per me scrivere il diario sul computer con l’energia di una candela!….e poi il nostro obiettivo non sono certo loro, ma la rossa Toyota che ora dobbiamo cercare tra i numerosi parchi macchine dei rivenditori di usato. Maldestramente dopo la visita all’altra Carolina in Vermont avevo cancellato tutte le e-mail Ebay, compresa quella in cui il rivenditore dava le precise indicazioni del luogo dove trovarla…e qui attorno sono migliaia le auto usate parcheggiate nei piazzali, sarà come cercare un ago in un pagliaio in questa immensa area di stoccaggio dell’usato! Mentre stiamo raggiungendo l’hotel, per puro caso con la coda dell’occhio, intravedo del rosso dietro ad un cespuglio, vicino ad un capannone. Chiedo a Vanni di deviare….in fondo la nostra ricerca dovrà pur iniziare prima o poi! Dietro l’edificio ci fermiamo e rimaniamo basiti nel constatare che è proprio lei….che coincidenza….ed a poche centinaia di metri dal nostro hotel! Contempliamo la carrozzeria perfetta, i rivestimenti dei sedili in ottimo stato….certo è a benzina ed ha solo quattro marce, ma è bella di questo colore rosso vivo. L’auto è aperta, quindi Vanni aziona la leva di apertura del cofano per vedere il motore ed a quel punto il verdetto è segnato….- questa non è la nostra macchina, il motore perde olio dalla testa -….che delusione! Per consolarci raggiungiamo sul “sempre più nostro” Jimmy, il paese di Lancaster , un centro un po’ più grande e con un centro storico carino ma che non vale una sosta….almeno non dopo New York. Ceniamo da Mac Donald….siamo proprio dei ragazzini, ma l’ hamburger con patate fritte qui è davvero squisito!

11 Agosto 2008

MANHEIM – OHIOPYLE

Vanni è già uscito quando mi sveglio alle 9.30….immagino sia andato a vedere di nuovo la Toyota rossa…. Quando rientra mi dice che il capo dell’officina presso la quale è parcheggiata arriverà solo alle 12…quindi abbiamo tutto il tempo di prepararci con calma e poi andare a fare un giro sulla “rossa”per vedere se vale la pena fare l’acquisto oppure no. La carrozzeria perfettamente riverniciata sembra essere l’unica cosa ok in questa macchina che va avanti a scatti e non sembra abbastanza affidabile per poter proseguire con lei il nostro viaggio….non se ne fa nulla! Partiamo nel primo pomeriggio diretti alla famosa “Casa sulla cascata” di F.L. Wright a qualche centinaio di chilometri da qui sulla 381. Per non sbagliare compriamo una cartina dettagliata della Pennsylvania e proseguiamo lungo la interstatale 67 West verso Pittsburg . Attraversiamo le verdissime Blue Mountains e poi ci spingiamo a sud verso Fallingwater, la famosa casa progettata da Wright sulla cascata….Seguendo il territorio collinare la raggiungiamo facilmente, visti i numerosi cartelli stradali che ne indicano la direzione, ma le visite terminano alle 16 e noi siamo in ritardo di circa un’ora. Cerchiamo un hotel per la notte, così domani saremo in forma per la visita, ma la ricerca non è semplice….in zona non ci sono poi tante possibilità di sistemazione per la notte. Dopo aver visto un lussuosissimo hotel con Spa, golf ed un sacco di altri confort optiamo per il Yough Plaza Motel, spartano ma più comodo perché molto più vicino all’obiettivo….certo non è il massimo ma ormai siamo abituati a camere non proprio bellissime. Due passi lungo il famoso fiume con rapide che scorre parallelo al paese di Ohiopyle, poi andiamo a cena nell’unico locale possibile, una tavola calda che fa sandwich, insalate e poco altro. Come piatto extra ipertrasgressivo ci spariamo le “onion rings” fritte …..un vero macigno! Poco dopo rientriamo in cella per la notte.

12 Agosto 2008

OHIOPYLE – BALTIMORE

Verso le 10 siamo sull’obiettivo. Nell’ attesa di essere accompagnati nel tour dalla nostra guida che dovrebbe parlare italiano, rimaniamo immersi nel bosco denso di foglie ed umido che ci circonda. Rimaniamo comodamente seduti in una delle panche del bel centro visitatori che gestisce l’attesa con una caffetteria ed un negozio di souvenir e libri, il tutto raccordato da una bella struttura di legno a pianta esagonale. Da quando casa Kaufmann è diventata monumento nazionale nel 2001, le operazioni di restauro e di organizzazione del centro visitatori sono avvenute in modo magistrale e la sensazione di trovarci in prossimità di una grande opera d’arte si percepisce dalla cura dello spazio che la precede. Dopo una bella fetta di torta al limone siamo pronti per iniziare il cammino tra i boschi per raggiungere poco dopo la casa che ci accoglie con i suoi piani chiari marcatamente orizzontali e le sue volumetrie scatolari di pietra a vista. L’acqua scorre sulla roccia a ridosso della struttura il cui aggetto crea l’effetto che l’acqua esca dal basamento della casa stessa. Il rapporto armonico dell’ambiente naturale, costituito dal bosco e dalla piccola cascata, con la casa è evidente in ogni suo angolo. Lo percepiamo percorrendone le stanze interne, o osservandone la volumetria dall’esterno, a valle della cascata, ma anche la semplice osservazione dei suoi prospetti evidenzia la perfezione del rapporto con l’intorno. La matrice progettuale è la stessa delle praerie houses di Chicago, ma la particolarità del contesto fa di questa casa un unicum che l’ha resa così celebre da diventare un capolavoro dell’architettura moderna nonché monumento nazionale! Dopo la visita alla Fallingwater scendiamo ancora sulla 381, poi seguendo le indicazioni raggiungiamo l’altra casa di Wright costruita nel 1953 sul fianco di una lieve collina qui in zona. Si chiama Kentuck Knob ed è attualmente dei signori Colombo che collezionano case d’autore…. ma non solo. La casa è piena di oggetti d’arte che spaziano dagli arredi ( ove reso possibile dai vincoli storici ) alle sculture antiche e moderne, spesso collocate nel grande parco annesso. La nostra guida, un signore di una cinquantina d’anni, è talmente acido nel parlare dei signori Colombo da far supporre a Vanni che sia al suo ultimo giorno di lavoro perché licenziato! Comunque la casa è interessante soprattutto per la distribuzione interna originalissima nel nucleo centrale compreso tra il camino, la cucina rischiarata da un lucernario esagonale, ed il soggiorno…Il tema dell’esagono è ripreso ovunque, nella pianta della casa ed anche nella copertura di legno della tettoia i cui fori lasciano passare fasci di luce esagonali che si evidenziano sul pavimento. Anche in questo caso il tema dell’interazione tra costruito ed ambiente circostante è spinta al massimo attraverso le ampie vetrate sul bosco a valle e l’uso della pietra e del legno come unici materiali visibili dall’esterno. Ci concediamo poi una lunga passeggiata nel parco tra belle sculture d’autore di legno e metallo, cabine del telefono inglesi, una latrina francese di ghisa ed un esercito di guerrieri cinesi bidimensionali e colorati di rosso, quindi recuperiamo Jimmy e partiamo diretti a Baltimore….Lo decidiamo al momento, non avremmo mai pensato di fermarci proprio lì, ma è l’unica città raggiungibile in tempi relativamente brevi partendo a quest’ora tarda del pomeriggio. Dopo un centinaio di chilometri varchiamo il confine dello stato del Maryland , poi verso le 19 entriamo in città, spingendoci nel cuore del centro storico che fino a qualche anno fa, leggiamo, era così degradato da rappresentare un pericolo per chi volesse attraversarlo anche in auto. L’hotel Days Inn è in posizione strategica a pochi isolati dall’ Inner Harbor, porto interno e cuore pulsante della vita cittadina di Baltimore. Gustiamo il panorama al tramonto dalla finestra della camera, poi usciamo e passeggiando lungo il porticciolo attrezzato con bar ristoranti e verde pubblico attrezzato arriviamo al “McCormick & Schmick’s”…la sorpresa per me di questa sera…E’ un ristorante che abbiamo già testato sia a Chicago che a Seattle e Portland e che ci ha dato sempre grandi soddisfazioni per quanto riguarda la qualità del pesce che vi viene squisitamente preparato. Vanni non resiste al richiamo delle King Crab Legs ed io a quello delle Sea Shell Scallops…è .tutto squisito così come l’ottimo Sauvignon bianco della Nuova Zelanda ed il gelato alla cannella che scegliamo per chiudere il banchetto. Deliziati per di più dalle note di un importante concerto rock all’aperto che si diffondono fino al nostro tavolo, trascorriamo una serata meravigliosa immersi nel tepore di questa serata di luna piena e di cielo terso. Rientriamo per una performance di sesso selvaggio e poi crolliamo stremati nei nostri comodi letti.

13 Agosto 2008

BALTIMORE

Del bel tempo di ieri sera non c’è traccia nel cielo nuvoloso di oggi….usciamo senza fretta dopo un paio di lavatrici fatte alla laundry del terzo piano. E’ stranamente caldo nonostante le nuvole che ricoprono gran parte del cielo…il pensiero va a Miami dove saremo tra qualche giorno probabilmente a squagliarci per le alte temperature! La nostra prima tappa del pomeriggio è la Sky View del World Trade Center. Per noi abituati ai top degli edifici più alti del mondo un 27esimo piano è l’equivalente di un mezzanino….ma andrà benissimo per vedere questa città non troppo sviluppata in verticale. Infatti quasi tutto il visibile è sotto di noi, compresa la darsena del porto e tutta l’area pedonale circostante sapientemente attrezzata con verde, percorsi pedonali , ristoranti, bar e negozi. Tra gli edifici di recente edificazione e di un certo pregio architettonico spicca il bellissimo acquario che andremo a vedere in seconda battuta. Bellissimo da questa prospettiva è l’antico edificio di mattoni dell’ex centrale elettrica, ora sede di ristoranti e bar tra cui spicca l’Hard Rock Cafè con la sua inconfondibile chitarra illuminata da neon colorati e fissata su una delle ciminiere della ex centrale. L’acquario, che raggiungiamo poco dopo, si affaccia sulle acque del Patapsco River. E’ caratterizzato da volumetrie essenziali coronate da coperture trasparenti di forma piramidale o tetraedrica. Le coperture vetrate ospitano habitat tropicali rigogliosi di vegetazione e di uccelli variopinti…le raggiungiamo dopo essere sopravvissuti ai sei piani dell’acquario pieni di bambini impazziti ed eccessivamente vocianti e di famigliole indiane con sari variopinti. Ma che soddisfazione vedere le bellissime rane blu, gli alligatori….e le tante specie di pesci piccoli e grandi, colorati e non. Le passerelle inclinate di collegamento ai piani penetrano disordinatamente nel volume libero al centro dell’edificio occupato solo dall’enorme scheletro di una balena….lo spazio è davvero ameno peccato per la folla vociante! Rientriamo in hotel per una doccia ed usciamo subito dopo per la cena. Il richiamo del sushi è forte dopo la squisitezza di quei rolls all’”Asia Khan” di New York, quindi decidiamo di raggiungere l’”Edo Sushi”dove occupiamo un tavolo sulla terrazza che si affaccia sulle acque ormai scure dell’Inner Harbor. La vista sulle coperture illuminate dell’acquario e sulla baia è davvero bella e l’oscurità che sopraggiunge finisce col confondere le idee ….potremmo essere ovunque nel mondo. Le luci si riflettono sfocate sull’acqua piatta e tutto attorno si respira la tranquillità tipica delle città di provincia… la temperatura è perfetta ed i rolls squisiti….non si può sbagliare con il tonno pinna gialla! Terminiamo la serata con una passeggiata sulla banchina dell’harbor, mentre da lontano arrivano le note di un concerto rock…sono proprio festaioli qui a Baltimore!

14 Agosto 2008

BALTIMORE – WASHINGTON

Washington è così vicina, per noi abituati a guadagnarci l’hotel successivo a colpi di centinaia di chilometri, che chiedo a Vanni se ha intenzione di sbagliare strada, così tanto per allungare un po’! Non sbagliamo ma prendiamo tempo entrando in centro città attraverso la New York Avenue ad Est percorrendo così inutilmente tutta la circonvallazione esterna da Ovest ad Est. Tra gli hotel possibili del centro, dei quali leggo sulla guida, il “Rouge” sulla 16th street NW è quello che mi ha colpita di più, quindi quello che raggiungiamo in prima battuta. Che bella sorpresa scoprire la vivace atmosfera della reception, con arredi moderni dominati dal colore rosso, e la simpatica receptionist trendy almeno quanto l’atmosfera dell’hotel! Occuperemo la 915, che di rosso ha la moquette, le altissime testate imbottite dei letti, i paralumi delle lampade da tavolo ed i tendaggi. Rosso è anche il colore dominante delle quattro grandi foto incorniciate in alluminio sulla parete di fronte ai letti, ed un paio di settori del grande puf circolare di velluto damascato posto accanto al tavolino. Internet funziona e in bagno ci sono i prodotti Aveda alla menta…che adoro per quel brividino che ti danno quando scivolano sulla pelle. Insomma tutto è perfetto qui, compreso il piccolo specchio circolare convesso sulla parete di fronte alla finestra e la sensazione di essere in un luogo particolare, progettato per sedurre, e non solo per fare dormire i clienti. Il costo contenuto di 129 $ a notte è una sorpresa ….addirittura più economico del Days Inn….per non parlare del divertente invito al party delle 17 nella hall dell’hotel dove potremo degustare un bicchiere di vino, naturalmente rosso, in compagnia degli altri ospiti. Non è semplice spostare Vanni dal computer quando internet funziona….ne approfitto per rilassarmi sfogliando il libro che trovo qui in camera sulle cose da vedere in città. Quando finalmente usciamo lo vedo parlare con il vallet dell’hotel…sarà lui ad accompagnarci all’indirizzo che Vanni ha segnato su un foglietto…immagino si tratti di andare a vedere un’altra Toyota da comprare, ma in taxista ci fa scendere in una strada centralissima piena di negozi….Vanni per nulla stupito si muove cercando il numero esatto che con mia grande sorpresa corrisponde al negozio della Church’s, le sue scarpe preferite! Entriamo e con nostra grande soddisfazione vediamo esposti anche i modelli a mocassino…è fatta…prova due paia di scarpe uguali ma di diverso colore e le acquista….il commesso si occuperà di smaltire le vecchie che cadono a pezzi. E’ meraviglioso vedere Vanni finalmente contento per aver trovato le sue scarpe predilette che inutilmente avevamo cercato anche in Italia…. il mocassino è un modello che da noi non ha un gran successo. La pioggia ci sorprende all’ uscita del negozio, così prendiamo un taxi al volo e ci dirigiamo verso la “National Gallery of Art” che chiuderà tra un’ora esatta, alle 17. Il monumentale edificio in stile neoclassico realizzato nel 1937 sembra confondersi nel paesaggio quasi monocromo della città….Washington non ci era sembrata stupenda nemmeno al nostro arrivo, quando a bordo di Jimmy avevamo notato il degrado urbano di aree abbastanza centrali….E’ come se questa città non avesse personalità, carattere, ma fosse cresciuta in modo disarmonico attorno all’area rappresentativa del potere politico, i cui edifici realizzati in un anacronistico stile neoclassico, si riassumono nei tre fondamentali… la Casa Bianca, il Lincoln Memorial ed il Capitol. Visitiamo dapprima le sale del piano terra del museo, dove si alternano sculture classiche, disegni pop art ed una piccola sequenza di bellissimi disegni russi dell’inizio dello scorso secolo. Accediamo poi al piano superiore attraverso la bellissima sala circolare coronata da cupola e circondata da una doppia fila di possenti colonne di marmo verde. Al centro dello spazio circolare una fontana di marmo chiaro è evidenziata dai disegni concentrici sul pavimento. L’ ambiente è di grande effetto, ma certo non è il Louvre! I dolori arrivano all’ingresso nelle sale che espongono opere italiane dal XIII al XVII secolo….non mi rassegnerò mai al fatto che il patrimonio artistico Italiano si sia disperso così nel mondo….tanto meno negli USA! Ci aggiriamo nelle stanze osservando attentamente le opere, ma con lo stato d’animo di chi sta facendo l’ inventario del maltolto! Ci sono quadri di Botticelli, Giotto, Lotto e Leonardo da Vinci, per citarne solo alcuni dei più noti….che dispiacere che siano finiti qui, fotografati con il flash dagli onnipresenti turisti giapponesi! Poco dopo le 17 siamo al simpatico foyer dell’hotel per il drink a base di vino rosso, poi dopo aver messo al sicuro in cassaforte un paio delle Church’s di Vanni…è sempre meglio non rischiare con gli oggetti preziosi lasciati in camera…. alle 20 usciamo e ci incamminiamo verso il ristorante etiope di Georgetown , si chiama “Zed’s”, ma per colore e stile sembra la casa bianca degli etiopi!

15 Agosto 2008

WASHINGTON

Che caldo oggi! Il cielo è nuvoloso ma si boccheggia. Da bravi turisti percorriamo l’itinerario classico che prevede la visita alla White House ed al National World War II Memorial , quindi osserviamo da lontano la facciata in stile greco classico del Lincoln Memorial e dopo aver traguardato il Washington Monument, un obelisco altissimo fatto con blocchetti di pietra e circondato da un numero imprecisato di bandiere statunitensi disposte in cerchio, raggiungiamo attraverso i prati spelacchiati della zona più rappresentativa della città, l’NGA Sculpture Garden. Di fronte alle opere di Sol Lewitt, Licktenstein, Mirò, Moore ed altri grandi artisti moderni, recuperiamo tutto il nostro buonumore e continuiamo a girovagare a lungo circondati dai capolavori di grandi maestri dell’arte moderna e contemporanea…. non mancano certo gli Italiani, tra cui i grandi Marino Marini, Arnaldo Pommodoro, Giacometti e Fontana. In questo caso però, circondati come sono da capolavori di altrettanti artisti americani ed internazionali…..suscitano in noi un effetto del tutto diverso rispetto alle opere italiane antiche esposte senza un corrispettivo locale! Teniamo per ultima la visita alla chicca di Washington…..l’East Building della Galleria Nazionale d’Arte, progettata da quel genio dell’architetto I. M. Pei, lo stesso del fantastico Museo Kennedy di Boston. E’ un peccato essere già così stanchi ancor prima di iniziare la visita….ma la fantastica grande scultura di Moore all’ingresso suona come un invito ed entriamo finalmente all’interno dello scrigno spigoloso dove il tema dell’angolo acuto regna sovrano nella composizione progettuale. Che dire…è semplicemente superbo, per la complessità geometrica dell’effetto spaziale, per la luminosità del grande volume interno, e soprattutto per la bellezza delle opere esposte, moderne e contemporanee, statunitensi e non, in un mix di raffinato gusto che ci fa resuscitare. Appesa al grande lucernaio una scultura altrettanto grande di Calder agile e colorata, in ordine sparso sul pavimento del piano terra le fantastiche sculture in materiali naturali di Martin Puryear, un bel bronzo di Max Ernst una scultura di Richard Serra….e tanto altro, al primo piano le favolose opere di Frank Stella, Licktenstein , Matisse, Picasso, Arp….In una sezione del museo non poteva mancare una mostra tematica sull’arte classica dell’Afganistan….depredata dopo i russi anche dagli statunitensi! Mentre dopo qualche ora gustiamo il nostro sushi sulla movimentata 19th St. penso a quanto è bello essere, come noi, cittadini del mondo… poter godere di tanta bellezza, e poter vivere giornate sempre diverse l’una dall’altra, conoscendo persone di diverse culture ed assaggiando i cibi di cuochi sempre diversi….che bella serata! Un breve acquazzone interrompe l’immobilità di questa serata estiva….in taxi raggiungiamo l’hotel.

16 Agosto 2008

WASHINGTON – BRISTOL

La decisione di andare a Nashville deviando dalla direttrice verso Miami arriva quando già a bordo di Jimmy stiamo uscendo da Washington. In fondo Nashville ha un nome che suona bene ed è la patria della musica country….che non ci fa impazzire ma è una delle espressioni musicali del paese che stiamo visitando e quindi, anche solo a scopo “didattico”, andremo a Nashville ad ascoltare cantautori vestiti da cowboy che suonano nei tanti localini della città. Washington in uscita è decisamente migliore che in entrata….non perché fossimo impazienti di scappare da tanta retorica politica, e da troppo stile antica Grecia, ma perché la città vista da sud, mediata dalla vegetazione rigogliosa cresciuta sulle rive del fiume Potomac sembra più interessante. Ci stiamo dirigendo verso le Appalachian Blue Ridge , la catena montuosa le cui ultime propaggini avevamo visto affondare nelle acque dell’Oceano Atlantico sotto forma di ripide scogliere……esattamente un mese fa quando visitavamo la penisola di Gaspesie in Canada. Mentre alla radio il DJ propone i classici della musica pop e rock degli anni ’70, noi ci arrampichiamo canticchiando sui lievi pendii montuosi circondati dai boschi resi ancor più verdi dal bel sole di oggi. Non c’è molto traffico sull’autostrada n° 81 che stiamo percorrendo verso il Tennessee a Sud Ovest, così poco dopo le 17 arriviamo a Bristol che vista l’ora eleggiamo come luogo di sosta per la notte….. il motivo vero però è un altro. Nella ricerca su Ebay Vanni aveva notato una vecchia Toyota Land Cruiser di colore blu scuro in vendita alla concessionaria Toyota di Bristol appunto….osservando la cartina avevo visto il nome cerchiato con penna nera e ne avevo intuito subito il motivo….I know my chicken! Appena appoggiati i trolley in hotel usciamo in missione e individuiamo subito la bella Toyota. La rimiriamo fuori, dentro, sotto e nel motore, poi la proviamo e funziona piuttosto bene anche se la marmitta è rotta e il finestrino del guidatore non sale bene. Il cambio con Jimmy presupporrebbe il pagamento di ulteriori 3.000 $ ma il problema è avere un indirizzo qui negli stati uniti per poter fare l’acquisto ed avere i documenti in regola. Insomma non se ne fa nulla….se anche trovassimo qualcuno disposto a prestarci il suo indirizzo….chi se la sente di viaggiare fuori dagli Stati Uniti con un’auto targata USA? ….troppo rischioso, meglio una pacifica targa Labrador New Foundland! Il richiamo di Mc Donald è forte questa sera e così cediamo alla tentazione del take away sparandoci un hamburger con patate fritte avvolti dalla temperatura polare del locale.

17 Agosto 2008

BRISTOL – NASHVILLE

Affrontiamo la strada che ci separa da Nashville a suon di musica. E’ un piacere ascoltare la radio qui! Negli USA la buona musica non manca…e nemmeno a Nashville dove siamo diretti, essendo la patria della musica country nonché sede di importanti concerti anche rock e pop. Immersi nelle note scendiamo dalle Appalachian Blue Ridge e dopo aver attraversato il grande Plateau, un altopiano ricco di vegetazione, arriviamo all’hotel “Holiday Inn Express” della caldissima Nashville. L’hotel è confortevole ed in posizione strategica….si affaccia sulla Broadway in pieno centro città, o “The District” come viene chiamato qui. Dalla finestra della nostra camera dell’ottavo piano vediamo i pochi alti edifici recenti, cresciuti qua e là tra il basso tessuto edilizio della città storica che si è sviluppata sulla sponda del Cumberland River. I vecchi magazzini vittoriani, sono più oltre, con le caratteristiche facciate di mattoni e ghisa lavorata in disegni a rilievo. Servivano a smistare il cotone tra l’Alabama, il Missouri ed i porti del nord est del paese, ma ora li vediamo allineati sulla 2nd street, tutti ben restaurati ed invitanti. Ospitano ristoranti e localini dai quali già a questa ora del pomeriggio esce musica a tutto volume. Le insegne pubblicitarie dei locali sono il manifesto più eloquente della natura della città e della sua musica….stivali e cappelli da cowboy tridimensionali stanno accanto alle scritte al neon colorato, statue di Elvis Presley e Merilyn Monroe a grandezza naturale inneggiano al divismo statunitense, una enorme chitarra è dipinta sulla parete di ingresso dell’immancabile Hard Rock Cafè dove ci fermiamo per un drink musicale. Non mancano certo i negozi di souvenir qui a Neshville! Propongono quanto di più kitch il mercato possa produrre…il tema dominante è sempre quello musicale, ma non mancano i negozi che vendono abbigliamento da cowboy. Camicie, cinture e stivali…tutti esageratamente pacchiani, sono proposti nei colori e nei materiali più improbabili…non ultimo un finto coccodrillo esageratamente a rilievo. Si respira un’atmosfera di grande divertimento e spensieratezza qui in città ed il desiderio di un po’ di musica dal vivo nasce immediatamente passeggiando per le poche strade “musicali”del District. Ci soffermiamo ad osservare un paio di edifici di recente costruzione e di una certa enfasi architettonica, sono il “Country Music Hall of Fame Museum” la cui facciata sembra la tastiera di un pianoforte flessa in un movimento ad onda, ed il “Gaylord Entertainement Center” che con una bella torretta high teck e la copertura ellittica flessa sui due lati corti, ricorda un bel cappello da signora. Un paio di calessi trainati da cavalli trasportano turisti per le vie del centro…. alcune facciate sobrie ma dai colori accesi risaltano sul profilo tutto in mattoni della Broadway… il sole sta scomparendo e le luci delle insegne spiccano sempre più in evidenza, invitanti. Improvvisamente, mentre sto scattando qualche foto, perdo Vanni. Non mi muovo per un po’, penso sia entrato da qualche parte e che presto tornerà, ma di Vanni nemmeno una traccia. Entro nei locali vicini dove già le band iniziano a suonare, ma non lo vedo. Nemmeno in camera in hotel c’è traccia di lui. Torno fuori e ricomincio la ricerca dal punto nel quale è sparito….ispeziono tre locali ed al quarto lo trovo. E’ da “Robert’s”, tranquillamente seduto ad un tavolo. Sta mangiando un piatto di Buffalo Wings….le sue preferite….mentre ascolta la country music che la band sta suonando. Lo raggiungo, mi siedo accanto a lui e sottovoce lo infamo! Dice di avermi cercata nei tre locali che la cameriera dell’Hard Rock Cafè ci aveva consigliato per la musica dal vivo…pensava mi fossi allontanata per fare foto…alla fine l’appetito ha avuto ragione e finalmente dopo avermi aspettata quasi un’ora ha ordinato le sue ali di pollo. La band, composta da chitarra, batteria e contrabbasso interpreta magistralmente brani di musica country con qualche punta rock. Ci divertiamo molto, ci agitiamo a ritmo di musica sul nostro sofà, ci baciamo sotto lo sguardo di disappunto di una coppia di puritani, compriamo il cd della band che suona per le sole mance, e beviamo Jack Daniel’s….impossibile non farlo, la distilleria è a 20 miglia da qui! Una volta in camera ci amiamo a lungo fino ad addormentarci stanchi nei nostri letti.

18 Agosto 2008

NASHVILLE – MERIDIEN

Sono dispiaciuta di non aver un regalino per Vanni, ma non me la sentivo di proporgli un paio di stivali da cowboy ora che ha ai piedi le sue amate Church’s, né il portacenere con l’immagine di Elvis….e la statuina di legno, africana, che vendono nel negozio all’angolo, andremo a comprarla in africa…non certo a Nashville! Auguri auguri….il viaggio verso New Orleans procede tra le telefonate di parenti ed amici e gli sms ai quali rispondo sotto dettatura mentre lui guida….all’occorrenza mi trasformo nella sua segretaria! Ma non è solo il suo telefono a squillare….Chiara mi telefona da New York dove è con Rita dal 14 agosto…ha acquistato il volo interno per New Orleans dove ci raggiungerà il 21 alle 9.45 del mattino. Che bella notizia….Chiara è la prima amica che viene a trovarci mentre siamo in viaggio… la voglia di abbracciarla è tantissima! Vanni le concede di arrivare con un bagaglio big size, anche se su Jimmy il posto disponibile per i bagagli non è poi molto pieni come siamo dei souvenir che giacevano dimenticati su Carolina….chissà come rimarrà sbalordita quando le racconteremo dell’incidente che per il momento è top secret. Preferiamo raccontare l’accaduto accompagnandolo con un buon drink, un sorriso sulle labbra e la nostra rassicurante presenza! Le tante ore di auto oggi stranamente non pesano….sarà per la bella autostrada che stiamo percorrendo verso sud, immersa nella rigogliosa vegetazione dell’Alabama, o per il gioco che ci siamo inventati un po’ di tempo fa…dello sceriffo che immaginiamo sempre in agguato ad aspettarci, nascosto tra l’erba alta, a bordo strada. Insomma dopo un paio di acquazzoni arriviamo verso le 17 a Meridien, un puntino sulla carta stradale che non andremo neppure a vedere. Troviamo una camera fumatori nel Motel “Super8”, più carina rispetto allo standard, ed andiamo a cena nel sushi, aperto da poco, indicatoci dal receptionist quasi cieco. Il ristorante si chiama “Sake Sushi” ed è ricavato all’interno di un capannone della nuova zona commerciale. Mangiamo bene come sempre… sul tavolo arrivano sushi delux per Vanni e squisiti rolls per me….quelli al tonno yellow tail rimangono i miei preferiti! Dimenticavo di annotare che entrando nello stato di Missouri, nei pressi di Meridien, abbiamo lasciato lo stato dell’Alabama, chissà se ancora infestato dei membri del Ku Klux Klan. Patria di Martin Luter King l’Alabama è stato il teatro della discriminazione razziale più feroce….tanto che alle persone di colore è stato concesso il diritto di voto solo nel 1965, in seguito a rivolte da parte della popolazione nera soffocate spesso nel sangue. Sempre in Alabama, prima del 1965, i cittadini di colore che si trovassero a viaggiare su mezzi pubblici, dovevano per legge cedere il loro posto a sedere ai bianchi!…ma la cosa più incredibile è che nonostante la popolazione nera del capoluogo superi da tempo il 65%, il primo sindaco di colore è stato eletto solo nel 2003! Entrare in Missouri….”più disteso e civile”, è stato per noi come respirare una boccata di aria pulita!

19 Agosto 2008

MERIDIEN – NEW ORLEANS

Mi sveglio con il ricordo vivissimo di un sogno….ambientato nell’800. “Facevo colazione mangiando mandarini, arance e degli ottimi muffin al cioccolato, mentre mia madre, vestita in abiti d’epoca, decisamente giovane ed affascinante non riusciva a capacitarsi del fatto che avessero potuto arrestare me e Vanni per detenzione di marijuana. Mi ritrovo ancora qualche foglia verdissima nella borsetta….sono di colore verde scuro e così fresche da sembrare finte…afferro le foglioline per gettarle da qualche parte”. Sarà per questo che questa mattina sono più rincoglionita del solito? Siamo ancora on the road sulla interstatale 59 diretti a sud, circondati dalla vegetazione rigogliosa e rilassante che ci accompagna fin da Nashville. La cosa divertente del nostro viaggiare di oggi sono i mezzi con carico speciale over size che incrociamo lungo la strada…stanno trasportando case di legno prefabbricate complete di tutto, dal tetto alle grondaie ai vetri alle finestre….sarà per i lavori di ricostruzione di New Orleans distrutta nell’agosto 2005 dall’uragano Cathrina? Certo è buffo, per noi che non siamo abituati, vedere case muoversi alla velocità di 70 miglia all’ora lungo un’autostrada!
Il maltempo arriva quando siamo nei pressi del confine con lo stato della Louisiana, qualche decina di chilometri prima di New Orleans….Il cielo grigissimo crea un’ atmosfera tetra, quasi serale, poi alle 14.30 inizia a cadere una pioggia furibonda che quasi ci impedisce di vedere dove stiamo andando. Un incidente crea un piccolo rallentamento del traffico, ma la pioggia non accenna a diminuire….non so come faremo a vedere la strada da seguire in città per raggiungere il nostro hotel nel vecchio quartiere francese! Poco dopo una leggera schiarita ci salva dal perderci ed arriviamo così all’”Hotel S.te Marie” in Toulouse Street. La facciata è segnata da una serie di balconate leggere raccordate da elementi orizzontali e verticali di ferro lavorato a piccoli disegni floreali o geometrici. Molte delle case del quartiere francese, dove siamo, presentano questa stessa scansione di facciata…è piuttosto piacevole e vagamente coloniale ed anche i colori giocano un ruolo importante nella connotazione del quartiere che risulta così piuttosto vivace. Occupiamo la nostra camera con affaccio interno su una piccola corte con piscina, non è molto luminosa ma è grande, accogliente e internet funziona! Nonostante la pioggia usciamo alla scoperta del quartiere quasi interamente ricostruito in seguito al disastro del 2005. Percorriamo Toulouse Street verso sud, fino a raggiungere la sponda del fiume Mississippi , poi entriamo in una piccola galleria commerciale per cercare un ombrello più grande. Non lo troviamo ma vediamo una serie di persone comodamente distese su grandi poltrone reclinabili ed alcuni cinesi che massaggiano loro i piedi….dopo pochi minuti siamo anche noi stesi su quelle stesse poltrone in attesa del nostro massaggio di riflessologia plantare al quale segue poi un massaggio alla schiena che loro chiamano chair, ovvero sedia. Per eseguirlo ci fanno accomodare su un sedile ergonomico con la testa affondata in un appoggio circolare e le ginocchia appoggiate su un altro cuscino. Così sbilanciati in avanti, sentiamo sulla schiena la pressione dei loro gomiti, le mani, gli avambracci….esce qualche urletto di dolore, ma alla fine usciamo rilassati e rimessi a nuovo. Percorriamo alcune strade nei pressi dell’hotel, affollate di turisti, come la Bourbon o la stessa Toulose. E’ come essere al luna park, per via della cacofonia musicale sparata a tutto volume dai numerosi locali lungo la strada…… ma non c’è ancora nessuno a suonare dal vivo. I negozi esibiscono insegne al neon colorato e vendono souvenir di dubbio gusto ….dopo Nashville anche qui! Mi sforzo di immaginare come fosse questo famoso quartiere prima del disastro, il fascino che dovevano avere i molti edifici di legno, i locali di musica Jazz e le persone che la suonavano….ora la musica dal vivo spazia dal rock al country al jazz, ma è tutto troppo finto…non c’è atmosfera….e la concorrenza tra i locali amplifica i volumi sulla strada in modo allucinante. Ma poi la troviamo…la magica atmosfera di questa Big Easy, la “grande disinvolta”, com’è soprannominata la città. Poco dopo aver bevuto un aperitivo a suon di jazz in uno di questi locali troppo ritoccati di Decatur Street decidiamo di chiedere a Jason, il garzone dell’hotel, dove andare a recuperare un po’ dell’atmosfera della New Orleans di un tempo…. la risposta è Frenchmen Street! Andiamo a piedi anche se la strada da raggiungere non è poi così vicina e New Orleans vanta il triste primato di città con un alto tasso di criminalità violenta…..Protetti dalla folla dei passanti arriviamo a Frenchmen St. ed iniziamo a risalirla in cerca di musica…..ma nulla, i locali ci sono ma non si sente nemmeno una nota…..al contrario di quelli attorno all’hotel, qui la musica viene suonata nei retro, nei soppalchi, con discrezione e la giusta atmosfera. Entriamo allo “Snug Harbor”, nella cui saletta sul retro una band di 5 strumenti ed una cantante di colore, i “The Next Generation” ci regalano un bel concerto e con esso una piacevole serata…peccato che nella saletta del concerto si potessero mangiare solo gli antipasti…..Quando usciamo vediamo il localino sull’altro lato della strada…è un amore, sembra la scenografia di un film degli anni ’30, comprensivo di vecchi sofà tutti diversi tra loro, un bancone di legno segnatissimo e polvere…. il trombettista esce in strada e rientra suonando il suo strumento, gli altri musicisti piuttosto anziani, lo assecondano….insomma un concerto davvero easy!

20 Agosto 2008

NEW ORLEANS

Le prove generali per raggiungere l’aeroporto finiscono col diventare una giornata intera in auto ad esplorare il delta del Mississippi, e con esso le zone fortemente colpite dall’uragano dove ancora vediamo case diroccate, accampamenti di roulotte o ancora rettangoli di terra  scura al centro dei  prati di pertinenza. Questa zona del grande delta  è tra le più pescose della Louisiana,  ne vediamo le specialità pubblicizzate nei cartelli di vendita delle pescherie….sono le ostriche il pezzo forte della laguna di New Orleans…ma anche i gamberi ed i Soft Shell Crabs dei quali Vanni è golosissimo. Il paesaggio pianeggiante non ci consente di ammirare suggestive prospettive, ma è divertente aggirarsi tra le distese di terreno paludoso, completamente coperto dalla vegetazione bassa….persino nei canali sulla cui superficie  una patina di colore verde acido denuncia la presenza di minuscole foglioline. Tra il verde dominante spiccano i lunghi colli degli ibis bianchi, sempre a caccia di molluschi da mangiare e qui così numerosi da segnare come pois l’ampia vallata. Ci fermiamo un attimo nel piccolo paese di “Shell Beach” il cui nome ci aveva illusi della presenza di  una  spiaggia ora inesistente… forse spazzata via anch’essa, cancellata dall’uragano…Le case sono quasi tutte prefabbricate e poste su altissime palafitte di legno, lunghe rampe inclinate le collegano al giardino….o le classiche comode rampe di scale. Andiamo ancora avanti, fino al cul de sac della strada che finisce. Una grande croce metallica conficcata oltre la riva, nelle acque scure della laguna, ed una lapide,  sono a commemorare i caduti dell’uragano Katrina. Non c’è quasi nulla a “Shell Beach” e quel poco che vediamo è funzionale alla pesca ed alla conservazione del prodotto ….la produzione di ghiaccio sintetico sembra, dopo la pesca, l’attività più praticata. Alcuni pescherecci sono ormeggiati lungo i canali, piccoli motoscafi sono appesi sotto le palafitte abitative….davvero un mondo a parte questo della palude. Lungo la strada del rientro in città  attraversiamo il Mississippi a bordo di un traghetto mentre una grande nave cinese di un fantastico colore rosso slavato risale il fiume e chiatte trainate da rimorchiatori procedono lente nelle due direzioni. Nota dolente dell’area del delta le molte raffinerie di greggio che si sa non sono mai così belle da vedere….ma siamo negli Usa e dopo aver visto la Pipe line che taglia in due l’Alaska devastandone il fantastico paesaggio…ci aspettiamo di tutto, nel nome del dio petrolio! Il quartiere periferico di Chalmette, che attraversiamo avvicinandoci al quartiere francese, ci colpisce per la bellezza delle casette di legno…. tutti pezzi unici in un puzzle di colori e forme, nelle varianti con colonnato prospiciente, timpano e tutto quanto si possa immaginare esserci nel prospetto di una casetta di legno. Bellissimo! Ceniamo nel ristorante italiano, da Carmelo, in Decatour Street….dopo Ottawa è la prima volta che sentiamo il desiderio di recuperare in un piatto di fantastici spaghetti i sapori del lontano mediterraneo…. sono talmente buoni che non siamo affatto pentiti della scelta….bravo Carmelo!

21 Agosto 2008

NEW ORLEANS

Ci svegliamo presto e arriviamo puntuali in aeroporto dove finalmente, dopo più di due mesi, alle 9.50 abbraccio Chiara! E’ in forma smagliante, abbronzata, piena di energia, ma porta con se un valigione rosso che a Vanni fa un certo effetto. Non la smettiamo più di raccontarci le cose successe negli ultimi tempi e mai condivise …il suo soggiorno a New York, il Biavati, Daniela, Sandra…..ed anch’io ho il mio bel da dire. Vanni travolto da tante chiacchiere si eclissa e trova mille scuse per lasciarci sole….una delle quali il reperimento di una bilancia per pesare le due statue. Anche a Chiara New Orleans piace, così ci perdiamo durante la nostra libera uscita, tra le stradine del quartiere francese, ammirandone le belle case decorate come trine dagli elementi metallici verticali ed orizzontali che ne ornano i terrazzi ed i colori a volte accesi nelle tonalità del rosa o del mattone. Atterriamo stanche per il caldo e per la levataccia presto di oggi, in uno dei bar più famosi del centro, il “Cafè du Monde” dove ci rilassiamo con una bella colazione a base di spremuta d’arancia ed i tipici beignets, che sono dei dolcetti fritti. Finalmente trovo i Ray Ban da sole da regalare a Vanni poi torniamo in hotel per un po’ di aria condizionata con doccia e riposino. In compagnia di Vanni, che finalmente si concede, visitiamo il famoso French Market. Che delusione ….è nuovo fiammante e lontano dall’essere il cuore pulsante del commercio della città. Pieno di bancarelle di souvenir, trovo qualcosa da acquistare….una sorta di piccolo drago di legno dipinto a mano, fatto in Messico…sul genere dell’ippogrifo che avevo già comprato tempo fa … ma nella nazione giusta! Ci fermiamo per l’ aperitivo in un localino sulla Decatur Street con jazz live ed ostriche…fresche per Vanni e Chiara, gratinate con purea di spinaci, o con polpa di granchio per me…una squisitezza! Poco dopo è già ora di mostrare a Chiara la mitica Frenchmen Street, la culla del vero jazz di New Orleans….arriviamo al tramonto e ceniamo allo “Snug Harbor” con un piatto di grossi gamberi in salsa Creola al pomodoro e per vanni la zuppa Cajun con spezie, pollo, gamberi ed un sughetto marroncino piuttosto piccante. Va da se che rimaniamo per il concerto spostandoci sul retro….alle 20 in punto la cantante Jacqui Naylor inizia ad esibirsi accompagnata dalla sua band. Il concerto che segue è entusiasmante, la sua voce meravigliosa interpreta in modo del tutto personale canzoni Jazz e Pop….persino i Pink Floyd ed un brano dei Rem, e di Peter Gabriel….seratona! Compriamo il cd autografato, prenotiamo i biglietti per il concerto di Ellis Marsalis di domani sera e ci spostiamo allo “Spotted Cat” il baretto meraviglioso qui di fronte dove suona un gruppo eterogeneo che sembra già stanco ancor prima di iniziare il tour de force che li vedrà protagonisti della serata fino alle due di notte…dopo un paio di brani usciamo, il locale è strepitoso, con le sue sedie scompagnate, le pareti marroni di fumo ed il pavimento appiccicoso, ma la band non ci convince e siamo stanchi.

22 Agosto 2008

NEW ORLEANS

Ci prepariamo con molta calma…ed usciamo solo verso le 11 ma senza il nostro cavaliere che non vede l’ora di poter stare qualche ora indisturbato su internet. Acquistiamo alla Unique Grocery store il day pass che ci consentirà di raggiungere in tram il Garden District, famoso in città perché sede delle prestigiose residenze signorili dell’800 e ‘900. Il tram è proprio old stile…con interni in legno ed una serie di finestrini scorrevoli verso l’alto, tutti aperti nelle diverse altezze. E’ quasi vuoto, forse per il caldo intenso del mezzogiorno, ma si sta così bene con quest’arietta che circola ovunque! Scendiamo e senza una cartina di riferimento ci incamminiamo lungo Washington Street come indicatoci dall’autista. Arriviamo ad un bell’edificio di legno piuttosto ampio, intravediamo una caffetteria con bowindows sul giardino ed entriamo a chiedere informazioni. Conquistate dalla bella atmosfera ci sediamo per una seconda colazione a base di tè, granatina al caffé ed un panino equamente diviso….ma poi scatta la curiosità per gli oggetti esposti tutti piuttosto interessanti. Finiamo con l’acquistare una teiera giapponese a forma di armadio in miniatura ed una tazza a disegni geometrici colorati. Accanto alla caffetteria e collegata ad essa da una scaletta c’è una piccola galleria di negozi tra cui una libreria dove acquistiamo l’opuscolo del Garden District con tanto di planimetria di riferimento che indica gli edifici storici da non perdere e li descrive attraverso schizzi ed appunti. E’ perfetto…abbiamo tutto il necessario per iniziare il nostro giro di ispezione. Io sono l’addetta alle foto, Chiara studia il libretto e traduce le caratteristiche principali degli edifici, talvolta incantevoli, del quartiere. Procediamo lente sull’itinerario indicato, cercando via via l’ombra di qualche albero per sfuggire ad un mancamento certo…..il caldo umido ci distrugge, ma la curiosità di vedere ci restituisce l’energia per proseguire. Ci torna in mente un tour analogo fatto una ventina di anni fa quando, appena laureate e sempre con il supporto di un libretto, inseguivamo le architetture della “Scuola di Amsterdam”….certo allora eravamo in bicicletta e con una temperatura decisamente diversa! Gli edifici in stile neoclassico si alternano a quelli in stile greco con colonnati possenti sul fronte, ma ci sono anche i nostri preferiti, quelli con la facciata segnata dalle balconate in ferro lavorato a disegni sempre diversi….così spagnoleggianti e cosi belli! Il quartiere è piuttosto piacevole non solo per le ville di fine ‘800 che lo caratterizzano, ma anche per la tranquillità e l’ombra dei grandi alberi che segnano i bordi delle strade non trafficate. Il tour termina al cimitero del quale gli abitanti di New Orleans vanno fieri….in una nazione dove le sepolture sono rigorosamente ipogee, un cimitero disseminato di cappelle funerarie è cosa rara e piuttosto pittoresca, considerando la ricercatezza delle architetture in miniatura nei vari stili….insomma anche quest’ultima tappa non ci delude ed anzi ci sembra la degna conclusione del nostro faticoso giro. Per recuperare le forze torniamo alla caffetteria per bere qualcosa di fresco, poi in tram ancora verso il quartiere francese ed infine l’hotel per una bella doccia ed una sano riposino. Alle 18.30 siamo al ristorante “ Horinoya” per la cena…è stata una bella sorpresa scoprire che anche Chiara adora il sushi e così siamo andati nel migliore della città, almeno a giudicare dalla guida….Ed in effetti i nostri sushi e rolls sono ottimi. Poco dopo le 19 siamo allo “Snug Harbor”….un po’ in anticipo per poter trovare un tavolo libero in occasione del concerto del mitico Ellis Marsalis, uno dei padri fondatori del jazz moderno…insomma una vera star! Alla batteria il figlio bravissimo accompagna il padre al piano, un contrabbasso e lo xilofono…ma mancano i fiati e per quanto Marsalis sia un asso del Jazz, questo concerto, ascoltato nell’ambiente caldissimo dello Snug, finisce col non farci impazzire. Di fronte invece, allo “Spotted Cat” l’atmosfera è rovente….un gruppo di trombe e tromboni intonano brani di jazz sudamericano, il pubblico si muove nell’esiguo spazio del baretto…è uno spasso… ma anche questa sera finiamo col non fermarci. Domani mattina la sveglia suonerà alle 8.30.

22 Agosto 2008

NEW ORLEANS

Ci prepariamo con molta calma…ed usciamo solo verso le 11 ma senza il nostro cavaliere che non vede l’ora di poter stare qualche ora indisturbato su internet. Acquistiamo alla Unique Grocery store il day pass che ci consentirà di raggiungere in tram il Garden District, famoso in città perché sede delle prestigiose residenze signorili dell’800 e ‘900. Il tram è proprio old stile…con interni in legno ed una serie di finestrini scorrevoli verso l’alto, tutti aperti nelle diverse altezze. E’ quasi vuoto, forse per il caldo intenso del mezzogiorno, ma si sta così bene con quest’arietta che circola ovunque! Scendiamo e senza una cartina di riferimento ci incamminiamo lungo Washington Street come indicatoci dall’autista. Arriviamo ad un bell’edificio di legno piuttosto ampio, intravediamo una caffetteria con bowindows sul giardino ed entriamo a chiedere informazioni. Conquistate dalla bella atmosfera ci sediamo per una seconda colazione a base di tè, granatina al caffé ed un panino equamente diviso….ma poi scatta la curiosità per gli oggetti esposti tutti piuttosto interessanti. Finiamo con l’acquistare una teiera giapponese a forma di armadio in miniatura ed una tazza a disegni geometrici colorati. Accanto alla caffetteria e collegata ad essa da una scaletta c’è una piccola galleria di negozi tra cui una libreria dove acquistiamo l’opuscolo del Garden District con tanto di planimetria di riferimento che indica gli edifici storici da non perdere e li descrive attraverso schizzi ed appunti. E’ perfetto…abbiamo tutto il necessario per iniziare il nostro giro di ispezione. Io sono l’addetta alle foto, Chiara studia il libretto e traduce le caratteristiche principali degli edifici, talvolta incantevoli, del quartiere. Procediamo lente sull’itinerario indicato, cercando via via l’ombra di qualche albero per sfuggire ad un mancamento certo…..il caldo umido ci distrugge, ma la curiosità di vedere ci restituisce l’energia per proseguire. Ci torna in mente un tour analogo fatto una ventina di anni fa quando, appena laureate e sempre con il supporto di un libretto, inseguivamo le architetture della “Scuola di Amsterdam”….certo allora eravamo in bicicletta e con una temperatura decisamente diversa! Gli edifici in stile neoclassico si alternano a quelli in stile greco con colonnati possenti sul fronte, ma ci sono anche i nostri preferiti, quelli con la facciata segnata dalle balconate in ferro lavorato a disegni sempre diversi….così spagnoleggianti e cosi belli! Il quartiere è piuttosto piacevole non solo per le ville di fine ‘800 che lo caratterizzano, ma anche per la tranquillità e l’ombra dei grandi alberi che segnano i bordi delle strade non trafficate. Il tour termina al cimitero del quale gli abitanti di New Orleans vanno fieri….in una nazione dove le sepolture sono rigorosamente ipogee, un cimitero disseminato di cappelle funerarie è cosa rara e piuttosto pittoresca, considerando la ricercatezza delle architetture in miniatura nei vari stili….insomma anche quest’ultima tappa non ci delude ed anzi ci sembra la degna conclusione del nostro faticoso giro. Per recuperare le forze torniamo alla caffetteria per bere qualcosa di fresco, poi in tram ancora verso il quartiere francese ed infine l’hotel per una bella doccia ed una sano riposino. Alle 18.30 siamo al ristorante “ Horinoya” per la cena…è stata una bella sorpresa scoprire che anche Chiara adora il sushi e così siamo andati nel migliore della città, almeno a giudicare dalla guida….Ed in effetti i nostri sushi e rolls sono ottimi. Poco dopo le 19 siamo allo “Snug Harbor”….un po’ in anticipo per poter trovare un tavolo libero in occasione del concerto del mitico Ellis Marsalis, uno dei padri fondatori del jazz moderno…insomma una vera star! Alla batteria il figlio bravissimo accompagna il padre al piano, un contrabbasso e lo xilofono…ma mancano i fiati e per quanto Marsalis sia un asso del Jazz, questo concerto, ascoltato nell’ambiente caldissimo dello Snug, finisce col non farci impazzire. Di fronte invece, allo “Spotted Cat” l’atmosfera è rovente….un gruppo di trombe e tromboni intonano brani di jazz sudamericano, il pubblico si muove nell’esiguo spazio del baretto…è uno spasso… ma anche questa sera finiamo col non fermarci. Domani mattina la sveglia suonerà alle 8.30.

23 Agosto 2008

NEW ORLEANS – TALLAHASSEE

Jimmy ci fa uno scherzetto….dopo un primo accenno di accensione si spegne e non riparte, la lancetta della benzina segna che il serbatoio è vuoto. Avendo fatto il pieno poco prima di arrivare in hotel due giorni fa….scatta il sospetto, che diventa presto una certezza, che qualcuno abbia vuotato il serbatoio! Un paio di vallet vanno gentilmente a prendere un gallone di benzina, ma Jimmy ancora non ne vuole sapere….solo con l’ausilio dei morsetti il rombo del motore si fa sentire e partiamo…ormai sono le 10 passate, il serbatoio è pieno e la batteria da cambiare. Il secondo problema di oggi è evitare Fay….la tempesta tropicale che ha già messo in ginocchio la Florida e che ora avanza verso New Orleans….si sta spostando seguendo la strada che dovremo fare noi per raggiungere Miami ….Se non cambieremo la nostra rotta ce lo troveremo di fronte! Vento ad 80 km/h e pioggia battente….non vorremmo proprio ritrovarci là in mezzo, quindi decidiamo di deviare verso nord e di seguire una strada parallela all’autostrada 10 che avremmo dovuto percorrere. Piove anche sul percorso alternativo, ma almeno il vento non soffia così forte. Procediamo tra le campagne allagate di pioggia, attraversiamo qualche centro abitato, attraversiamo gli stati di Mississippi, Alabama, Giorgia, mangiamo molte patatine fritte, biscotti e pop-corn poi finalmente arriviamo, dopo 10 ore di auto, a Tallahassee, la capitale della Florida. Dormiamo in un motel “Super 8” very chip e mangiamo degli ottimi filetti alla “Marie Steak house”, a due passi dal motel Comfort Inn ed a poche centinaia di metri dal nostro hotel. Continua a piovere a dirotto….che tempaccio!

24 Agosto 2008

TALLAHASSEE – MIAMI

Lasciamo la camera squallida e sporca del “Motel Super 8” per tornare a bordo di Jimmy…tutti e tre appassionatamente. Il tempo non è poi così migliorato, ma che dire…siamo in auto ed anche oggi ci aspettano un bel po’ di chilometri….nuvole o sole non fa poi tanta differenza. A metà strada ci concediamo una sosta al “Kennedy Space Center” di Cape Canaveral, la base aerospaziale della NASA statunitense. Vanni ci teneva molto ed anche Chiara, pur di ammorbidire il suo insopportabile capo con un gadget acquistato proprio qui, accetta di andare. Arriviamo nel primo pomeriggio già provati per i 450 km già percorsi, tra una sigaretta e l’altra, una chiacchiera ed un biscotto. La sosta alla base è una buona occasione per sgranchirci le gambe e, immersi in un caldo opprimente, divertirci un po’ nel vedere quanto gli statunitensi ce la vogliano raccontare circa le loro presunte escursioni sul nostro satellite Luna. Il centro è molto finto, ma questo non stupisce….entriamo dapprima nel padiglione che racconta della storia della scoperta del firmamento, con interessanti video di galassie e nebulose e missioni aerospaziali. Chiara e Vanni si divertono ad inserire il loro “passaporto dell’astronauta” in apposite macchinette disseminate lungo il percorso museale che stampano immagini ad inchiostro negli spazi rettangolari bianchi…escono contenti con il passaporto completo dei sette timbri stellari! Un pullman in partenza dal centro visitatori alle 3.30 ci accompagna al centro aerospaziale vero e proprio, là dove si assemblano gli shuttle e soprattutto dove vengono effettuati i lanci verso lo spazio….ma non entriamo mai davvero in contatto con l’essenza delle cose, ciò che ci viene mostrato è un filmato del lancio dell’apollo XI, proiettato in una grande sala arredata esattamente come lo era la sala di controllo nel 1967…..per rendere più emozionante la visione del filmato sono stati impiegati una serie di effetti speciali tra cui il tremolio dei vetri alle nostre spalle. Da quella sala una fila di transenne parallele spingono noi ed il resto del pubblico, in un ampio capannone interamente occupato dalla ricostruzione di un missile Jemini bello e possente …non mancano i negozi di gadget, la pizzeria, il bar e tutto quanto possa servire…Dalle vetrate del gigantesco capannone nel quale siamo, vediamo le due rampe di lancio, lontanissime….mi sono sembrate l’unica cosa autentica di tutto il tour. Alle 5.30 siamo di nuovo in viaggio verso Miami dove solo verso le 9 raggiungiamo il nostro “Sixty Sixty Resort” sulla Indian Creek Ave di Miami Beach. Le nostre camere sono piuttosto carine, e con terrazzo. Dietro i grattacieli intravediamo la spiaggia ed il mare, ad una cinquantina di metri da noi…. ma ci rendiamo subito conto di essere troppo lontani dal centro di Miami beach….e questo non ci piace affatto….è scomodo e non è trendy! Ceniamo benissimo in un pub poco lontano dall’hotel, da Norman’s. Sul grande schermo vediamo le belle immagini di chiusura delle Olimpiadi mentre affamati divoriamo le nostre insalate.

25 Agosto 2008

MIAMI

Alle 10 Chiara è già in fibrillazione, telefona alla nostra stanza, poi rassegnata esce per un giro di perlustrazione delle spiagge vicine…noi come sempre ce la prendiamo con molta calma e verso mezzogiorno ci ritroviamo per andare con Jimmy nel cuore pulsante di Miami Beach. Costeggiamo l’Indian Creek sul quale vediamo affacciarsi belle ville con motoscafo annesso, poi raggiungiamo la punta della penisola sulla Collins Avenue che ci colpisce per la bellezza degli edifici decò che vi si affacciano, colorati nelle tinte pastello ed articolati in svolazzanti pensiline e fieri frontoni geometrici. E’ così easy lo stile di questi edifici…..sembra la versione da spiaggia del prezioso decò europeo e newyorkese….come se geometrici castelli di sabbia si fossero materializzati lungo le strade di Miami Beach…. a due o tre piani, i prospetti ben disegnati ed i colori tenui degli elementi decorativi su campo bianco….bellissimi e divertenti, questi edifici contribuiscono a vivacizzare l’atmosfera già festosa e divertente di questa località di mare nella quale anche noi stiamo per immergerci. Parcheggiamo Jimmy, poi ci dividiamo i compiti….io e Chiara siamo addette alla ricerca di un hotel, questa volta in posizione strategica, per i prossimi giorni. Vanni va a cercare una bilancia da comprare per pesare il nostro bagaglio prima dell’imbarco…le due statue questa volta verranno con noi in Italia. In realtà io e Chiara ci perdiamo ad osservare i vari baretti e ristorantini che a quest’ora sfoggiano piatti carichi di pesce ed insalate, e non vediamo nemmeno un hotel sulla strada che in assoluto ne contiene di più al mondo….Vanni non trova la bilancia, ma trova l’”Hotel Ocean”, con una bella camera spaziosa che da domani condivideremo in tre e ad un prezzo piuttosto basso rispetto alla qualità del servizio. Io e Chiara, dopo la spedizione “andata a vuoto”, ripieghiamo nella vicinissima spiaggia dove per consolarci occupiamo un ombrellone e due lettini….poi facciamo un meraviglioso bagno nell’acqua verde e calda in attesa di Vanni che ci raggiunge con la bella notizia dell’hotel…..perfetto! Trascorriamo il pomeriggio tra bagni e sole sulla sabbia chiara e non troppo affollata di Miami….stiamo benissimo! Anche la spiaggia non è priva di oggetti architettonici divertenti…sono i punti di osservazione dei bagnini….rialzati su piccole palafitte rispetto alla sabbia, colorati e dalle volumetrie interessanti. Ne vediamo qualcuno nei pressi e naturalmente lo fotografiamo…..sono così originali! Verso le 18 Vanni torna a bordo di Jimmy nel lontano Hotel Sixty Sixty mentre io e Chiara ci fermiamo per un aperitivo in un bel localino su Ocean Drive ….Il mio gigantesco Mojito finisce con l’ubriacarmi…..ed anche Chiara mi aiuta nell’operazione….raggiungiamo, mezze brille, Vanni in hotel, poi dopo esserci riprese andiamo a cena nel ristorante sotto l’hotel Ocean …..così tanto per prendere confidenza con il luogo nel quale soggiorneremo per qualche giorno. E’ l’”Hostaria Romana”….con tovaglie a scacchi bianche e rosse, musica dal vivo rigorosamente italiana, una sorta di vecchio colonnato classico sul fondo e finti salami appesi alla tettoia. I camerieri parlano italiano….anzi romanesco e come loro la maggior parte dei clienti tra cui ecco apparire una stella del varietà…è Lopez, del trio Solenghi Marchesini. Mangiamo l’ottimo Red Snapper al forno e zuppa di mare ….bellissima serata ed atmosfera piacevolissima.

26 Agosto 2008

MIAMI

E’ il giorno del trasloco all’hotel Ocean, ma io e Vanni come sempre tergiversiamo fino alle 11 passate, mentre Chiara ha intanto raggiunto in autobus la spiaggia di fronte al nuovo hotel. Verso mezzogiorno tutte le valigie, compresa la big size rossa di Chiara sono nella nostra spaziosa 204 dell’hotel Ocean, la cui finestra affaccia sul patio a ferro di cavallo pieno dei tavolini del ristorante romano….la musica non manca…. entrano dalla finestra ermeticamente sigillata le note di orecchiabili canzoni italiane…anche molto datate, spesso napoletane… La camera è così grande che anche con la branda aggiunta per Chiara la sensazione di spazio rimane….è abbellita da un mobile a vetrinetta decò, da cornici bianche tra le pareti ed il soffitto, il pavimento di legno scuro e due tv a schermo piatto che potremmo far funzionare in stereo. Il nostro enorme letto appoggia su uno zoccolo più ampio che lascia scoperto uno scalino tutto attorno. Sulla testata di pelle trapuntata di colore avorio una serie di quattro quadretti orribili fa scendere leggermente il livello estetico della camera…..ma siamo proprio contenti di essere qui! Raggiungiamo Chiara in spiaggia, poi dopo un bel bagno decidiamo di andare insieme alla scoperta di altre zone famose di Miami beach….per esempio la Lincoln Rd dove a parte qualche edificio decò di pregio, sembra di essere in una strada commerciale di Rimini…. per via dell’atmosfera un po’ triste che vi si respira. Sopra di noi incombe il cielo plumbeo che ci costringe ad accelerare il passo…..rientriamo contente del poco shopping e dei begli edifici immortalati in un reportage fotografico da rivista di architettura….Ceniamo in un Sushi Bar delizioso al 1208 di Washington ave…si chiama Toni’s e mangiamo benissimo. Esordiamo con una insalata di avocado, tonno ed una salsina speziata, per poi continuare con le famose sea scallops con asparagi stufati ed il solito buonissimo sushi e rolls. Rientriamo in camera soddisfatti ad ascoltare, nostro malgrado fino a mezzanotte, la musica che il ristorante di sotto ci propina.

27 Agosto 2008

MIAMI

Seguiamo tutti direzioni diverse questa mattina…Chiara è in spiaggia a coltivare la sua tintarella, io esco a fare un ripassino delle architetture decò del quartiere, Vanni, contento della bilancia acquistata finalmente ieri sera, è in garage a pesare i nostri bagagli. Il caldo è soffocante anche oggi, quindi dopo la passeggiata sotto il sole ed un bel frullato di frutta con granita raggiungo Chiara sotto l’ ombrellone. La spiaggia è sempre piacevolmente ventilata e l’ombra abbatte la temperatura di diversi gradi….insomma stiamo benissimo in compagnia delle nostre chiacchiere e dei colori vivi delle postazioni dei bagnini, che come tanti piccoli capolavori di design punteggiano la spiaggia a distanza regolare. La sfumatura verde chiaro del mare in prossimità della battigia rende poi il quadro irresistibile….ma la nostra indole esplorativa ci spinge ad abbandonare il paradiso per andare in missione. La curiosità insaziabile rivolta all’ architettura decò ed il richiamo forte della spiaggia e del sole,  hanno finora circoscritto il nostro raggio d’azione alla sola Miami Beach….ma oltre la laguna sono tante le cose da esplorare, così raggiungiamo Vanni in hotel verso le 15 e poco dopo partiamo tutti insieme in missione a bordo del sempre più cigolante Jimmy.  Per raggiungere il centro città di Miami attraversiamo la laguna sulla panoramica Venetian Cosway, una strada che unisce le quattro piccole isole che occupano la parte sud della Biscayne Bay collegandole alla terraferma. Il tema veneziano ricorre anche nei nomi delle  isolette piene di vegetazione e di lussuosissime ville che vediamo passando…. I giardini delle ville  affacciano sull’acqua blu della baia e terminano con un piccolo pontile ed un adeguato motoscafo ormeggiato….è piacevolissimo vedere quanto certe persone riescano a spendere bene il loro denaro! Le isolette immerse nella laguna sembrano piccoli condensati di paradiso…..dotati di ogni possibile comfort e soprattutto della massima tranquillità. Alzando gli occhi  ed osservando davanti a noi ecco emergere all’orizzonte la bella skyline della downtown con i suoi svettanti grattacieli già visti sulle riviste di architettura di qualche anno fa….belli anch’essi e ricchi di scelte progettuali piuttosto divertenti….io e Chiara ne siamo conquistate ma passiamo oltre….Il nostro obiettivo non è questo bensì Villa Vizcaya….una favolosa villa del secondo decennio dello scorso secolo  fatta costruire in stile rinascimentale italiano da James Deering, un facoltoso uomo d’affari americano. Si affaccia sulla laguna ed è immersa in un incantevole giardino all’italiana curato e perfettamente progettato….se il Giardino dei Boboli di Firenze fosse così bello saremmo fortunati! Di fronte alla villa, è immersa nelle acque della baia, una incredibile chiatta di pietra ingentilita di sculture a tutto tondo e ad altorilievo….il tema veneziano viene ripreso nei ponticelli e  nei caratteristici pali a strisce colorate immersi nell’acqua che inquadrano i lontani grattacieli di South Beach. Dopo l’idilliaca passeggiata nel giardino all’italiana tra l’incredibile varietà di orchidee, le scalinate, i giardini segreti, le vasche d’acqua e le aiuole disegnate in modo da sottolineare la vista prospettica sulla villa…ci ritroviamo tutti e tre nei pressi dello shop  vicino all’uscita….sono già le 5 passate e la villa ha già chiuso i battenti. Una breve sosta all’Hotel Four Seasons ad ammirare le due famose sculture di Botero che ritraggono Adamo ed Eva con qualche chilo di troppo…e siamo di nuovo ad attraversare la laguna tra le tante isole abitate di questa città visceralmente legata al mare. La serata di oggi ci riserva una sorpresa annunciata. Qualche giorno fa una mail di Catia e Paolo ci informava della presenza a Miami di un loro amico di Ravenna ora cittadino del mondo ma stanziale a Miami da un paio di anni…..naturalmente io e Chiara iniziamo a fare qualche fantasia su Brando…chissà come sarà? Chiara già teme una serataccia perché è lui a proporsi per la scelta del ristorante e si sa…Chiara è piuttosto esigente e non vorrebbe uscire dal nucleo Vip di Miami Beach! Arrivati all’altezza della 89° St. entriamo al Condominio “Rimini  Beach” dove Brando ci sta aspettando affacciato al terrazzo del terzo piano….saliamo e rimaniamo piacevolmente sorpresi dalla squisita ospitalità  e dalla simpatia di Brando che non è nemmeno un brutto ragazzo. Dopo un brindisi e due chiacchiere ci avviamo in taxi al ristorante prescelto…è una steak house argentina il cui nome divertente rende giustizia alla qualità del cibo e del locale…”Las Vacas Gordas” ( 933 Normandy Drive), ovvero “le vacche grasse”, ci delizia con succulente salsicce e filetti, ottimo vino rosso ed un dolce talmente buono da commuoverci….il pan dulce flambè che la simpatica cameriera paraguaiana infiamma sul nostro tavolo. Sediamo all’esterno, sui tavolini che danno sulla piazza con palme ed obelisco, ma anche l’interno del ristorante ha un suo carattere. Felici dell’ottima scelta di Pierpaolo  e della vivace serata rientriamo tardi in hotel che però raggiungiamo in taxi, lasciando Jimmy nel parcheggio di Pierpaolo…meglio non rischiare di incorrere in un controllo della polizia!

28 Agosto 2008

MIAMI

Dormiamo poco ed alle 9.20 partiamo in taxi verso l’aeroporto….il volo per New York di Chiara partirà solo dopo mezzogiorno, ma il check-in con i bagagli al limite del peso consentito giustificano un certo anticipo…non si può mai sapere! Infatti poco dopo siamo tutti e tre davanti alle due valigie aperte per trasferire qualche peso da una parte all’altra….sono diventati così fiscali! Chiara è stata gentile a farsi carico di una parte del nostro bagaglio…qualche grosso libro e vecchie guide di paesi già visitati viaggeranno con lei fino a Bologna nel trolley di Vanni….un bel sollievo per noi che dovremo viaggiare con le due statue colombiane ed i pezzi meccanici recuperati da Carolina! Torniamo in hotel talmente distrutti dalle poche ore di sonno che Vanni crolla di nuovo sul letto ed io raggiungo il più vicino beauty center per un manicure e pedicure che mi rilassano al massimo. Una visita alla downtown di Miami ed a Little Havana, che però non ha nulla di bello da mostrarci, e siamo di nuovo in hotel, come due fantasmi vaganti…. Rinunciamo a raggiungere Brando per la cena per la quale ripieghiamo invece alla sottostante Hostaria Romana. La serata scorre tra un piatto di spaghetti troppo al dente ed una passeggiata su Ocean Drive ad ammirare i begli edifici decò illuminati a tinte forti. Rientriamo ancora presto nel caldo umido della camera senza aria condizionata…non funziona più e l’hotel non dispone di tecnici in grado di intervenire fino a domani mattina…sob….il mio bucato a mano non si asciugherà mai!

29 Agosto 2008

MIAMI

Dopo il recupero di questa notte siamo pronti per una ulteriore missione esplorativa della downtown di Miami…ci dà un certo piacere attraversare la laguna tra Miami Beach e Miami, per la bella skyline che ogni volta ci si propone e per le isolette residenziali sulle quali non ci stanchiamo di osservare le belle ville con giardino e pontile. Il primo obiettivo è quello di raggiungere il bellissimo edificio che fu del narcotrafficante colombiano Pablo Escobar …è così bello che sembra appena scivolato dalle pagine patinate di una rivista di architettura. Una delle caratteristiche dell’edificio è un’asola rettangolare vuota ritagliata al centro del parallelepipedo specchiato…contiene una palma ed una scala a chiocciola rossa. Adoro questo edificio! Scatto qualche foto sotto la pioggia di questa giornata più variabile del solito e poi proseguiamo verso Nord….visto il clima abbiamo deciso di visitare il MOCA, il museo di arte contemporanea di Miami. Attraversiamo aree suburbane nelle quali gli edifici rarefatti sembrano negare l’ idea di città….luoghi un po’ deprimenti e di nessun interesse…quello che stupisce è perché abbiano scelto un luogo così periferico come sede di un museo! La mostra dedicata all’arte che si esprime circa il fenomeno musicale, non ci fa impazzire…se non una installazione di pannelli che variamente sospesi in una stanza proiettano le immagini di musicisti alle prese con strani strumenti musicali , accompagnati da una cacofonia di suoni che trovo piacevolissima. Un bagno in spiaggia ed è quasi l’ora di raggiungere Brando per un tramonto sulla baia con aperitivo….ma il cielo nuvoloso ci fa cambiare programma ed è di Brando l’idea di andare all’Harbor Shops Mall, il centro commerciale più esclusivo di Miami Beach dove la griffe meno esclusiva è Cartier! Esordiamo con un salto da Hermes, dove Vanni si innamora di un originalissimo backgammon di cuoio che si chiude a rotolo, e di un piatto da portata da 2.500 $…..continuiamo il gioco della ricerca del backgammon più prezioso che il mercato locale possa offrire, entrando da Louis Vuitton, dove il pezzo costa la bellezza di 14.000 $….una follia! …ancora qualche vetrina poi si va a cena. Dopo il bel localino propostoci l’altra sera ci affidiamo sereni alla scelta di Pierpaolo che infatti si rivela ancora una volta strepitosa….…. un paio di cameriere cubane carine e sorridenti ci invitano ad accomodarci al tavolo del “Ristorante Fifi’s, al 6934 di Collins Ave. L’ambiente è arredato in modo semplice ma piacevole, pochi tavoli, colori sobri, luci perfette…. poco dopo ci spostiamo in uno stretto corridoio adiacente alla cucina per scegliere tra le aragoste ed i pesci quelli dai nomi impronunciabili che mangeremo…Gli antipasti invece saranno la nostra sorpresa …. Pierpaolo ne ordina di tre tipi, uno più squisito dell’altro… cominciamo con un Ceviche di gamberi e tonno, proseguiamo poi con una Tempura di gamberi condita con una meravigliosa salsa a base di maionese leggera addizionata con un goccio di salsa di soia, poi le meravigliose Sea scallops con funghi e salsa, la stessa leggerissima della tempura. Siamo conquistati dal cibo meraviglioso e dalla cortesia delle cameriere bellocce e veloci….ed anche il conto di circa 100 $ a testa ci sembra equo data la qualità del cibo…. il dolce è offerto dalla casa! Lasciamo Pierpaolo al suo venerdì sera da single salutandolo appena fuori dal ristorante….con un taxi raggiungiamo l’Hotel Ocean ormai familiare come casa, poi dopo le nostre coccole inseriamo i tappi e crolliamo a dormire.

30 Agosto 2008

MIAMI – KEY WEST

Lasciamo definitivamente la camera dell’Ocean appena in tempo sul check-out delle 11….mi dispiace lasciare questo hotel, confortevole ed in posizione strategica, ma l’obiettivo delle Lower Keys giustifica qualsiasi dipartita. Sono le isole più a sud degli Stati Uniti …tanti piccoli atolli tutti allineati a formare un ampio arco immerso nel mare verde smeraldo del golfo del Messico. Raggiungiamo in un’oretta la prima isola, Key Largo e con essa la strada che collega gli atolli più grandi con lunghi ponti fino a Key West, l’isola più estrema, che dista poco più di 100 km da Cuba. Intanto il tempo è peggiorato fino ad oscurare il cielo….anche se lontano l’uragano Gustav sparge maltempo in un raggio di centinaia di chilometri e noi gli stiamo praticamente andando incontro. La pioggia finisce col nascondere la strada e noi rallentiamo fino quasi a fermarci….non è certo il clima ideale per raggiungere le isole, ma la nostra indole di nomadi ci spingeva a lasciare Miami, ad ogni costo, per esplorare nuovi territori…Dunque éccoci qua…circondati da un paesaggio meraviglioso che però non riusciamo quasi a scorgere, con la pioggia battente lanciata a raffiche dal vento forte che nasconde ogni cosa. Verso Key West un notevole miglioramento ci consente finalmente di ammirare il colore del mare verde chiaro e la vegetazione rigogliosa di palme e mangrovie….poi il centro abitato della città vecchia sulle cui strade, parzialmente inondate dall’acqua del mare e da quella piovana, si affacciano tra gli alberi le belle casette di legno colorate o bianche, con porticato o lisce, scrostate dal tempo o perfettamente tenute. La strada topica ci rendiamo subito essere la Duval, per il numero di persone che vi circolano nonostante il maltempo e per i localini i negozi e le gallerie che ne occupano i piani terra. E’ davvero invitante questo piccolo centro storico così cerchiamo un hotel nei pressi….Considerando che la spiaggia, invasa dalle onde, oggi è improponibile, non ci resta che fare qualche passeggiata….. non c’è poi molto da fare qui. Troviamo una camera graziosa al “Southernmost Hotel” (www.southernmostresorts.com) che in bassa stagione si propone al costo di 110 $ contro i 400 $ dell’alta stagione invernale! Una follia se rapportata allo standard dell’hotel. Usciamo subito….armati di ombrello e di tanta curiosità esploriamo la Duval Ave passeggiando tra le persone fradice, che senza ombrello procedono senza fretta, e tra gli ombrelli di quelle meno temerarie. E’ così amena questa strada stretta, segnata dalle palme e dal carattere così caraibico ….alcuni bei negozi e numerose gallerie d’arte rendono interessante la passeggiata e le casette di legno diverse l’una dall’altra sono estremamente scenografiche. Passeggiamo trattenendo a fatica l’ombrello, ma un ulteriore miglioramento ci consente di procedere liberi dallo scomodo riparo e di soffermarci con più calma sui colori invitanti delle vetrine….A forza di vedere gente con la bottiglia di birra in mano viene sete anche a noi …così ci fermiamo per l’aperitivo in un piccolo bar ad angolo addossato sul lato di un edificio. E’ coperto da una tettoia ed ha pochi sgabelli, quasi tutti occupati, attorno al bancone.. Una signora con i capelli raccolti in una coda di cavallo e dall’aria fricchettona ci serve un Margarita ed una birra….poi cedo ancora incuriosita da un cocktail al pompelmo rosa buonissimo…a questo punto occorre aggiungere al menu qualcosa di solido. La pizzeria al taglio nell’angolo qui di fianco è comodissima e la sua pizza leggera e squisita. Rientriamo definitivamente in hotel felici ed un po’ umidi.

31 Agosto 2008

KEY WEST – MIAMI

Il cielo è migliorato oggi, il sole esce a tratti tra le nuvole bianche ma il vento che soffia fortissimo piega le palme e rende impraticabile la spiaggia dove più che la sabbia, inzuppata d’acqua, vola l’acqua salata del mare in burrasca….le strade sulla costa sono sempre più allagate e noi decidiamo di tornare a Miami allontanandoci dall’uragano Gustav quanto più possibile. Percorrendo a ritroso la strada di ieri, riusciamo a godere del bel paesaggio. Il colore del mare, acceso dal sole nelle sfumature del verde e dell’azzurro, i piccoli atolli coperti di mangrovie, un faro dal colore indefinibile, i pontili affollati di pescatori e le casette sulle isole, immerse nella vegetazione e circondate dalle barche…sono un piccolo paradiso queste Keys! Ci fermiamo sul mare di Islamorada, dove al Raw bar assaggiamo un’insalata con tonno mantecato davvero buona per quanto indigeribile. La mia voglia di vedere qualche pesce colorato non tramonta nemmeno di fronte al mare in burrasca e così mi informo presso l’ “Holiday Isle dive shop” che organizza immersioni e snorkeling….ma nulla da fare…il mare agitato ha reso torbida l’acqua e inutile qualsiasi escursione in mare finalizzata all’osservazione dei pesci. Arriviamo a Miami dopo un giro di ricognizione al desk Lufthansa in aeroporto…. dal quale usciamo con la notizia, fresca di giornata, dell’aumento del sovrapprezzo da 50 a 150 $, per la spedizione della statua di 31 kg…. poco male….Quasi a compensare arriva subito dopo la buona notizia di Pierpaolo, sentito nel frattempo, che ci conferma la disponibilità di un appartamento vista mare tutto per noi all’undicesimo piano del “Rimini Beach”, il palazzo dove abita lui a Surfside….lo occuperemo per una settimana al costo contenuto di 450 $. .che meraviglia….non capita spesso di sentirsi come a casa a Miami! La sorpresa non proprio bella arriva dopo, quando una volta entrati constatiamo che l’appartamento è da pulire. Brando gentilmente ci aiuta passando l’aspirapolvere sul tappeto del soggiorno con angolo cottura…io intanto pulisco bagno e antibagno mentre Vanni mette sul letto le lenzuola pulite gentilmente offerte da Pierpaolo, unitamente a qualche asciugamano e tutto il kit necessario per la pulizia della casa, aspirapolvere compreso. Inizia per me l’emergenza pulizia….detesto trovarmi nella sporcizia di sconosciuti e tutti i miei sforzi sono ora dedicati a rendere confortevole questo appartamento spoglio e sporco ma con una bellissima vista sul mare, vicinissimo, qui su un lato e la laguna disseminata di isole dall’altra….più oltre i grattacieli della downtown sono resi sfuocati dalla distanza. La comodità di avere la spiaggia a dieci metri dal portone del “Rimini Beach” ci ripagherà presto del sacrificio delle pulizie di casa che non possono prescindere da una pulitina sommaria alla grande porta finestra del soggiorno resa opaca dalla salsedine….perchè perdere la bella vista? Pian piano prendiamo possesso degli spazi mentre al notiziario in tv apprendiamo dell’evaquazione della nostra amata New Orleans sulla quale domani mattina dovrebbe abbattersi la furia dell’uragano Gustav. Ne siamo davvero dispiaciuti! Nella conquista dei vari angoli della casa arriva per ultima quella del divano d’angolo che dopo un paio di lavatrici riusciamo a ricoprire di lenzuola pulite…..la casa è nostra ora ed io mi sento finalmente libera di appoggiarmi ovunque. Usciamo a cena con Pierpaolo, che ci ha praticamente adottati, ed una coppia come ce ne sono tante qui….sono due ragazzi sui trent’anni, gay e da poco sposati a Boston….sono tenerissimi ed io contenta che qualche stato nel mondo consenta loro di coronare con il matrimonio l’ amore tra persone dello stesso sesso. Nonostante la sua borsettina Louis Vuitton, Russel guida come un pilota di formula 1 la sua mercedes coupé mentre Jack al suo fianco lo guarda con occhi sognanti…scorgere l’amore nello sguardo di qualcuno è sempre bello al di là del sesso. Ceniamo al ristorante “Adriana” al 9477 di Harding Ave, vicinissimo allo sciccosissimo Bal Harbor Mall dell’altro giorno. All’interno ci accoglie l’atmosfera vagamente sofisticata dei ristoranti alla moda con un menu che spazia dai piatti di cucina internazionale a quelli con contaminazioni peruviane. Non male. Rientriamo al “Rimini Beach” in tarda serata, alla velocità degna di un circuito.

01 Settembre 2008

MIAMI

L’operazione di rifornimento di dolcetti, carta igienica frutta e fiori avviene nel supermercato a due passi dal ristorante di ieri sera….il lungo bancone gastronomia fa impennare la nostra salivazione ma stoicamente passiamo oltre, verso il più sano reparto frutta e verdura dove ci riforniamo dei frutti più prelibati per le nostre colazioni. Facciamo una buona scorta di dolcetti e due mazzi di bellissimi fiori gialli che finiranno immersi nel contenitore di plastica ripulito del detersivo Tide. L’appartamento non è più lo stesso con questa esplosione di gialli e la frutta sparsa sulla penisola della cucina. Tergiversiamo ancora un po’ in casa poi scendiamo già in costume da bagno per raggiungere la spiaggia …che comodità! Il vento forte solleva le numerose vele colorate dei Kay surf, appesi alle quali impavidi surfisti sembrano volare sulle onde….pochi ombrelloni aperti e pochi bagnanti….ci tuffiamo nelle acque piacevolmente tiepide dell’atlantico per un bagno ristoratore, poi stesi sulla sabbia ascoltiamo il piacere di essere qui. Pierpaolo ci prepara una cena squisita nel suo appartamento che profuma di incenso ….rigatoni al ragù , carne alla griglia e verdure. Poi ci perdiamo tra le note dei brani rock più belli del suo I Pod che ballicchiamo o semplicemente ascoltiamo tra una chiacchiera e l’altra…trascorriamo una. bellissima serata casalinga che ci voleva proprio dopo quasi tre mesi ininterrotti di ristoranti .

02 Settembre 2008

MIAMI

Riscopro finalmente il piacere di una colazione ricca di frutta fresca mentre Vanni sembra aver riscoperto il piacere della spiaggia e di qualche breve bagnetto tra le onde verde smeraldo di questo incantevole mare….oggi la spiaggia è deserta, giriamo le spalle agli alti edifici sulla costa e ci concentriamo sulle fregate che passano volando in piccoli gruppi ed i piccioni che si mescolano ai numerosi gabbiani . Non c’è nient’altro che questo, ed una protuberanza di grattacieli lontani verso nord. Un po’ di sana lettura e rientriamo paonazzi, il sole qui scotta da morire ed anche la protezione 50 non mi consente di rimanere al sole per più di un’oretta alla volta….per poi tornare nell’aria fresca del nostro appartamento aria-condizionato. Oggi, con qualche giorno di anticipo, inizia il lungo rituale della preparazione dei bagagli di cui Vanni va pazzo….con la bilancia sempre a portata di mano depone sul tappeto le valigie sedimentate nel bagagliaio di Jimmy, le apre, ed inizia a sperimentare tutti gli incastri possibili per trasportare in Italia la maggior quantità di cose che rientrino nei 4 colli da 23 kg consentiti e i due bagagli a mano che però devono pesare meno di 8 kg. Sembra facile solo perché chi legge non ha idea della mole di oggetti che si sono stratificati nel tempo su Carolina prima e su Jimmy poi. A complicare ulteriormente le cose ci sono i pezzi di ricambio che Vanni ha tolto da Carolina per poter riparare Gazelle in Africa….che consistono in un semiasse della lunghezza di 120 cm e altri due ingranaggi che pesano complessivamente 16 kg….per non parlare delle grandi pigne di sequoia e della corteccia di betulla che numerosi cartelli vietavano di raccogliere dal “Sequoia National Park” e che noi invece vorremmo addirittura portare con noi in Italia. Nella peggiore delle ipotesi penseranno che gli ingranaggi dell’auto siano parti di bombe, che le due statue colombiane siano pezzi d’antiquariato o falsi pieni di cocaina e che le pigne siano effettivamente quelle che non si potevano raccogliere nel parco….quindi torneremo con i soli bagagli a mano! Ma se andrà bene potremo arricchire la nostra collezione di “oggetti dal mondo” con alcuni pezzi piuttosto belli. Dopo un paio d’ore di gioco con le valigie usciamo per un “tramonto sulla laguna” con Pierpaolo, una sua collega californiana di ritorno dalle Bahamas e la sua famiglia. Io, che nel frattempo ho avuto uno dei miei soliti attacchi, mi sento a pezzi e per nulla in vena di socializzare in inglese con questa coppia ed i loro due figli già grandini, inoltre una maldestra posizione a tavola mi vede lontana sia da Vanni che da Pierpaolo con i quali avrei almeno potuto scambiare due parole in italiano….Insomma a parte il bel tramonto abbozzato di colori rossicci che vediamo uscire dall’orizzonte nuvoloso, e la bellezza del luogo, una grande capanna aperta su uno dei canali della laguna nei pressi di Hollywood, la serata trascorre per me all’insegna della totale chiusura nei confronti degli altri. Mentre mangio i miei rolls giapponesi e bevo il mio mojito ostentando il mio silenzio… gli altri si divertono a chiacchierare di politica americana e di altro. Che noia di serata per me….poi finalmente verso le 10 torniamo a casa per un dolcetto e due coccole.

03 Settembre 2008

MIAMI

Oggi scendo in spiaggia armata di pinne e maschera per cimentarmi in una nuotata seria tra le onde dell’Atlantico. La corrente è forte e le onde tendono a buttarmi sulla battigia, ma riesco a nuotare per un centinaio di metri ed a tornare alla postazione di Vanni che intanto si lancia in qualche flessione e piegamenti per rimanere in forma. Anche oggi siamo pressoché soli di fronte all’incredibile colore verde del mare ondoso ed è fantastica la leggera brezza che ci solleva in parte del calore del sole. Vanni legge un libro in spagnolo che gli ha prestato Pierpaolo, è la storia di Pablo Escobar, il narcotrafficante colombiano, raccontata da Virginia Vallejo che lo ha amato per molto tempo…..da comprare! Rientriamo per una doccia poi usciamo di nuovo. Vanni si ferma dal barbiere per un servizio completo di capelli, barba, manicure e pedicure, mentre io lo aspetto bevendo un drink e mangiando un Tiraditos di pesce crudo da Adriana, il ristorante sulla Harding dell’altra sera. Insieme andiamo al vicino negozio Hermès per l’acquisto del profumo preferito da Brando ed un paio di foulard coloratissimi per le nostre madri. Stremati dall’incompetenza dei commessi usciamo dopo una mezzora con i nostri pacchettini arancioni…ma il servosterzo di Jimmy non funziona e non riusciamo ad uscire dal parcheggio. Rientriamo in taxi e subito ci intrufoliamo nell’appartamento di Pierpaolo per dargli il meritato regalo…. ne è entusiasta, ma non noi che vediamo uscire dal pacchetto un astuccio d’acciaio, che non avevamo chiesto, contenente l’essenza del profumo che gli piace, anziché l’eau de parfum che pensavamo di aver acquistato….che imbranati quei due commessi! Vanni inviperito vorrebbe tornare indietro a cambiarlo….ma poi lasciamo perdere ed accettiamo di buongrado l’invito a cena di Pierpaolo. Intanto la tv mostra che un paio di uragani si stanno incrociando su Miami….si chiamano Hanna ed Ike ….và a finire che saremo evacuati anche noi! Raggiungo Vanni e Pierpaolo scendendo qualche piano in ascensore, stiro un paio di camicie di Vanni sul simpatico asse da stiro che Pierpaolo dice a ragione essere quello di Barbie, poi assaggiamo i tagliolini immersi nel brodo squisito che ha preparato lui….proseguiamo la serata in salotto tra chiacchiere e barzellette….. quello che percepisco è che Pierpaolo non si vuole abbastanza bene.

04 Settembre 2008

MIAMI

Mi sveglia un ticchettio insistente alla porta che sento nonostante i tappi….è Vanni che rientra dalla missione Jimmy, poi esce immediatamente per cercare di convincere un meccanico ad andare con lui a sostituire la cinghia che si era rotta ieri…..mi racconterà poi che quel piccolo pezzetto di plastica gestisce oltre al servo sterzo, anche il generatore, il condizionatore, la ventola dell’aria e la pompa dell’acqua….considerando che per me il funzionamento di un ‘automobile rappresenta ancora un mistero inspiegabile, sapere che questa piccola cinghia gestisce tante funzioni ha l’aria di un piccolo miracolo. Contenta di sapere che siamo ancora auto muniti mi dedico alla preparazione dell’insalata di frutta arricchita con un Activia alla vaniglia….una squisitezza! Andiamo in spiaggia nonostante il cielo nuvoloso. La temperatura è perfetta e solo un kai surf spiega la sua mezzaluna colorata al vento che certo oggi non manca. Assistiamo ai voli acrobatici del ragazzo appeso alla sua vela, mentre i granelli di sabbia ci levigano la pelle. Qualche esercizio di addominali poi rientriamo. Per la cena raggiungiamo Pierpaolo poco dopo le 7 proponendogli il sushi da Toni’s a South Beach dove avevamo mangiato benissimo, ma cediamo subito di fronte alla sua controproposta di andare in un sushi più vicino verso il quale ci avviamo a bordo di Jimmy. Siamo nella piazza triangolare con palme ed obelisco dall’aria molto sudamericana della nostra prima sera insieme….proprio di fronte al ristorante “Las Vacas Gordas” che ci aveva deliziato del suo churrasco. Entriamo nel piccolo ambiente scuro del “RK – Katana Japanese Restaurant ”, al 920 di questa piazza senza nome….forse si tratta sempre della 71 street. All’interno l’attenzione cade immediatamente sull’unica cosa illuminata…. un banco piastrellato di forma ovale attorno al quale sono seduti i clienti. La cosa incredibilmente originale di questo posto è il sistema di esposizione dei piatti che scorrono non su un classico rullo, bensì su barchette di legno trasportate dal flusso d’acqua del piccolo canaletto largo circa 25 cm e rialzato di circa quaranta sopra il piano dove si mangia. Il meccanismo è semplice ed invitante….all’altezza degli occhi dei commensali seduti sfilano le barchette che trasportano piattini di diversi colori recanti gli stuzzicanti assaggi di cibo giapponese. Al volo si afferra il piattino, lo si appoggia sul banco e se ne mangia il contenuto. Ad ogni colore è associato un prezzo, il conto è la somma dei colori. Ma che bel gioco! Usciamo pieni come otri dopo aver accatastato un buon numero di piattini davanti a noi…..che sistema geniale! Si potrebbe esportare anche a Venezia, mettendo il cibo su piccole gondole, o ovunque nel mondo e con qualsiasi tipo di cibo freddo. La sosta da Pierpaolo nel dopo cena è diventata un nostro piccolo rito…ci accomodiamo sul divano ed osserviamo sbalorditi il discorso di McCain di fronte ai suoi sostenitori. A parte la scarsa capacità dialettica che si evince nel suo discorso vuoto di contenuti e di programmi, quindi estremamente retorico, la cosa che ci colpisce è l’atmosfera da terzo Raight che incalza con il fluire delle parole. Fatta di cori inneggianti – USA USA USA -, mentre lui aizza il pubblico urlando – combattere combattere combattere!- se solo riuscissero ad osservarsi così come lo stiamo facendo noi, impietriti di fronte a tanta vuota aggressività. Cosa potrà mai fare un presidente ex militare dell’esercito statunitense, un uomo che fu prigioniero per anni dei vietkong….quindi traumatizzato ed incattivito, se non spargere per il mondo ancora guerre e violenza….se vincerà lui questo sarà come un quinto mandato Bush. Per gli USA, già in piena crisi, non ci saranno speranze di crescita né di cambiamento e questo rappresenterà un disastro per il mondo intero. Speriamo che vinca Obama….sarà un bene per tutti.

05 Settembre 2008

MIAMI

Il mare oggi sembra disegnato con il pennello….di un magnifico azzurro che gradatamente sfuma nel blu dell’orizzonte. L’aria tersa rende tutto più vicino e mentre passeggio sul bagnasciuga, con la fatica di chi affonda ad ogni passo dentro la sabbia, osservo i gabbiani che raccolti in gruppi sembrano anch’essi in piena campagna elettorale per i continui cinguettii che emettono. Il mare è stranamente piatto e non tira vento, solo una leggera risacca scivola sulla sabbia dorata fino a bagnarmi le caviglie mentre procedo verso i grattacieli lontani, a sud. Ci sono pochissime persone anche oggi, in questa spiaggia semiprivata frequentata quasi esclusivamente da chi abita negli edifici che vi si affacciano, regna sovrana la tranquillità. Invogliata dal mare piatto salgo a prendere pinne e maschera per poi tuffarmi nell’acqua lattiginosa, vicina a riva, per una bella nuotata. E’ come essere immersi in un cocktail di latte di cocco e Curacao….non si vede nulla se non il denso colore azzurro dell’acqua…ma non sembrano esserci pesci da vedere qui…. quindi procedo fino alla vicina guardiola del bagnino di salvataggio per poi tornare affaticata per lo scarso allenamento. La sorpresa è l’arrivo di Vanni. Ci incrociamo in mare, poco dopo il suo tuffo….due giochi e qualche chiacchiera poi saliamo insieme sulla sabbia dove accanto al mio pareo riposa il Corriere della Sera di ieri, fresco solo dell’acquisto….il primo in tre mesi che ci capita di leggere….e, come sempre, una delusione. Come può essere una notizia da prima pagina il fatto che il ministro della giustizia francese, la signora Rachida, sia una single incinta e che Aznar dica che non è lui il padre….se volessi leggere queste cose prenderei novella 2000 e con dovizia di particolari mi gusterei il pettegolezzo. Come siamo caduti in basso! Ma torniamo a noi….verso le 4 ci raggiunge in spiaggia anche Pierpaolo per una lezione di backgammon, qualche bagno ed un po’ di sole. Si sta benissimo oggi…solo a tratti il silenzio è interrotto dal rumore dei flessibili che tagliano lastre di lamiere zincate….si stanno tutti mobilitando per l’arrivo imminente dell’uragano Ike che è già una preoccupante categoria tre….Quando saliamo dalla spiaggia l’ampia porta vetrata del nostro condominio “Rimini Beach” è già stata completamente chiusa dalle lastre , così come molte delle pareti vetrate ai vari piani dell’edificio. Insomma siamo in piena emergenza uragano e non ci resta che passare dalla porticina sul retro…..andiamo a prepararci per la gran soirée al ristorante italiano “Il Mulino” ( www.ilmulino.com) che dopo New York, Tokyo, Chicago e Las Vegas, ha aperto anche qui a Miami. Per l’occasione rispolvero il mio abitino di chiffon azzurro ed i braccialetti coordinati…..certo i sandali sono quelli guatemaltechi di cuoio che uso per andare in spiaggia…ma non si può essere perfetti! Partiamo con leggero anticipo, poco dopo le 7, per gustare un aperitivo nell’altrettanto esclusivo bar sulla spiaggia annesso, dove occupiamo una serie di poltroncine con cuscini rossi attorno ad un tavolino chiaro. Siamo su un prato un po’ sciupato a ridosso della spiaggia, protetti dalle palme che si muovono appena, sollecitate dalla brezza leggera di questa serata perfetta. Alle nostre spalle il tramonto è coperto dal grattacielo che contiene al piano rialzato anche il nostro ristorante. Stiamo benissimo. Ad una decina di metri da noi, un paio di ragazzi, illuminati dalle luci colorate dei riflettori, suonano alcune vecchie canzoni di Sting mentre il pubblico sembra non ascoltarli, tutti presi come noi dalle chiacchiere e dagli esotici drink freschi e saporiti. Poco dopo l’imbrunire entriamo nell’ambiente piuttosto elegante del ristorante. Niente tovaglie a quadretti qui, ma che peccato per quella serie di lampadari di ferro a elementi concentrici che sembrano appena usciti da un castello! Basse boiseries di legno scuro segnano le pareti chiare. Al tavolo un’ impeccabile tovaglia bianca, un piccolo fiore ed un’ ampolla di olio d’oliva. Adoro la sorpresa dei piccoli antipasti serviti prima dell’ordinazione…..zucchine fritte, bruschette al pomodoro, salame San Daniele ed una generosa porzione di formaggio grana, direttamente scavato in un pezzo di forma, finiscono col diluire il nostro appetito. Vanni ordina una bottiglia di Sangiovese mentre attenti ascoltiamo Tino che enuncia i piatti consigliati….Prosciutto, melone e mozzarella per Vanni, tortelli alla salsiccia con condimento di pomodoro e capperi per me e Pierpaolo, per poi proseguire con un filetto alle patate e funghi porcini….ma a parte la bontà della carne, i tortelli sono troppo al dente e la sfoglia troppo grossa….per non parlare del mio dolce all’ananas che altro non è che un preconfezionato dell’”antica cremeria” che da noi si trova in qualsiasi bar. Insomma la qualità del cibo non è stata dal mio punto di vista così eccelsa da giustificare il conto salatissimo di 540 $. Certo la degustazione finale di grappe, preparate dal cameriere Tino, ha rallegrato gli animi e messo a dura prova l’equilibrio di Vanni che in uscita ondeggiava sospeso tra l’estasi e la nausea. La conoscenza di un paio di belle ragazze, rapidamente agganciate all’uscita del ristorante dal nostro amico single, ha riacceso la serata ormai alla fine. Dorine, canadese di origine portoghese, affascinante e mediterranea, e Margarite, svedese di Miami, condividono con noi una serie di fette di torta al cioccolato, risate e chiacchiere di conoscenza reciproca. Sono simpatiche, eleganti ed affascinanti…spero che Pierpaolo non si lasci sfuggire Dorine.

06 Settembre 2008

MIAMI

La confusione in soggiorno rivela la partenza imminente. Sportine di plastica, sacchetti vuoti e pieni, pigne, cortecce di betulla e le valigie che comprendono ora anche i due pesanti trolley delle statue di pietra colombiane recuperati per la pesatura dal bagagliaio di Jimmy. La giornata scorre nel torpore di chi, sentendosi già un pò a casa, non ha più molto entusiasmo nel vivere il presente altrove. Se aggiungiamo a questo i postumi della serata di ieri non stupisce che Vanni resti disteso sul divano tutto il pomeriggio ed io mi decida ad uscire per una passeggiata sulla spiaggia solo verso le 18, quando ormai le ombre lunghe degli edifici coprono parte della bella sabbia chiara del bagnasciuga sul quale cammino faticosamente verso i grattacieli irraggiungibili laggiù all’orizzonte. Nemmeno l’appetito che riaffiora verso sera riesce a convincere Vanni ad uscire….e nemmeno io ho più voglia di ristoranti. Ancora una volta il gentile Pierpaolo ci viene incontro proponendosi con un risotto al parmigiano ed una fettina di carne. Trascorriamo la serata come vecchi amici che si ritrovano per un backgammon ed una cena dopo una serie di giornate condivise….senza molte parole ma con la serenità di chi non deve essere simpatico a tutti i costi. Ci congediamo presto, dopo aver ascoltato l’ennesimo discorso delirante di McCain. L’appuntamento è per domani mattina alle 11.30 quando raggiungeremo, tutti e tre insieme, l’aeroporto.

07 Settembre 2008

MIAMI – BOLOGNA

Il taxi si dirige spedito verso il vicino aeroporto che raggiungiamo in una mezz’oretta accompagnati dalla bella giornata di sole. Il distacco da Miami è mitigato dalla certezza del nostro prossimo ritorno, probabilmente tra un anno…solo così riusciamo a lasciarla senza troppi rimpianti mentre l’auto ci allontana dal mare, dalle palme e dalle belle isolette ….siamo stati davvero bene qui! Con un caloroso saluto ci congediamo anche da Pierpaolo che parte diretto a Seattle per impegni di lavoro… mentre noi rimaniamo ancora per un po’ a bordo dell’auto gialla che si fermerà poco dopo in corrispondenza dei voli internazionali Lufthansa. Ci viene addebitato il sovrapprezzo di 150 $ per l’eccesso di peso di una delle due statue, poi le nostre valigie partono trasportate dal rullo nero….speriamo che non ci chiamino per accertamenti sul contenuto dei bagagli….sarebbe una bella seccatura dover dimostrare l’indimostrabile! Invece tutto scorre liscio e noi ci imbarchiamo sereni per il lungo volo verso casa.


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