10 Novembre 2005

BOLOGNA – BUENOS AIRES

Che fatica 12 ore di volo tutti pigiati nelle poltroncine dell’economy! . Eppure il viaggio è stato perfetto..una continua serie di coincidenze che si sono ben incastrate, tra aerei in ritardo, sostituzioni e business class in alcuni tratti per tutti noi tranne Vanni…bagagli arrivati a destinazione nonostante i cambiamenti dell’ultimo minuto. Pensiamo che tanta fortuna vada incoraggiata e così eccoci dopo poco alla ricevitoria sotto l’Hotel a “dare i numeri” ..cinque numeri secchi che fino a domenica ci faranno sognare.
Buenos Aires dopo una prima impressione negativa arrivando in taxi dall’aeroporto, si è poi guadagnata un posto di merito come piuttosto interessante soprattutto nella zona del porto recentemente riqualificata con la realizzazione di edifici, ponti e di un ampio parco urbano che non abbiamo ancora visitato. Sushi in chiusura fino ad addormentarci sui piatti, stanchi della precedente notte quasi insonne e per il fuso orario che ci ha catapultati indietro di ben 5 ore !
La città di notte sembra un’astronave in partenza …1000 lucine ci abbagliano mentre pensiamo a tra poco….. quando il sonno finalmente potrà fare il suo corso.

11 Novembre 2005

BUENOS AIRES

Devo assolutamente iscriverci alle Millemiglia Alitalia…visti i numerosi viaggi. Vanni è già sparito alla colazione..è sempre molto agitato quando deve sdoganare Carolina che oggi finalmente rivedremo nonostante il clima di incertezza che aleggia intorno all’argomento .. ma Buenos Aires non è Mombasa per fortuna! Sto immaginando ogni ben di Dio al buffet dell’hotel Nogarò … tra poco andrò anch’io a deliziarmi dei suoi colori e profumi. Angelo e Raffaella sono svegli dalle 6.30…non voglio pensare alla loro colazione mentre mi chiedo se sarà rimasto qualcosa anche per noi che sfidando ogni Jet leg abbiamo aperto gli occhi alle 9.30? Fantastici il crème caramel e la macedonia…peccato che io sia sola a gustarmeli. Vanni che era uscito presto per Carolina non è tornato vincitore …forse lunedì…chissà! La mattinata è scivolata via passeggiando tra gli splendidi edifici di Puerto Madero, molte foto ed una forte sensazione di benessere. Poi il bellissimo fiore dell’architetto Cordoba, suggestivo e metallico. Vanni intanto mi raggiunge, dopo ore spese tra assicurazioni varie, per la visita al bellissimo museo Mamba, dove scopro che anche i pittori sudamericani si muovevano sulla scia delle avanguardie storiche europee. I taxisti sono tutti molto loquaci oggi, veniamo a sapere da uno di loro che per far fronte al grande flusso di auto verso il centro della città nelle ore di punta, una grande strada di 6 corsie è a senso unico la mattina ed a doppio senso nel pomeriggio .. non sarà facile quando avremo Carolina destreggiarci tra trappoloni di questo tipo mentre le auto attorno a noi sfrecceranno in grande disordine quasi sfiorandosi. E’ sera quando ripassiamo vicini al grande fiore che ora si è ricomposto in bocciolo attraverso un movimento meccanico verosimile. Siamo diretti ad un ristorante consigliatoci dal taxista, un chiacchierone che ora ci riassume gli ultimi decenni della storia argentina…sembra che questa attività sia la prerogativa dei logorroici! All’ingresso due fuochi sono circondati dai cadaveri di agnelli squartati disposti in cerchio a cucinare…all’interno la grande sala è piena di tavoli vuoti..ci accorgiamo di essere in netto anticipo rispetto alle abitudini dei locali che arrivano numerosissimi solo dopo un’oretta. Mangiamo bene , appagati e stanchi rientriamo in camera dove Vanni si sottrae alle mie avances.

12 Novembre 2005

BUENOS AIRES

Con una scusa o l’altra i ragazzi ci svegliano tutte le mattina verso le 9…credo che vogliano allenarci per i giorni a seguire. Colazione con mele cotte ma non prima di un po’ di sano sesso….. pantaloni bianchi e t-shirt il mio look si adegua all’ estate finalmente! Andiamo tutti insieme verso San Telmo, il quartiere degli artisti e degli antiquari dove si respira un clima di tranquilla immobilità…mi ricorda il Messico, con gli indios a vendere il loro artigianato sul marciapiede e qualche intramontabile hippy. Ci avventuriamo poi a piedi tra i quartieri poverissimi che portano alla Boca, antico borgo di pescatori genovesi, le cui case fin da allora sfoggiano gli allegri colori dell’arcobaleno. Ma che odore terribile di acqua in putrefazione qui a Boca dove, come in un luna park impazzito, camminiamo ascoltando il tango sparato a tutto volume mentre i ballerini danzano a ridosso dei vari bar e ristoranti o semplicemente per il loro piacere in disparte su un paio di metri quadrati di asfalto libero. Segue la scelta del ristorante meno rumoroso ed una bella tortilla vegetale nell’ora a seguire accompagnata dal cattivo umore di Vanni come dessert. Ci servirà un po’ di tempo per assestare i nostri caratterini in questa che sarà una lunghissima vacanza. A volte basta un po’ di polvere masticata per strada o una marcia a piedi non voluta per fare scattare i rispettivi malumori..quante cazzate! Siamo fortunati ad essere qui insieme all’inizio di questa lunga avventura attraverso le pampas argentine…tutto il resto scaturisce credo dal nostro narcisismo …ma solo ogni tanto. Mentre scrivo penso a Giovanna…chissà come procedono le avventure parallele di Francesca e Janez? La mia curiosità ora è tutta proiettata verso l’Italia, chissà se Giovanna e Graziano saranno già stati nella nostra casetta di Bologna, e Catia, Chiara, Elisa cosa staranno combinando? Che meraviglia questo universo femminile…così tormentato, affascinante e creativo! E che donne queste ballerine di tango…toste e svolazzanti. Il tango è un ballo che si consuma nell’aria anche al Viejo Almacèn dove vediamo volteggiare coppie di bravissimi ballerini ma in un contesto purtroppo iperturistico. La “Nilla Pizzi” di Buenos Aires è stata fantastica, mentre nella sua parrucca castana cantava con la maestria dell’ esperienza decennale i brani malinconici e passionali del suo repertorio.

13 Novembre 2005

BUENOS AIRES

E’ domenica oggi ma le campane suonano meno insistenti delle nostre…formulo l’ipotesi che l’intensità del suono sia inversamente proporzionale alla distanza dal Vaticano e a 12000 chilometri lo scampanio suona debole! Il quartiere di San Telmo oggi indossa una vivacità scoppiettante, centinaia di bancarelle propongono un po’ di tutto…dal modernariato che ci proietta in realtà domestiche sconosciute, ai tanti prodotti dell’artigianato locale, colori e trasparenze, la musica sempre presente e molti dei venditori ambulanti in maschera. Un giusto compromesso tra un mercatino delle pulci ed il carnevale. Qui può capitare di dover chiedere il prezzo di un vecchio macina caffè ad un Batman, ad un soldato medievale o ad una dama dell’ 800. Ma ecco le nuvole grigie sopra di noi ed un gattino nero miagolante, abbandonato in un angolo sotto la scala interna di un vecchio palazzo. Credo sia cieco…piango impotente. In hotel un vecchio film in bianco e nero in lingua spagnola, un mix tra Gilda e Zorro. Usciti per fame a metà pomeriggio abbiamo condiviso il pranzo – cena con qualche goloso piccione nella veranda di un bel ristorante lungo il canale di Puerto Madero. Mangiato bene con bella vista poi però a letto presto senza cena. Film di De sica “ il generale della Rovere” per il jazz dovrò aspettare un’altra occasione.

14 Novembre 2005

BUENOS AIRES – PUNTA DELL’EST

La mattina è tutta dedicata allo sdoganamento di Carolina…che ora staziona azzurra più che mai sul ponte del traghetto diretto a Montevideo in Uruguay. Ore frenetiche di preparativi funzionali al proseguimento del viaggio hanno preceduto la partenza delle 15.30 su questo traghetto piccolo, affollato ma veloce. L’arrivo dal mare è come sempre suggestivo…ripenso a Ruskin quando descrive il suo ingresso nella Venezia di inizio ‘800 e l’emozione che suscita in lui scorgere Piazza San Marco improvvisamente apparsagli come un gioiello galleggiante sul mare in uscita dal Canal grande. Montevideo si staglia bianca sullo zoccolo acquoso, dalla sua skyline emerge come una grande vela un grattacielo nero, unico e imponente. Decidiamo di non fermarci per proseguire invece verso Punta dell’Est, rinomata località turistica sulla costa. Molte lucciole ed un grande incendio come fari nella notte senza luna. Troviamo sistemazione ormai tardi in un alberghetto anni ’70 senza pretese anche nel prezzo e ceniamo in un affollato ristorante sul mare dove l’ignoranza linguistica mi vede mangiare un purea di mele anziché di melanzane come avrei voluto…del resto manzana suona molto simile a melanzana ahimè.

15 Novembre 2005

PUNTA DELL’EST – COLONIA DEL SACRAMENTO

Il cielo nuvoloso non aiuta certo Punta dell’Est a piacerci…edificazioni selvagge degli anni ’70 ne restituiscono un’immagine squallida dalla quale desideriamo solo fuggire. Transitiamo per Montevideo senza fermarci per arrivare in fretta a Colonia dove un Argentino incontrato ieri in traghetto ci aveva vivamente consigliato di andare. La città coloniale patrimonio dell’umanità conquista tutti noi che ci godiamo il primo bel tramonto sul mare accompagnato da vino rosso per festeggiare l’atteso evento. La Posada Plaza Major che ci consiglia vivamente la nostra guida è uno dei pochi hotel ricavati in un vecchio edificio coloniale ad un solo piano con giardino centrale sul quale affacciano le stanze impreziosite di arredi antichi su pareti in pietra a vista. Il cortile centrale tutto colorato degli ibiscus rosa e del verde della vegetazione rigogliosa invita alla sosta deliziata inoltre dalla fontana circolare che posta esattamente al centro dello spazio quadrato produce un piacevole rumore di sottofondo. La nostra camera ci piace molto con il suo alto soffitto di travi in legno e pietra alle pareti, gli unici colori a tinte vivaci sono le piastrelle di ceramica che ricoprono il davanzale della bassa finestra. A terra cotto e..le nostre valigie spalmate un po’ ovunque. Una grande cesta piena di pigne ci impedisce di aprire la finestra che affaccia sulla strada..ma che importa, c’è l’aria condizionata! Colonia è bellissima nella sua atmosfera coloniale, fatta delle sobrie case basse, degli intonaci scrostati nonché degli acciottolati di un tempo. Nessuna chiassosità qui ma solo un tranquillo equilibrio formale che ci proietta nelle atmosfere di un passato che non vuole tramontare. Di Buenos Aires sull’altra sponda del Rio Plata che si divarica in una grande foce intravediamo solo i grattacieli piccolissimi, quasi immaginati sulla linea dell’orizzonte che si definisce all’imbrunire. Qualche cane randagio ci segue mentre passeggiamo tra le numerose auto d’epoca parcheggiate ai lati delle strade, immote nella loro ruggine e le gomme a terra…evocative di tempi mai vissuti. Ceniamo nel ristorante coloniale molto d’atmosfera con il suo colore rosso Pompei alle pareti ed i legni scuri del pavimento e degli arredi..decisamente spagnoleggiante. Siamo tutti e quattro felici questa sera..beviamo, ridiamo, mangiamo e meditiamo di fermarci qui anche domani. Poi camera n°5 con candela e Vanni.

16 Novembre 2005

COLONIA DEL SACRAMENTO

Ho sognato di pesare 66 kg…devono essere i sensi di colpa per l’abbuffata di ieri sera! Forse proprio quest’incubo mi ha fatto svegliare alle 10…visti i precedenti suona quasi come un miracolo!..riusciamo così a fare una rilassante passeggiata per le fiorite stradine della città vecchia e nel primo pomeriggio andiamo finalmente sulla spiaggia del Rio Plata dove la sabbia luccica delle pagliuzze dorate che il fiume trascina con se…ma non è argento quello che vediamo, bensì schegge di rame ossidato. Dopo un bagnetto nelle fredde acque del fiume andiamo alla ricerca di quattro nuovi pneumatici per Carolina ma, sorpresa : qui in Sudamerica costano più che in Italia! Vanni è imbufalito per la falsa e tendenziosa indicazione del suo referente italiano ( che poi scopro essere sempre Vanni). Niente tramonto questa sera….ma un po’ di cannabis per consolazione ! La consumiamo nel giardinetto defilato della posada che tra l’altro si affaccia sul fiume. Dopo cena e dopo essermi sorbita il corteggiamento rivolto da Vanni alla cameriera sdentata di nome Anna rientriamo per l’operazione valigie. Vanni mi mostra un oggettino che racchiude in piccolo i principi di funzionamento del narghilè, poi infastidito dal mio avergli fatto notare l’atteggiamento troppo da intorto nei confronti della sdentata lui mi rivolge un laconico – Zanzibar the same – Domani sveglia alle 8.30..sarà un incubo e vestirò in viola…Vanni intanto si lamenta della sua camicia che non gli piace e medita di smontare dal suo comodino un bellissimo piccolo specchio molato ovale, naturalmente mi oppongo all’inutile deturpazione di questa camera così carina. Saremo di nuovo a Buenos Aires domani mattina….la partenza per il sud è ormai prossima!

1 Novembre 2005

COLONIA DEL SACRAMENTO – CNL DORREGO

La partenza dalla bella posada di Colonia è stata un po’ sofferta…ripensiamo oltre alla sua calda atmosfera anche alla meravigliosa marmellata di arance delle colazioni fuori orario consumate negli ultimi giorni. Veloci ci dirigiamo al traghetto e poi dopo poco più di un’ora avvistiamo i grattacieli della capitale che ci appaiono diversi ora sotto il sole accecante delle 11. Alcuni sembrano dipinti a olio, bianchi e neri su campo azzurro. Una volta raggiunta usciamo subito da Buenos Aires ma non senza difficoltà, la grande città tentacolare sembra volerci trattenere mostrandoci solo segnaletiche incomprensibili ed un infinito reticolo di strade che percorriamo senza riferimenti certi, ma ce la caviamo comunque con un paio di interviste ai passanti. Una volta usciti si apre ai nostri occhi un territorio pianeggiante senza alberi ma con una sorprendente densità di mucche…siamo nel cuore della Pampa argentina! Qualche gaucho cavalca in lontananza, molti uccelli tra cui spiccano un gruppo di fenicotteri rosa immobili vicino ad un laghetto. Guidiamo per ore ed ore inseguendo un orizzonte che continua a sfuggire, l’obiettivo è Bahia Blanca verso la penisola Valdez ma poi inizia a prendere forma l’idea di fare una piccola deviazione per fermarci a dormire in una estancia . Raffaella ne opziona una dalla guida che sta studiando da ore….è l’Apollo XI a 20 km dal punto dove siamo ora. Andiamo. La pampa qui sembra non avere limiti, circondati da questo bellissimo scenario chiediamo informazioni per l’estancia. La signora che gestisce un piccolo market ci indica un ragazzo che potrebbe esserci utile, qualche segno rosso su un foglietto e partiamo seguendo l’ermetica mappa, ci addentriamo nella pampa inseguendo un bell’arcobaleno sotto il quale pensiamo, troveremo il nostro tesoro. Il sole è già basso, e l’orizzonte si colora di rosso mentre procediamo sulla sterrata un po’ fangosa. Arriviamo ad una fazenda in stile coloniale dove un edificio dei primi dell’ ‘800 di colore chiaro si staglia sulla fitta vegetazione scura, qualche palma ne complica l’atmosfera che ci affascina. Sembra disabitata questa San Joaquin , ma poco dopo un signore esce dall’edificio annesso, probabilmente la stalla, lo seguono tre bellissimi gatti ed un cane. Giocano. Li accarezzo mentre l’uomo forse sordo ci dà indicazioni urlate e confuse per proseguire la nostra caccia al tesoro. Pare che il proprietario dell’Apollo XI rientri solo tardi la sera alla sua estancia, quindi dovremo aspettare il suo necessario arrivo per essere accolti. Ci allontaniamo da S. Joaquin seguendo le indicazioni appena avute mentre sulla guida leggiamo di essere diretti in una cellula danese dispersa nel mezzo della pampa argentina, ma ecco troviamo un cartello bianco che riporta a chiare lettere verdi la scritta “Apollo XI “. Siamo felici di aver centrato l’obiettivo senza perderci in queste lande desolate e per l’avventura di percorrere i tanti sentieri fangosi tinti di rosso da un tramonto mozzafiato. Un grosso cane da guardia ci assale al nostro arrivo….prima di scendere dall’auto suoniamo il clacson per capire se c’è qualcuno che possa tenere buona la belva che intanto ci mostra fiera i suoi denti. L’edificio in mattoni faccia a vista è piacevole ma non spaziale, ne esce una giovane biondina che emozionata per il nostro arrivo ci dice che l’edificio è in ristrutturazione ma che chiederà comunque al proprietario. Dalla porta di ingresso escono solo una musica forte e delle risate, saremo arrivati nel bel mezzo di un festino? Mentre Vanni e Angelo scendono a vedere le camere disponibili la Raffa dice che trova questo luogo un po’ sinistro e non vorrebbe fermarsi. Il prezzo ci fa desistere….80 USD a testa è decisamente troppo per dormire nelle camere tristi che Vanni e Angelo ci hanno descritto, e poi non sono attrezzati per la cena che sarebbe eventualmente reperita dal proprietario fuori dall’estancia. Viene l’idea di trattare sul prezzo ma è quasi buio e dobbiamo tornare in tempo sulla strada principale asfaltata. Affamati ci fermiamo a cenare in una tavola calda annessa ad un distributore dove facciamo rifornimento e dove la sopa de verduras non ha nessun sapore come il resto. Dormiamo presso uno squallido affittacamere nel paese vicino, dove le lenzuola sembrano di carta velina ed il bagno tutt’altro che igienico. Siamo a CNL Dorrego, vicini a Bahia Blanca.

18 Novembre 2005

CNL DORREGO – LAS GROTTAS

Ci siamo svegliati presto e stranamente riposatissimi in questa stanza poco accogliente a Dorrego ( con monta di mucca che ci è molto piaciuta), ma due passi per il paese hanno restituito anche visivamente l’armonia dei giorni passati. Una sorta di vivacità contenuta caratterizza l’atmosfera dei centri abitati argentini, come se tutta l’energia vi fosse concentrata. All’esterno invece il nulla, lande sterminate si animano qua e la di mucche, cavalli, pecore e molti volatili negli stagni. Ripartiamo felici e con un vassoietto di paste prese in panetteria, il cielo è azzurrissimo ma il vento non smette mai di soffiare. Ci fermiamo a Bahia Blanca per un pit stop necessario: le gomme sono quasi lisce ma la “gomeria Pirelli” è efficientissima ed in 45 minuti siamo già pronti a ripartire. Acquistate un po’ di prugne secche…potrebbero servire! La seconda tappa è Las Grottas, ridente paesino sulla costa, sempre verso la penisola di Valdes, famoso pare per le sue acque particolarmente tiepide. Un’ altro tramonto mozzafiato sulla battigia ancora umida di acqua salata che la marea ha scoperto ritirandosi di almeno 50 metri e che ora come un grande specchio si colora di rosa…che meraviglia! Anche questa sera mangiamo malissimo, il colore grigio del pesce suggerisce il suo sapore. Smaronata vado a letto nella camera vista mare dell’ hotel del Golfo. Ci amiamo molto. Vanni sta suggerendo che mi ama solo lui, mentre io farei finta!

19 Novembre 2005

LAS GROTTAS – PUERTO PIRAMIDES

Mi sveglio con un cattivo umore da manuale…Raffaella ieri sera è stata piuttosto dura nei miei confronti, sarà questo che mi rende così arrabbiata? Andiamo in passeggiata lungo la spiaggia per vedere le grotte che il mare ha eroso nell’alta parete rocciosa ma poi mentre raccogliamo conchiglie e scattiamo qualche foto lentamente recupero un po’ di sano buonumore. Arriviamo a Puerto Piramides nel pomeriggio, dopo aver avvistato dall’alto le falesie che caratterizzano questa parte della penisola e che definiscono la meravigliosa baia dove le balene si riproducono poi scendiamo nel paese colorato che vi si affaccia. Il vento quasi ci travolge quando scendiamo dall’auto vicino alla spiaggia dalla quale partono i gommoni di avvistamento. Attorno a noi le alte falesie chiare disegnano un ampio arco ad arginare il mare blu. Un disordine di colori prende corpo alle spalle della spiaggia..sono le persone e le case e poi le insegne pubblicitarie che invitano ad uscire in quel blu abitato dalle balene. Rimaniamo immobili ad osservare, ormai è impossibile uscire, la luce sta calando ed il mare un po’ mosso non è l’ideale per l’avvistamento. Rimandiamo alle otto di domani mattina il nostro appuntamento con gli enormi cetacei. Ora ci concediamo un tè caldo in un baretto colorato mentre poco lontano sulla spiaggia alcuni cani si rincorrono giocando. Al tramonto ci avventuriamo con Carolina sui sentieri sabbiosi che conducono alle saline naturali al centro della penisola e poi verso le falesie della costa dove la baia ci appare di nuovo magnifica anche da questo punto di vista. Dormiamo in una camera che affaccia su un piccolo cortile rosa intenso..mancano poche ore ormai alla nostra uscita in barca!

20 Novembre 2005

PENISOLA VALDES – PUERTO MADRIN

Alle 5 del mattino un gallo zelante ci sveglia e alle 8 siamo già all’ufficio “Moby Dick” ad indossare gialle cerate di gomma e giubbotti salvagente rossi che ci fanno muovere come automi. L’ammaraggio avviene grazie ad un trattore che spinge il gommone sulla lunga spiaggia ancora bagnata dal mare verso il blu immobile davanti a noi. Le balene ci sfiorano, passano sotto di noi a pochi centimetri dalla chiglia , enormi ed innocue…ogni tanto un piccolo gioca mostrandoci la grande pinna per poi subito rituffarla, soffiano dal dorso, piroettano su se stesse…sono almeno dieci, bellissime. Ci perdiamo ad osservarle affascinati dall’insolito spettacolo. Nelle ore successive percorriamo le strade ghiaiose della penisola fino ad esplorarne ogni suo angolo. Vediamo i pinguini, i leoni di mare gli armadilli ed una costa mozzafiato. La penisola è un sogno e gli animali che la abitano, intenti a riscaldarsi al sole, schiacciano molli pisolini sul bagnasciuga. Sembra la Rimini delle otarie, una addosso all’altra ad amoreggiare o a fronteggiarsi, ma sempre così pigre dentro le loro enormi pellicce…ne siamo conquistati. La polvere dietro di noi che viaggiamo a velocità sostenuta si dirada lentamente, c’è ancora poco vento. Procediamo verso Puerto Madrin dove finalmente ci godiamo un’ottima cena di pesce al ristorante Placido con vista mare. Rientrati vediamo tutti insieme in camera il filmato della spedizione della mattina e qualche foto. Ci addormentiamo abbracciati, sfiniti di coccole.

21 Novembre 2005

PUERTO MADRIN – GAIMAN – PUNTA TOMBO – TRELEW

Il risveglio ci sorprende nella super camera d’angolo dell’ “Hotel de la Playa” i cui due prismi triangolari vetrati ci proiettano oltre la volumetria scatolare dell’ hotel verso il mare. Ma che rumore! Il lunedì sono tutti in auto fin dalla mattina presto e noi dormiamo praticamente sul semaforo. Partiamo lenti verso Gaiman, ridente paesino di matrice gallese dove le sale da tè molto old style sembrano spuntare come funghi poi ci dedichiamo ad una bella camminata respirando la patinata atmosfera che ne trasuda. Ne scegliamo una, non la più antica ma la più discreta aperta a quest’ora. Sembra abitata dalle fate. Giardino fiorito, prato impeccabile ed una degustazione di torte e confetture degne di un Lord. Unico scivolone il copriteiera fatto all’uncinetto e di lana, kitch più che mai! Ciò che ci è apparso qualche ora dopo è incredibile, a Punta Tombo esiste quella che definirei la città dei pinguini di Magellano. Sono 50.000 gli esemplari residenti in questo che sembra il paese dei balocchi…migliaia di tane e pinguini che circolano zampettando nei principali corsi di collegamento tra la metropoli ed il mare…che rappresenta per loro un grande frigorifero! Mentre sono qui incantata a guardarli non posso non pensare che se mi avessero portata qui da bambina non avrei più voluto andare via. Ogni tana è occupata da almeno un pinguino che si prende cura di un uovo o dei piccoli che riusciamo a vedere parzialmente sotto l’adulto che lo protegge. I più battaglieri di loro si prendono a beccate nel bel mezzo dei percorsi, altri invece iniziano a beccare i jeans di Angelo che si dà alla fuga. Un luogo indimenticabile. Ripartiamo al tramonto con una variazione sul programma: Raffaella propone di tagliare da qui verso ovest dirigendoci subito verso le Ande per arrivare domani al parco Los Alerces dove larici millenari si affacciano sul lago omonimo. Sosta tecnica quindi all’ hotel “Centenario” di Trelew che non ci fa impazzire.

22 Novembre 2005

TRELEW – LOS ALERCES

La tiratona in macchina di oggi presuppone una partenza prestissimo e così alle 6.30 siamo già pronti. Mi sento un po’ come Fantozzi quando partiva per la gita in barca con zaino in spalla contenente la colazione al sacco..ma ne valeva la pena: infinite prospettive degne dei migliori fotografi del National Geografic si susseguono lungo il tragitto. Nessuno di noi aveva mai visto rocce di un colore rosso così vivo ..e poi montagne innevate, tortuosi corsi d’acqua, piccoli canyon, insomma tutto ciò che la natura ha di meglio da offrire, lo sta offrendo proprio ora a noi quattro.
Arriviamo al lago dopo otto ore di viaggio compresa la breve sosta pranzo in un ristorante sulla strada che non prometteva nulla di buono ma dove in realtà mangiamo benissimo…si, anch’io finisco col cedere al profumo di queste lasagne alle verdure, praticamente una mattonella di spinaci racchiusa in due veli di pasta fatta in casa ed immerse nella besciamella…una squisitezza! Al tavolo vicino una coppia di turisti non più giovani conversa animatamente con un terzo che si è unito invitato da loro. Ha l’aria simpatica e sorride, Jeans ormai grigi, scarponcini da trecking vissutissimi, un grosso maglione di colore indefinito ed un fazzoletto al collo, barbetta e lunghi capelli grigi…ha l’ aria interessante di chi è partito per un lungo viaggio molti anni fa e non si è ancora fermato, di chi non teme nulla, nemmeno la fame o il freddo o chissà cosa..di chi potrebbe dormire ovunque anche in un materasso pieno di pulci senza fare una piega…insomma uno di quei viaggiatori DOC che ancora capita di incontrare ogni tanto come uscito dalle pagine di una romanzo d’avventura. Là fuori vediamo la lambretta con la quale viaggia, super accessoriata di ogni cosa compreso il pentolino per il caffè legato di fianco alla targa ..chissà se a mezzanotte si trasformerà in un impetuoso destriero per cavalcare tra le lande desolate della pampa.
Il parco Los Alerces è famoso oltre che per il lago sul quale affacciano le alte montagne innevate, anche per un gruppo di larici antichissimi ( fino a 4000 anni ) che si trovano sul versante nord immersi in un fitto bosco più giovane che li protegge. Cespugli di ginestre e di fiori a spiga viola segnano a macchie la strada che costeggia il lago, nuvole di piccoli fiori gialli ci accompagnano fino all’arrivo all’ Hotel “Futalaufquen”, il migliore leggiamo sulle guide ma dal nome impronunciabile. Questo albergo sembra scivolato qui dalle nostre Alpi, per lo stile simil-baita che prende forma dal sapiente mix di pietra e legno all’esterno e per le boiserie all’interno che incorniciano pareti color avorio e gli enormi camini che riscaldano l’ambiente già molto avvolgente dei salotti dai tessuti scuri dai quali comodamente attraverso le grandi vetrate vediamo il lago e la vegetazione di contorno. Ma i 240 $ che ci chiedono non sono pochi per la seppur comoda camera con vista e così la simpatica contrattazione di Vanni ed Angelo rivolta alla carinissima receptionist Marisa si rende necessaria. Se accetteremo la sua ultima offerta di 200 $ saremo gli unici ospiti di questo magnifico castello sul lago…come resistere? Impossibile, dobbiamo recuperare la mediocrità del “Centenario” di ieri sera…Marisa rilancia divertita offrendoci per la stessa somma le due suite con terrazza sul lago. Prendiamo presto possesso della 3 e della 4 del primo piano i cui terrazzi si protendono verso l’esterno come escrescenze di legni ordinati. Ci accoglie un piacevole tepore ed una parete azzurra che fa molto casa. Le valigie aperte sulle assi di legno del pavimento, la doccia, ed è già l’ora di cena. Ci troviamo davanti al camino a gustarci un Cabernet-Malbec della Rutini col quale proseguiamo poi ad accompagnare gli appetitosi piatti di Daniel, un marcantonio di cuoco che sembra strano si diletti a comporre piatti così gustosi e delicati. La partita a backgammon segna come un gong la fine della lunga giornata che ci ha visti spettatori di bellezze antiche sempre mutevoli….domani ci aspettano gli alberi millenari.

23 Novembre 2005

LOS ALERCES

Ci svegliamo immersi in un silenzio immobile poi l’apertura degli scuri ci proietta nell’atmosfera autunnale di pioggia e nuvole così basse da non vedere più nemmeno il lago anche se vicinissimo. Sarà una giornata di molle relax e di piccoli lavoretti…devo scaricare le foto e rinumerarle. Ma che peccato per gli alberi …hanno aspettato 4000 anni perché li vedessimo e noi probabilmente ripartiremo senza averlo fatto. Del resto il programma di viaggio lungo e denso di appuntamenti non ci consente soste prolungate..entro Natale dovremo arrivare a Santiago del Cile. Ma questo lago che vediamo gonfio di pioggia rende impossibile l’avvicinamento in barca ai pontili sulla riva opposta dove riposa il magico boschetto diversamente non raggiungibile. Dalla finestra della camera dove siamo comodamente a letto vediamo solo gli alberi più vicini e la pioggia che continua a cadere e che rende improbabile anche la pesca alla mosca alla quale i nostri prodi maschi anelano da giorni. Come un’eco l’ottimo sapore delle confetture di questa mattina ritorna alla memoria mentre sfioro la pancia di Vanni…amarene e lamponi, due capolavori degni di nonna papera si sono stratificati sui nostri corpi…Ne abbiamo individuata la provenienza poco fa, quando entrando nel piccolo negozio qui vicino, una sequenza ordinata di vasetti confezionati con amore dalla moglie del proprietario ci si è proposta come un’apparizione. Durante la cena mentre assaggiamo un’altra trota specialità della casa, programmiamo lo spostamento di domani: sarà Chico Cile l’obiettivo da raggiungere, un parco naturale cileno che circonda un grande lago…non ci verrà un po’ di tristezza a vedere tutta quest’acqua dolce? Ma poi un ottimo caramello ci distrae e poco dopo a letto…anche non fare nulla a volte stanca. Vediamo gli alberi millenari nel DVD acquistato alla reception e poi un lungo sonno.

24 Novembre 2005

LOS ALERCES – LOS ANTIGUOS

Piove ancora al risveglio..Vanni arriva poco dopo con la mia colazione: frutta secca, pane burro e marmellata di ciliegie accompagnati da un tè fumante. Alle 11 partiamo diretti a sud, oggi ci aspettano 600 km. di viaggio. Il paesaggio è meno vario di due giorni fa ma ad un certo punto inizia a delinearsi di fronte a noi qualcosa che occupa completamente la strada. Avvicinandoci vediamo sempre più chiaramente che otto gauchos a cavallo cercano di spingere fuori dalla strada un gregge numerosissimo di pecore…una massa sterminata di animali che solleva una grande nuvola di polvere, sono circa 4000 ci specifica uno degli uomini a cavallo. Siamo rimasti bloccati a lungo in attesa che la nuvola di lana grigiastra muovendosi ci consentisse di ripartire, osserviamo incuriositi questi uomini forti e agili sui loro cavalli, sembrano indios a giudicare dal taglio ovale degli occhi e dalla pelle un po’ rossiccia, aiutati dai cani a contenere le fughe del gregge. Arriviamo verso sera a tre chilometri dal confine cileno dove ci sistemiamo in un comodo 4 stelle, nuovo ed in riva al lago dentro al quale si spinge un pontile di legno, inclinato rispetto alla linea della costa. Mi piace. Dopo una sauna che ci dà il colpo di grazia andiamo a letto senza cena. Danno Matrix in inglese con sottotitoli in spagnolo…lo vediamo! Domani forse gita sul lago in barca..se pioverà ancora saremo furiosi!

25 Novembre 2005

CHICO CILE

Mi sveglio presto nella penombra della camera dell’ ”Antigua Patagonia”. Non vedo nulla ma sento il rumore del vento che soffia forte là fuori … entra con un vortice di sibili dentro la nostra scatola protetta. Vanni dorme ancora. Usciamo dall’albergo dopo una breve passeggiata nel giardino e poi lungo il pontile che ci era molto piaciuto ieri. In auto ci spingiamo verso il confine dove perdiamo una ventina di minuti a sbrigare le varie formalità doganali. Scopriamo solo mentre procediamo verso Chico Cile che l’unica strada che porta al parco è la sterrata che costeggia il lago, ne scorgiamo dei tratti in lontananza…è serpeggiante e stretta ed inoltre senza protezioni verso gli strapiombi sul lago. Raffaella inizia a soffrire di una paura a stento contenibile fin dalla lettura della guida che ne parla in modo obiettivo, ma quando poi il doganiere ci dice in uno strano italiano – piano piano va lontano – quasi vorrebbe tornare in albergo. Procediamo comunque e come da copione Lonely Planet ci troviamo immersi in un eden la cui bellezza difficilmente può essere tradotta in parole. Forse solo un brano musicale composto da un grande maestro potrebbe rendere la bellezza di queste montagne, il verde smeraldo dei laghetti come incastonati in una montatura di roccia con ossidazioni le cui sfumature vanno dal ruggine al verde rame. Per quattro ore siamo rimasti sospesi in quell’incantesimo, rapiti dall’armonia delle forme e dei colori di un paradiso inimmaginato…forse abitato da folletti e fate. Al rientro io e Raffaella decidiamo per una sosta in una sala da tè di cui aveva visto passando l’insegna. Entriamo nell’unica casa che incontriamo seguendo le indicazioni che ci allontanano dalla strada principale, ed in prossimità di un piccolo giardinetto non curato ma rigoglioso di piante e fiori, ecco la serie di finestre della veranda e l’ingresso alla sala da tè. Dalla bassa porta colorata di marrone esce un’anziana signora, odora di legna bruciata, sorridente ci fa entrare nella sua casa che per arrotondare apre ai pochi turisti di passaggio. Ci accomodiamo ad uno dei due tavolini della veranda mentre lei và a preparare il bollitore sulla cucina economica che intravediamo attraverso la porta semichiusa. Le case delle nonne si ricordano un po’ tutte, disseminate come sono di pizzi all’uncinetto e di ricordi…dagli infissi scrostati entrano i pochi raggi di sole filtrati dai cespugli, ma eccola con un vassoio contenente gli strumenti di lavoro: una piccola tovaglia, cucchiaini, zuccheriera ed un paio di tazze uguali. A seguire una sfilata di leccornie ..i suoi manicaretti tutti in fila: torta, pane tostato con marmellata ed il tè speziato dentro la teiera questa volta senza copertine di protezione. Smaltiamo parte delle calorie con la lunga passeggiata di rientro in hotel…necessaria vista la scorpacciata!

26 Novembre 2005

LOS ANTIGUOS – PARCO PERITO MORENO

Sveglia alle 7.30..tanto per cambiare! Ma il tè che Vanni con infinito amore mi porta a letto è una grande coccola consolatoria. Lasciamo l’hotel in vista di una sosta alla “ gruta de las manos ”dove oltre ai dipinti davvero pittoreschi siamo circondati da rocce molto suggestive. La guida che incontriamo presso il sito principale è un ragazzo belloccio che colpisce sia me che Raffa. L’ho immortalato ovviamente in almeno un paio di foto…ma torniamo ai dipinti rupestri che risalgono fino al 7300 a.c. sono molto d’effetto soprattutto le tantissime mani che accostate o sovrapposte, bianche gialle e rosse, sembrano strappate da una tela di arte moderna. Poi le canoniche scene di caccia già viste nell’Akakus Libico…fa riflettere la similitudine cromatica e formale dei disegni eseguiti millenni fa in luoghi così lontani. Ci sono anche una serie di segni a zig zag simbolo di serpenti stilizzati e altro cui è difficile attribuire un significato se non dando loro una valenza divina , come i cerchi concentrici che vediamo rossi sulla roccia ocra a simboleggiare forse il sole, giustamente adorato. Risaliamo verso la biglietteria attraverso un sentiero stretto e ripido, i sassi e le scalette mozzafiato scolpite nella roccia non ci aiutano certo nell’impresa. Ci accompagna un vento forte, come sempre da quando abbiamo lasciato Buenos Aires: uscire dall’auto per una foto o una pipì implica a volte il rischio di ritrovarsi spalmati a terra. Decidiamo all’unanimità di interrompere il tiratone di oggi con una visita al Parco National Perito Moreno dove scopriamo che l’avvistamento di un puma la scorsa settimana proprio nei pressi dell’estancia dove dormiremo, rende pericoloso uscire a fare una passeggiata nei dintorni. L’ estancia “Oriental” a conduzione familiare, è davvero di basso profilo ma è l’unica chance che abbiamo qui . Domani prima della partenza ci daranno un po’ di carburante…dicono che non incontreremo distributori per centinaia di chilometri in questi bellissimi territori dimenticati da tutti, anche dai turisti che preferiscono i parchi più noti come Los Glaciares o il Perito Moreno verso i quali siamo diretti nei prossimi giorni. L’accoglienza è calda qui all’”Oriental”, ci preparano subito un tè che consumiamo nella saletta con camino, la più calda qui e con una bella vista sulle montagne che vediamo alte davanti a noi. Rimaniamo scollegati per un po’…ognuno di noi si dedica a qualcosa senza interagire con gli altri, una sorta di solitudine condivisa e necessaria. E’ ormai tardi per qualsiasi escursione ed il tanto temuto puma forse si starà avvicinando all’estancia in cerca di cibo, vorrei tanto poterne vedere un’esemplare vivo ma la caccia al puma sembra essere lo sport preferito da queste parti tanto che alcune specie sono in via di estinzione e vederli, per chi come noi è di passaggio, sembra quasi impossibile. Domani vorrei vedere questa “sierra colorada” di cui ho letto sulla guida..ma nessuno qui ne sa nulla, mi rendo sempre più conto che le guide danno spesso notizie false e tendenziose ed anche questa bella rivista sulle migliori estancias dell’argentina sembra non fare eccezione visto che riporta anche questa “Oriental” tra le chicche della fascia andina. Tra un’ora sarà servita la cena che immagino si svolgerà in un clima familiare, come l’anno scorso in Namibia all’ ”Elefant Valley” ma allora l’atmosfera fu davvero magica. Il ricordo dell’odore che ho sentito entrando qualche ora fa mi allontana subito dall’Africa e mi proietta invece in un campo di cipolle..spero nulla di disgustoso per noi più tardi. Contemporaneamente al tè ed ai pasticcini entrano nella saletta altri tre ospiti. Sono una coppia di anziani signori tedeschi con Alvin, la loro guida che parla un italiano piuttosto fluente per i tanti inverni trascorsi a lavorare sulle nostre Alpi come maestro di sci. Alvin ci consiglia di fare una sosta al lago San Martin che dipinge come bellissimo. La cena è servita nella veranda di legno con qualche tavolo modestamente apparecchiato, ma la cosa più sorprendente è la musica. A volume piuttosto alto ascoltiamo le tante voci femminili che accompagnano il ritmo del tango argentino, un po’ stridente qui tra le montagne dalle cime innevate…è più facile per me associare il tango ai locali fumosi del centro di Buenos Aires o alle strade ed alle piazze vivaci e colorate dei quartieri del centro. La cena termina con qualche liquorino della casa a 40° alcolici e molte chiacchiere a seguire. Vanni trova una certa complicità con Emanuel, il proprietario, per la comune passione dei camion dei quali iniziano a disquisire a lungo, qualche parola arriva….. Scania, Volvo, carico consentito in Argentina, gomme Micheline ….. il padre di Emanuel guidava la vecchia corriera, ora immobile sul prato qui vicino, coprendo un servizio di trasporto passeggeri tra le case sparse nel parco e la cittadina di Comodoro Rivadavia dove le scuole, gli ospedali, gli uffici ed i servizi tutti, diventavano così accessibili. Emanuel ha trasferito questo servizio sulle merci che trasporta lungo le difficili strade sterrate con il suo camion Scania che indossa gomme Micheline. La camera è fredda ma sui nostri letti sono stati messi alcuni strati di pesanti coperte di lana e dopo le 22.00, quando verrà spento il generatore, saremo al buio. Sembra di essere tornati ai tempi dei nostri nonni!

27 Novembre 2005

PARCO PERITO MORENO – LAGO SAN MARTIN

E’ ancora domenica oggi, ed ancora il tè arriva puntuale in camera. Un breve commiato con la famiglia ospitante e via verso il vicinissimo lago Belgrano le cui acque ci appaiono di un verde perlescente. E’ la magia dei ghiacciai che sciogliendosi rilasciano acque cariche di particelle che danno all’acqua colorazioni intense nelle gamme dei verdi e degli azzurri. Passeggiando lungo la stretta penisola che si insinua nel lago scattano immancabili le fotografie che ci vedono in gruppi di tre alternati in primo piano su sfondo “verde natura incontaminata”, il desiderio di essere immortalati qui è unanime. Ancora molti chilometri ci separano dal lago San Martin percorrendo i quali incrociamo l’unico distributore JPF dove una buffa ragazza di dimensioni ridottissime ci rifornisce di gasolio, oli vari e dei dolcetti dei quali io e Raffa facciamo incetta per il lungo viaggio. Eccoci finalmente dopo qualche ora alla bella estancia “La maipù” interamente rivestita di legno a doghe color crema con bordature bianche. E’ molto accogliente questa struttura che ci appare delle dimensioni di una grande villa monofamigliare ad un solo piano e la vista lago, diventata condizione necessaria per noi viziatelli, insegue tutte le finestre che come tanti quadri di varie dimensioni vediamo sfilare come in una galleria d’arte. La sala da pranzo, impreziosita di ceramiche e stampe di un passato non troppo remoto, è deserta, sarà un po’ come essere a casa a prescindere dal menu che per fortuna contiene qualche piatto vegetariano. La zuppa di pomodoro è squisita così come il dolce, un sublime crème caramel con aggiunta di “dulce de leche” del quale finalmente riusciamo ad avere la ricetta dalla proprietaria subito intervistata in proposito…in fondo far bollire un vasetto di latte condensato immerso nell’acqua per due ore non è così complicato…pensiamo io e Raffa sospese tra la delusione e la soddisfazione per questa veloce ricetta che baipassa la lunga preparazione della tradizionale ricetta delle nonne argentine. La camera ci accoglie con un tepore che ci era mancato le notti precedenti, dormiamo serenamente ma ancora in due lettini appena accostati.

28 Novembre 2005

LAGO SAN MARTIN – EL CHALTEN

Sveglia alle nove, decido di fare una colazione come si deve…ho una fame da lupo. I due gatti neri della estancia si strusciano sulle mie caviglie, sono proprio due gattoni affettuosi. Uno di loro ha delle crostine tra il pelo proprio come la Blu. Poco lontano uno spinone riposa accovacciato sul prato verdissimo appena tagliato. Sono tutti così tranquilli gli animali qui…devono stare bene in questo paradiso verde. Il lago è surreale…l’acqua perlescente sembra una lastra di ghiaccio retro illuminata, la osserviamo mentre camminiamo verso il mirador più vicino dal quale si ripete la magia di due giorni fa. Dopo circa un’oretta siamo pronti per affrontare l’ultimo tratto di strada che ci separa da El Chalten, una tipica new town argentina fondata qualche anno fa per consolidare la presenza argentina sul territorio e salvaguardare i confini con il Cile che pare tenda a spingersi oltre i legittimi territori. El Chalten è la strada di accesso più comoda per il Fiz Roy, un cuneo di roccia andina che si protende verso il cielo fino a quota 3875 metri. Un paradiso per gli scalatori più coraggiosi…ma noi che non amiamo neppure il trekking cosa ci facciamo qui? Mentre sottopongo il quesito a Vanni mi risponde che lui è venuto in Argentina prima di tutto per il Fiz Roy che di cuore gli auguro di riuscire a vedere con tutte queste nuvole! Ci avviamo verso l’hotel un po’ sfigato ma a prezzi contenuti che avevamo letto sulla guida…del resto gli altri due bellissimi visti prima erano troppo cari. Lasciati Angelo e Raffa a passeggiare per il paese andiamo con Carolina verso il lago del Deserto a qualche chilometro da Chalten, ingolositi dalla escursione in barca che lo attraversa fino alla sua punta più a nord. La strada per il lago parte dal punto di raccordo dei sentieri che si spingono verso le cime vicine, vediamo decine di ragazzi con zaino in spalla reduci da qualche faticosa scalata almeno a giudicare dai loro visi stanchi ed arrossati…noi, comodamente seduti sui larghi sedili di Carolina, procediamo oltre dentro il bosco, costeggiando un corso d’acqua che ogni tanto ci regala qualche cascatella e rapide. Ai bordi della strada e più oltre nel bosco vediamo molti alberi a terra, sradicati non sappiamo da cosa…forse delle frane nel periodo del disgelo, ci sono muschi, licheni e sulle montagne metri e metri di neve ne restituiscono soffici immagini di panna montata. La strada asfaltata di recente termina improvvisamente in prossimità del lago dove un piccolo battello giallo è l’unica traccia qui di una qualche presenza umana. Partirà forse domani leggiamo in un cartello, ma l’assenza totale di persone ci fa pensare di essere molto fuori stagione per un giro su questo battello che sembra essere fermo da tempo. Rientriamo in città e ci concediamo una magnifica cena all’ hotel Chalten dove poche ore prima avevamo rinunciato ad una bellissima suite con vista. Di fronte ad una immensa vetrata che si affaccia sul paese ed oltre fino alle montagne innevate illuminate dalla sempre più tenue luce del tramonto, gustiamo una cena non eccelsa ma pretenziosa per i piatti altisonanti del menu. Vanni è un po’ scazzato…non so bene perché.

29 Novembre 2005

EL CHALTEN

Sono solo le 9.30 ma il programma per la mattinata è fitto di commissioni che si svolgeranno tra la farmacia e l’ internet point poi ci avviamo verso il “lago del deserto” per la passeggiata al ghiacciaio. Il sentiero parte dalla Hosteria Pilar costituita da una serie di volumetrie addossate di legno a doghe di colore giallo. Ci avventuriamo lungo il sentiero che costeggia un ruscello visibile solo a tratti tra la vegetazione ma il cui brusio ci segue costante durante la passeggiata mentre dagli alberi filtra la luce bellissima di questa mattinata assolata. Il bosco sembra un museo degli alberi…sembrano osservarci immobili, bloccati dalle loro stesse radici. Sono tutti della stessa specie, alcuni divelti da chissà quale cataclisma naturale o bruciati dai fulmini, riposano come sculture tra i muschi che lentamente li stanno colonizzando. Meriterebbero qualche foto ma o tutti o nessuno…quindi solo uno che piace a tutti noi. Sembra essere uscito dal film “la storia infinita”. Dopo più di un’ora di cammino con una sola sosta fatta per scongiurare un mio eventuale infarto, eccoci al mirador , ubicato là dove il sentiero si allarga attraversando una piccola radura che ci consente di scorgere il ghiacciaio ancora lontano. Dopo altri 20 minuti di marcia arriviamo al mirador definitivo, il più vicino al ghiacciaio del Fiz Roy che ora è proprio di fronte a noi. E’ imponente e acuminato e, fortunatissimi, assistiamo al distaccamento di un suo blocco che vediamo scivolare verso il laghetto a valle dove già navigano alcuni piccoli iceberg. Il rumore e la caduta della massa bianca ci avevano fatto pensare ad una cascata, solo dopo ci siamo resi conto. Abbiamo aspettato a lungo lì immobili che il fenomeno si ripetesse …ma nulla da fare…..né per il ghiacciaio che non si è più sfaldato nonostante i boati che sentivamo, né per il cerro Fiz Roy che è rimasto sempre semi coperto dalle nuvole. E’ stato comunque bellissimo vedere i vari tipi di neve..da quella soffice dalle forme morbide in alto a quella ghiacciata ed azzurrina più a valle. Le altre cime che vediamo perché libere dalle nuvole hanno colori che vanno dal giallo ocra al rosa e sono tutte decisamente a punta. Divoriamo un panino, riposiamo ancora un po’ e poi scendiamo verso quella hosteria così carina da non poter essere evitata..almeno per un tè pensiamo mentre camminiamo verso valle …accompagnato da una fetta di torta. Il living è luminoso e confortevole, al centro della stanza un camino spento e le finestre che si affacciano sulla vallata del Rio Blanco. Guardando verso l’alto scorgiamo le cime colorate ora lontane, mentre sorbiamo il nostro tè fumante. La cena è prevista verso le 21, in un ristorantino che i ragazzi hanno sperimentato ieri sera, è molto accogliente tutto in legno e con pelli di pecora distribuite qua e là . Mangiamo benissimo. Io sono triste.

30 Novembre 2005

EL CHALTEN – EL CALAFATE

Mi sono svegliata all’alba mentre Vanni dorme ancora tranquillo….. così ne approfitto per dare una sbirciatina alla luce rosa dell’alba spalmata sopra le montagne. Il secondo risveglio è alle 12.08, un orario scandaloso che mi toglierà il piacere di fare qualsiasi cosa…ho sognato molto nelle ultime ore, l’ansia che sento oggi è forte, da tempo non mi sentivo così a disagio. Vanni non c’è ed il tè sul comodino è ormai freddo, deve essere uscito da almeno un’ora. Preparo in fretta il trolley ed esco per le strade senza asfalto di questa città di frontiera polverosa e disordinata, un grande cantiere dove le casette già realizzate negli stili più diversi si alternano a quelle ancora in costruzione, ma sono tutte rigorosamente di legno. Scopriremo poi che questa cittadina è stata di recente creata per scoraggiare l’avanzata del Cile verso i territori Argentini di frontiera altrimenti non facilmente controllabili… per questo c’è tutto questo fermento di cantieri ed anche per questo gli abitanti di El Chalten sono così giovani… il governo ha donato il terreno sul quale costruire a chiunque avesse voglia di trasferirsi da queste parti e le giovani generazioni più intraprendenti ne hanno approfittato. Ma ora mentre passeggio ho un unico desiderio, quello di acquistare le cornici che ho visto ieri sera nell’unico negozio di souvenir esistente qui in città, sono di pelo di mucca, belle ed originalissime. Mentre cammino sento gridare il mio nome dietro di me e mentre sono ancora in rotazione vedo Vanni che corre nella mia direzione, mi bacia e proseguiamo insieme. Le cornici, bellissime, finiscono nel nostro portabagagli e partiamo dopo una breve colazione in un bel posticino per il Calafate, Cittadina turistica ben organizzata ma troppo affollata per le nostre recenti abitudini. All’unanimità decidiamo di proseguire per cercare un albergo più isolato vicino al ghiacciaio Perito Moreno. L’ estancia Alice ci piace ma vogliamo comunque spingerci fino al ghiacciaio che ci appare all’improvviso all’uscita di una curva stretta lungo la strada del parco. Rimaniamo incantati ad osservare la grande massa ghiacciata protesa verso il lago divaricato dalla sua mole. E’ quasi buio ma il ghiaccio raccoglie e rimanda a noi gli ultimi raggi di sole, è maestoso ed ispido sulla sommità, mi chiedo quanti anni abbiano quelle guglie ghiacciate. E’ il mio primo ghiacciaio ed è il più bello del mondo. Rientriamo all’estancia Alice dove la nostra bella camera con vista tutta rivestita di legno scuro a doghe ci accoglie per un sonno ristoratore.

01 Dicembre 2005

LOS GLACIARES

Alle 7.30 siamo già operativi per l’escursione in barca ai ghiacciai più spettacolari del grande parco Los Glaciares. Alle 8.30 siamo all’imbarcadero, acquistiamo i biglietti a bordo e per 75 pesos in più faremo parte della rosa dei 16 privilegiati che osserveranno lo spettacolo dalla cabina superiore adiacente a quella del pilota, saliamo tutti contenti, ignari del fatto che 8 dei 16 sono un gruppo di spagnoli rumorosi che per tutto il viaggio ci tormenteranno con il loro vociare incessante. Ci accomodiamo ai nostri posti, io riesco ad occupare il posto con finestrino a prua. I ghiacciai che vedremo oggi si spostano inesorabilmente di qualche metro l’anno verso il Lago Argentino dove si frammentano formando i bellissimi iceberg azzurri che continuano a sciogliersi mentre li vediamo galleggiare, le loro forme sono morbide verrebbe voglia di abbandonarsi su quegli scivoli ghiacciati là fuori. Al primo meraviglioso spettacolo del ghiacciaio Spegazzini, almeno 10 dei 16 ospiti si tuffano sul mio finestrino per scattare innumerevoli foto ai bellissimi iceberg ed alle pareti del ghiacciaio che si protendono altissime sul livello del mare ( fino a 60 metri fuori acqua contro l’ 85% che non vediamo perché immerso nelle acque del lago, per un totale di circa 300 metri). I colori del ghiaccio coprono l’intera gamma degli azzurri, qua e la strisce scure interrompono la massa chiara, sono i frammenti di roccia che il ghiacciaio muovendosi trascina con sé. Il comandante della motonave è piuttosto affascinante…questo depone a favore dell’escursione che tutto sommato è stata eccessivamente lunga …circa 10 ore…rispetto alle cose viste. Tutto questo tempo pensiamo per dare modo ai fotografi che ci immortalavano nelle varie situazioni di vendere i loro cd. La velocità di crociera era degna di una lumaca. Sono indimenticabili le immagini che conservo di oggi…quindi a parte tutto ( spagnoli e lentezza) il bilancio per me è positivo. Tornati distrutti alle 20.30 vado in camera senza cena per scaricare le foto e per cercare di ridurre la ciccia accumulata. Vanni oggi è stato meraviglioso.

02 Dicembre 2005

PERITO MORENO

Mi sveglio tardissimo e consumo il te ormai freddo che Vanni ha appoggiato sul comodino ore prima. E’ quasi mezzogiorno…del resto ieri sera non riuscivo a prendere sonno forse per via della fame che sentivo. Partiamo con calma dopo aver richiuso le valigie …cambiamo infatti camera per lasciare quella bellissima che occupiamo da due giorni ad Angelo e Raffa almeno per una notte…anche se per averla avevamo dovuto giocarcela con loro a testa e croce. Il Perito Moreno è bellissimo anche oggi, ma manca la sorpresa del primo sguardo di due giorni fa…ieri poi abbiamo visto altri tre ghiacciai navigando sul lago Argentino, insomma l’emozione della prima volta era ovviamente svanita. La Raffaella invece ad un certo punto si è commossa….beata lei. La novità di oggi sono stati i crolli delle pareti di ghiaccio nell’acqua del lago seguiti sempre da grandi boati. Li aspettavamo immobili questi crolli, armati di binocoli e macchine fotografiche per carpirne l’immagine dinamica che per la velocità del fenomeno, riusciva davvero difficile. Uno spettacolo davvero unico questo ed unico anche il fatto che il Perito Moreno , che avanza di due metri ogni anno, si ritrova periodicamente ridossato alla penisola di fronte, da dove noi lo stiamo osservando, dividendo così il lago in due parti distinte. L’ultima esplosione di ghiaccio risale all’ ‘88 ed è stata causata dalle forti pressioni dell’acqua del lago forzatamente diviso che così si liberava dell’ingombrante intruso. Dal ’68 all’ ‘88 sono morte, leggiamo, 32 persone a causa delle schegge di ghiaccio che come proiettili si generarono nell’esplosione sfrecciando ad alta velocità per decine di metri.

03 Dicembre 2005

RIO GALLEGOS

La giornata inizia con un piccolo melodramma consumatosi nell’agenzia Navimag dove Angelo e Raffaella rimangono perplessi di fronte al costo di ben 875 USD a persona della cabina doppia….del resto una cabina per 4 persone da condividere per 4 notti e 3 giorni è sembrata a tutti noi una soluzione poco praticabile. Ma tutto è bene ciò che finisce bene e così alle 13 abbiamo in mano i vaucher di prenotazione delle due cabine doppie categoria AAA che saranno le nostre tane nel lungo viaggio verso nord che esordirà da Puerto Natales in Terra del Fuoco e attraverso i fiordi cileni si concluderà a Puert Montt. Sarà la Magellano, nave da carico adattata ad ospitare anche qualche passeggero, a condurci dal 16 al 19 dicembre tra i freddi mari del profondo sud americano. Acquisto due scatole di cioccolatini da regalare ad Angelo e Raffa per rendere più dolce la sofferta decisione presa piuttosto controvoglia poi siamo di nuovo tutti a bordo di Carolina per proseguire la lunga corsa verso la Terra del Fuoco ormai prossima ma non così tanto da evitare la sosta intermedia a Rio Gallegos dove ci fermiamo nel discreto hotel Santa Cruz per soli 170 pesos a camera compresa la colazione. La cittadina è tutta dedicata al commercio della lana ad alto stoccaggio ed all’estrazione del petrolio YPF, è piuttosto squallida ed il cielo grigio non aiuta certo a renderla migliore, ma è una tappa obbligata per chi come noi è diretto ad Ushuaia, la città più a sud del mondo o meglio “ la fin du mundo” come la definiscono gli argentini . Non so ancora cosa ci riserverà la cena…quello che vorrei è una bella lasagna …ovvero un sacchetto di pasta imbottito con una grande quantità di spinaci lessati e formaggio..insomma un nostro raviolone gigante, che però non compare quasi mai nei menu…iella! Vanni è rientrato dopo una sosta dal barbiere con un oggettino che a questo punto definirei diabolico..una bilancia sulla quale temo di dover salire. Usciamo per due passi in questa strana città dove Vanni si decide ad entrare in un negozio di calzature dal quale esce con un paio di mocassini nuovi fiammanti dopo averne provati decine. La parte più difficile della ricerca è stata l’individuazione del numero che gli consentirà di entrare ed uscire dalle scarpe senza doversi chinare ( un numero in più rispetto alla sua misura) che pigrone! Ceniamo al ristorante Huerro già con addobbi natalizi, poi al casinò per un colpo di vita senza precedenti dal nostro arrivo in Argentina. Perdo alla roulette quasi tutti i miei averi, che questa sera ammontano a circa 100 pesos, giocando il 12 suggeritomi come cabala dalla cameriera del ristorante poi non contenta raggiungo Angelo e Vanni al tavolo dei dadi. Mi faccio un po’ pregare da Vanni poi mi concedo al gioco…è la mia prima volta ai dadi e vinco! I dadi sono due cubi perfetti di plexiglas trasparente di colore azzurro con i cerchietti bianchi grandi, mi piacciono, mi piace lanciarli sul verde del tappeto pieno di caselle sulle quali altri scommettono sul mio gioco. Vinco fino a recuperare le perdite di entrambi per un totale di 340 pesos. A quel punto il croupier fa giocare altri..lo stronzo! Rientriamo in hotel gasatissimi,in fondo non abbiamo vinto che 40 pesos ma è stata una bellissima serata.

04 Dicembre 2005

RIO GALLEGOS – RIO GRANDE

On the road again alle ore 11. Il pieno all’ACA di cui Vanni si è fatto socio e poi via verso il confine cileno e lo stretto di Magellano dove l’acqua è piuttosto mossa nonostante il canale sia protetto dalle due coste. L’emozione è forte..stiamo per entrare nell’isola della Terra del Fuego, tante volte citata nei documentari di tutti i tempi. E’ piuttosto freddo qui , ci rifugiamo nell’unico bar vicino all’approdo ad aspettare l’imbarco. Dentro incontriamo due inglesi in moto che arrivano dall’Alaska attraverso la famosa Panamericana che hanno già percorso quasi completamente…ci piacciono questi viaggiatori estremi che hanno già traguardato le strade che anche noi percorreremo a tappe nei prossimi mesi. Nella valigetta sul fianco del motore è stampato l’intero continente americano di colore rosso con in bianco la lunga Panamericana che lo attraversa per intero da nord a sud. Ancora lande desolate ci accompagnano attraverso questa striscia di territorio cileno verso il confine argentino. All’interno degli uffici doganali ci accoglie una musica assordante..sono proprio degli allegroni questi argentini. Ci fermiamo a Rio Grande per la seconda tappa di avvicinamento verso Ushuaia, l’ennesima cittadina squallida che si affaccia sull’oceano atlantico nel cui omonimo hotel troviamo ospitalità. La camera è particolare, anzi teatrale per l’arredo in stile di legno scuro ed i drappeggi rossi disseminati un po’ ovunque. Vanni a cena beve tre grappe nonostante i suoi 73 kg. ed arriva a letto molesto più che mai, ora prendo una clava e lo stordisco!

05 Dicembre 2005

USHUAIA

Partiamo tardi dopo aver inaugurato come si deve il bel lettone. Il rumore del traffico arriva attraverso le pareti di vetro filtrato dai pesanti tendaggi porpora come smorzati come da una fitta nebbia di mare. Alle 11.45 siamo al distributore YPF per il pieno che ci basterà per percorrere gli ultimi 250 km per Ushuaia. Al posto di blocco la polizia stradale ci consiglia di guidare con prudenza…pare che in prossimità del passo Garibaldi stia nevicando e la strada piena di curve e non asfaltata potrebbe risultare pericolosa. Ci inoltriamo quindi lungo la strada che serpeggiante sale costeggiando un tratto di mare, attraversiamo poi boschi di faggi ed il lago Kanni Fagnano che vediamo dall’alto di una rupe alta qualche centinaia di metri, con la sua acqua blu ed il fumo lontano di una ciminiera. Attorno a noi le cime imbiancate da una spruzzata di neve fresca si profilano oltre il bosco verde in primo piano. Mi perdo nella bellezza inaspettata di queste piramidi “sale e pepe” mentre Vanni guida con il piacere di sempre la Carolina attraverso queste meraviglie. Mi aspettavo altro da questa terra del fuoco, pensavo ad un paesaggio più simile al grande vuoto della pampa…invece il paesaggio rigoglioso di verde e di montagne ci spiazza. Al cartello di benvenuto di Ushuaia ci fermiamo per le foto che immortaleranno per sempre la nostra conquista dell’estremo sud del mondo…ma c’è la fila! Un gruppo di vivaci motociclisti Costaricensi è arrivato poco prima di noi, le foto si colorano delle tinte forti delle loro tute impermeabili, sono simpatici, scattiamo qualche foto anche per loro. Infine ecco Ushuaia sono solo le 14 ed abbiamo tutto il tempo per cercare un buon alloggio. Ogni tanto una spruzzatina di neve si alterna a squarci di sole sulla cittadina piena di casette monofamigliari dai colori a volte vivaci in contrasto con il grigio plumbeo del cielo e del canale di Beagle che unisce il Pacifico all’Atlantico e sul quale si affaccia adagiata in una grande conca. Di fronte a noi oltre il canale intravediamo l’isola Navarino nascosta dalle nuvole basse che la ricoprono quasi interamente. Dopo un paio di hotel visti tra cui il Los Fuegos bellissimo ma pieno e l’hotel Aca che Vanni a tutti i costi ha voluto visionare decidiamo per il Tolkeyen a 5 km dal centro ma con una vista mozzafiato sul canale e sull’isola . L’unica suite disponibile sarà occupata da Angelo e Raffaella che tendono a voler usufruire della camera migliore ogni volta che ci si propone una situazione non paritetica ….. comunque anche la nostra n°27 a 90 USD ha una vista bellissima e da domani sarà matrimoniale. Abbiamo una fame da lupo …sarà il ricordo della magnifica centolla assaggiata ieri sera? Anche questa sera andremo alla ricerca del meraviglioso granchio gigante che viene pescato proprio in questi mari freddissimi e profondi…sarebbe un peccato non approfittarne! Il ristorante Kaimè, eletto il migliore ristorante argentino 2005 ci coccola per un paio d’ore con una sfilata di piatti prelibati e di gran classe. Iniziamo con un king crab al naturale accompagnato da salsa rosa, poi un king crab con spinaci in crema e merluzzo nero al cartoccio , squisitissimo ha la particolarità di essere pescato a 200 miglia dalla costa ad una profondità di 2000 metri, non è immaginabile una pesca più difficoltosa di questa, pensiamo mentre accompagnamo i nostri piatti con un ottimo Sauvignon blanc come sempre della nostra azienda vinicola preferita, la Rutini. A seguire un ottimo ice cream al limone in spuma di champagne…champagne Rutini per accompagnare e tisana squisita alla fragranza di bergamotto e rosa infine un regalino di Vanni …un magnifico portatovaglioli di ottone per le signore. Serata indimenticabile con vista sulla baia che si affaccia sulla relativamente vicina Antartide a soli 1000 km. da noi. Partita a scacchi nella hall dell’ hotel e a nanna.

06 Dicembre 2005

USHUAIA – PARCO TERRA DEL FUOCO

Oggi sono riuscita a svegliarmi in tempo per la colazione…due mezzelune e un tè caldo. La meta di oggi è il Parco Nazionale Terra del Fuoco dove arriviamo nel primo pomeriggio. Siamo incuriositi dalle dighe che i castori hanno costruito all’interno del parco…ci dirigiamo subito appena entrati verso l’area interessata dove in effetti vediamo molte grandi dighe costruite con rami e tronchi di tutte le dimensioni…ma dei castori non c’è traccia. Il paesaggio è comunque bellissimo…il lago, il bosco di faggi, due anatre dai bellissimi colori bruni insegnano ai loro anatroccoli a muoversi nelle fredde acque del lago…sembra il loro primo bagnetto. Il cielo oggi è grigio, è come camminare con un macigno sulla testa…Angelo mi sembra particolarmente mogio. Ci concediamo una sosta in una sala da tè appena fuori dal parco quindi rientriamo ad Ushuaia dove cerchiamo una concessionaria Toyota per un make-up a Carolina e per la ricerca di un pezzo di ricambio introvabile in Italia…sarebbe un bel regalo per lei! In un negozio troviamo anche il buonissimo tè al bergamotto e rosa di produzione argentina che mi piace da impazzire, qualche cd di musica cill out argentino e due musicassette da ascoltare in viaggio, un bottino niente male. Decidiamo di cenare in hotel con una leggera minestra di verdure. Alle 23.50 mentre scrivo questo diario dalla grande finestra della camera vedo ancora qualche bagliore di luce verso Ovest… le giornate qui sembrano non avere mai fine.

07 Dicembre 2005

USHUAIA

Giornata di relax ad Ushuaia con ormai più nulla di nuovo da vedere se non il vecchio penitenziario temutissimo dai detenuti di tutti i tempi per la ferrea disciplina e soprattutto per i rigori del clima che a questa latitudine di 55° 48’ Sud, è davvero da congelamento. Vediamo le poche stufe ricavate in grandi bidoni arrugginiti e pensiamo ai freddi inverni sofferti dagli ospiti coatti. Alcune celle ospitano gli scritti dei detenuti politici o i quadri realizzati tra queste quattro mura dai detenuti dotati di talento artistico. Molte le foto che li immortalano nel grande lavoro di costruzione della ferrovia che è ancora funzionante  ed attraversa l’isola. Rientriamo in hotel nel primo pomeriggio per godere di questo magnifico panorama rimanendo comodamente stesi sul nostro lettone. Vanni intanto mi racconta della parziale sistemazione di Carolina  per via di quel supporto del motore che non si trova  nemmeno qui . Verso sera abbiamo in programma un’altra visita ai castori che pare si mostrino solo all’imbrunire…non vorremmo ripartire senza averli visti. E’ così che dopo la seconda meravigliosa cena da Haimè verso le 22 ci dirigiamo al parco ed eccoli nuotare nei loro laghetti privati. Incontriamo due guardaparco che si prodigano in spiegazioni circa la vita dei castori ci raccontano che a coppie (sono monogami) costruiscono degli sbarramenti sui corsi d’acqua per creare i laghetti nei quali vivranno prolificando. I piccoli una volta svezzati costruiranno a loro volta una diga per avere il loro laghetto privato…diga dopo diga questi castori tendono a modificare l’ habitat nel quale si insediano allagando interi territori adiacenti a corsi d’acqua. Eccoli nuotare nel laghetto…è vero che escono dalle loro tane solo all’imbrunire, sembrano piccoli così immersi nell’acqua, in realtà l’unica parte che vediamo è il loro muso appuntito ci dicono i ranger…se vogliamo ci mostreranno un esemplare che hanno appena catturato…non avremmo mai pensato di vedere un castoro appena ucciso dai due che a questo punto definirei assassini! E’ enorme e tutto coperto di pelo bruno. I due denti che gli servono per tagliare gli arbusti sono lunghi almeno 4-5 cm e gialli, poi l’occhio si dirige curioso all’altra estremità di questi 80 cm di grasso…alla famosa coda a spatola lunga circa 25 cm. che sembra ricoperta di squame scure…mangiano la corteccia e le foglie degli alberi  e rappresentano l’unico animale al mondo il cui metabolismo riesce a trasformare questo tipo di alimento in grasso. Li uccidono perché la loro crescita esponenziale sta cambiando il flusso dei corsi d’acqua ed allagando boschi interi…insomma un piccolo disastro ambientale finalmente perpetrato non dall’uomo ma da una specie animale che per questo viene sterminata…che stronzi! Qualche lacrima esce, sono furiosa nei confronti dell’intera specie umana, ingiusta e crudele….se abbattere gli individui che creano disastri ambientali dovesse essere la regola allora dovremmo essere tutti morti!


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