23 ottobre 2015

PELANGAN – LEMBAR ( Isola Lombok ) – PADANGBAY

La fortuna ci assiste anche in questo trasferimento tra le due isole di Lombok e Bali. Prima di tutto perché partiamo al volo evitando la tediosa attesa nel piazzale del porto, ma soprattutto perché il traghetto sul quale ora stiamo navigando resiste sotto i colpi dei marosi nelle acque agitate tra le due isole, tutti i locali presenti a bordo sanno che in passato una nave si è inabissata dopo cinque ore di rollio da capogiro e le loro facce sono tiratissime. Le ruote di Asia toccano il suolo balinese nella deliziosa cittadina di Padangbay, così piccola da far sembrare il suo porto un tremendo fuori scala e le navi che vi approdano grandi transatlantiici. Ma il lungomare dov’è? Lo troviamo dopo aver chiesto indicazioni per raggiungere il Padangbay Beach Resort ed aver zigzagato contromano tra strette strade secondarie che ci hanno infine indirizzati sulla breve strada che corre parallela al mare, accanto alla breve spiaggia sulla quale spiccano le coloratissime barche di legno a due bilancieri che si stagliano sul mare blu. Il seguito è dolore, quello alla costola che peggiora dopo il massaggio balinese al quale non ho resistito e così, preferendo rimanere a riposo perdo anche la folkloristica e verace processione indù che Vanni e Pius incrociano per caso.

24 ottobre 2015

PADANGBAY – SANUR

E’ mattina presto quando ancora acciaccata esco per due passi sul breve lungomare, intendo raggiungere il luogo nel quale dovrebbe iniziare alle otto una celebrazione religiosa indù, almeno a dare retta a Vanni e Pius che ormai introdotti sanno che il sabato è il giorno sacro dell’induismo. In effetti ai lati della strada i tempietti di bambù sono abbelliti con offerte fresche ed anche a terra sono appoggiate disordinatamente piccole composizioni di fiori raccolte in cestini di foglie intrecciate. La strada è un trionfo di colori che spiccano sugli abiti rigorosamente bianchi dei partecipanti al corteo. Si muovono in silenzio camminando verso il tempio sul promontorio che si apre al mare, li seguo defilata come un paparazzo che cerca di scomparire e immersa nel silenzio della mattina presto ascolto la pace e l’armonia che sembra muoversi con loro. Che meraviglia… Poi lasciando l’hotel percorriamo a ritroso la strada irriconoscibile allestita a festa con decine di alte pertiche flesse in alto a formare una specie di trasparente galleria di bambù, dalle cime penzolano addobbi vegetali che sembrano fiori e spigolose lanterne decostruite. I tempietti sono lungo le strade in prossimità dei portoni delle case o attaccati alle ringhiere che ne delimitano i giardini, altri sono appesi ai pali della luce, tutti ripropongono gli stessi allestimenti complicati da ananas e frutta fresca e ancora le piccole sculture intrecciate con qualche colore che spicca sul giallo pallido delle lunghe foglie intrecciate. Di tessuto a grandi scacchi bianchi e neri sono i parei di mitologici leoni di pietra che precedono gli ingressi ai templi animati dall’andirivieni dei fedeli in bianco latte. I festeggiamenti sono così partecipati e rigogliosi da aver creato un intasamento sulla strada che stiamo percorrendo, un vero e proprio posto di blocco in prossimità di un grande tempio dove una intera corsia è stata occupata dalle offerte accatastate sull’asfalto. E’ la città in festa che lasciamo per raggiungere l’aeroporto e lasciare Pius in vista del suo rientro a Kupang. Il nostro caro compagno di viaggio, il più svampito interprete salito a bordo di Asia. Generoso, fragile ed innamorato di Regina. Poi imboccato il lungo viadotto che si allontana virando a Nord raggiungiamo il Puri Santrian di Sanur, la sede del nostro breve soggiorno a Bali, immerso nel verde rigoglioso di alberi, cespugli e siepi, il mare di un bel colore azzurro è proprio qui accanto, separato solo da una stretta lingua di sabbia chiara. Gli scoiattoli corrono sui rami ed i fiori bianchi della Tiara cadono ancora carnosi sui sentieri che distribuiscono le camere del resort. Oltre il portale di ingresso invece, ai lati della strada che fa molto Rimini una fila di signore imbonitrici invitano ad acquistare ed i camerieri piantonano gli ingressi dei bar e ristoranti. La cittadina verace è solo dietro l’angolo, oltre le porte spalancate dei piani terra dove le sartine cuciono sulle loro intramontabili Singer ed i bambini camminano soli per strada, sereni e liberi dalla mano del genitore… e allora viene una grande tristezza pensando che i nostri bambini occidentali siano stati costretti a diventare invisibili.


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