09 Luglio 2009

YEGHEGNADZOR – STEPANAKERT

Ormai è deciso, andremo in Nagorno Karabakh …..la piccola nazione riconosciuta solo dall’Armenia nella quale, leggiamo, il personale delle ambasciate straniere non può entrare e per accedere al quale è necessario ottenere un visto speciale che si richiede una volta giunti a Stepanakert, la capitale. Visto che non faremo apporre sul passaporto, pena l’impossibilità di entrare in Azerbaijan nazione con la quale il Nagorno è stato in guerra dal 1989 al 1994. Il problema nacque quando l’Armenia invase parte dei territori azeri creando lo stato indipendente del Nagorno, di fatto una estensione dello stato occupante, ma dotato di un parlamento e di un primo ministro. Perché andare in Nagorno? Mi ero opposta con vigore quando Vanni qualche giorno fa lo propose….ma poi mi ha letto la descrizione della città di Agdam, occupata e saccheggiata dopo il ’94….una città abbandonata da tutti, la cui immagine spettrale è amplificata dagli edifici cadenti e dai crateri lasciati dalle bombe sulle strade, ora grandi pozzanghere popolate di rospi…..una città dove la natura sta riappropriandosi dello spazio urbano….insomma una chicca la cui descrizione sembra tratta da un libro di fantascienza. “A parte qualche soldato ed i cacciatori di metallo da rottamazione, Agdam è una città morta come Pompei, leggiamo invece sulla Lonely Planet ! L’idea di poter vedere dal vero una città che immagino come il set del film “fuga da New York” mi conquista e mi fa cambiare idea…..certo non vedremo Iena Plinsky, ma che importa, potremo sentirci quasi come dei reporter di guerra in questa città dove la guerra non c’è più da 10 anni, ma che rimane comunque una military zone. Partiamo decisi e non ci fermeremo fino al check point in territorio Nagorno. Intanto, immersi nella bella giornata di sole, attraversiamo le pittoresche montagne della regione di Vayots Dzor e di Syunik, dalle pieghe frastagliate che si diramano dalle cime appuntite….poi osserviamo il lento degradare del terreno in vallate coltivate a vitigni ed alberi da frutto, gli unici ad emergere dal profilo piatto di questo territorio prevalentemente erboso. Superiamo un paio di valichi ed eccoci al cartello di benvenuto in Nagorno. Non ancora scolorito dal tempo ci invita a proseguire fino al posto di controllo dove un paio di giovani poliziotti ci accolgono con un sorriso e ci invitano a proseguire dopo l’unica formalità della registrazione dei passaporti. La prima cittadina che vediamo ancora segnata dalla distruzione della guerra è Shushi, nota per la sua cinta muraria medievale che non è servita a risparmiarla . Edifici crollati ed altri abitati ma in grande stato di degrado ed un carro armato posto in cima ad una ripida salita che ha tutta l’aria di essere un monumento alla guerra. Dopo nove chilometri centriamo il nostro obiettivo entrando a Stepanakert, la capitale di questo stato che non esiste. Decisamente migliore della prima, questa città sembra aver avviato da tempo i necessari restauri di edifici e strade…..ancora qualche condominio ci colpisce per via dei terrazzi i cui parapetti fai da te sono stati realizzati con lamiera ondulata legata ai montanti con filo di ferro. La povertà della popolazione che vi risiede è palpabile, ma a differenza dell’Armenia nessuno è per strada a chiedere l’elemosina. Raggiungiamo dopo qualche errore di strada, l’hotel Armenia che, nuovissimo, è quanto di più confortevole potessimo trovare in città…..realizzato senza badare a spese, si erge nei suoi quattro piani sulla larga strada che contiene il palazzo presidenziale. Sopra la vetrata d’ingresso ci sono le bandiere di Armenia, Georgia e Nagorno, quest’ultima con una leggera variazione rispetto alla prima. Prendiamo possesso della 404, l’unica libera solo per oggi per via di una serie di congressi che si stanno tenendo in hotel, poi andiamo all’ufficio del Ministero degli Affari Esteri per l’ottenimento dei visti e per l’autorizzazione a recarci nei luoghi che vogliamo visitare. Nonostante le nostre insistenze Agdam è una città militare e l’ingresso non è autorizzato….se vorremo andare comunque potremmo essere arrestati ….che peccato….sfuma il trip del reporter di guerra! Più tardi riusciamo a strappare la promessa di una cena calda alla manager del ristorante che dovendo far fronte alla cena dei 40 congressisti ci aveva inizialmente proposto un menu freddo a base di insalata e sandwich. Adoro l’ascendente che Vanni ha sulle donne…..solo in questi casi naturalmente! Finiamo con l’assaggiare tra le altre cose, il caviale nero russo…..che però non sa di nulla, ed il classico shashlik kebab di carne macinata che fanno comprimendo un pugno di carne speziata attorno allo spiedino di metallo piatto largo circa un centimetro…..gustosissimo.

10 Luglioo’ 2008

STEPANAKERT – VANK

Alle 10 la massaggiatrice entra puntuale nella nostra camera sostituendosi a Vanni che scende per la colazione. E’ una signora non più giovane, robusta e dagli occhi vispi ed azzurri. Dal tipo di massaggio sembra una sorta di fisioterapista…..mi mostra una serie di tubetti di pomate iniziate vecchie di decenni e mi chiede se sono allergica…..ma a cosa? Per non avere problemi le porgo la mia crema idratante ed inizia l’energico massaggio consigliandomi di fare anche un po’ di sport! A mezzogiorno siamo pronti per partire alla scoperta delle località di merito di questo minuscolo staterello. Torniamo quindi alla cadente Shushi per osservarne la bella cattedrale di pietra bianca, le mura ed i tanti edifici crollati o in stato di grande abbandono anche se abitati dai poveri cittadini che non capiamo di cosa vivano. Torniamo sui nostri passi diretti questa volta a Nord, al villaggio di montagna di Tsaghkashat che contiene il museo memoriale dedicato all’eroe nazionale Nikol Duman, che si distinse alla fine dell’ ‘800 nella guerra tra armeni e tatari. L’interesse del museo risiede, quasi completamente per noi, nel poter visitare una casa ottocentesca conservatasi grazie ai ripetuti restauri. Gli arredi, comprensivi dei tappeti sono originali….vi si trova anche una botticella di forma allungata e con un foro in cima. E’ appesa al soffitto con una corda che ne mantiene la posizione orizzontale e serve per la preparazione dello yogurt….che per l’uso che se ne fa può essere considerato la bevanda nazionale. Ci fermiamo sotto il pergolato a bere un gustoso tè speziato e subito dopo proseguiamo il nostro tour dirigendoci verso Vank dove rimaniamo sbalorditi più dallo stile dei due hotel che vi sono stati realizzati da un ricco benefattore del luogo, che dalla bellezza del monastero di Gandzasar costruito nel XIII sec. sulla cima di una montagna a pochi chilometri dagli hotel. Un magnate del legname nato qui ma che vive da tempo in Russia, ha deciso di aiutare la madrepatria finanziando importanti progetti di sviluppo tra cui la strada che abbiamo percorso oggi, la scuola ed i due hotel del villaggio che sembrano più di stampo hollywoodiano che non russo né tanto meno armeno! Il primo nel quale ci fermiamo, l’Eclectic, ha la forma di una nave con tanto di fiume che gli scorre accanto nella stretta gola nel quale è inserito….ma non ha camere con bagno. La giovane manager ci accompagna allora nel secondo edificio, l’hotel Moqckon, in stile eclettico. Colonne scanalate e capitelli ridondanti di foglie cespugliose….statue classiche ed altre a chiaro sfondo sessuale, una vasca di pesci…..insomma un guazzabuglio di cose. Qui la camera con bagno c’è e costa cara….30.000 Dram contro i 27.000 del bellissimo Hotel Armenia di Stepanakert…..pagamento anticipato e senza ricevuta. Ci consoliamo con la visita dello spettacolare monastero cinto da mura di pietra e dalle antiche lapidi scolpite. All’interno delle mura si impone la chiesa di San Giovanni Battista, di pietra chiara sul prato verdissimo e con tanto di sottofondo musicale diffuso nel giardino….una celestiale musica classica barocca. La tipologia della chiesa è canonica, con un primo ambiente che precede la chiesa a pianta centrale. Il tetto ad ombrello sovrasta lo slanciato tamburo impreziosito all’esterno da meravigliosi bassorilievi nei quali sono rappresentati Adamo ed Eva, un santo che sostiene con la testa il modellino della chiesa, un altro personaggio che ha la testa infilata nelle fauci di un pesce. Alternati ai setti che contengono le immagini, ve ne sono altri sono scolpiti con disegni geometrici…..l’esterno è particolarmente bello, per l’armonia dei volumi che lo articolano e per il bellissimo tamburo istoriato, l’interno invece eccede in semplicità, decisamente in contrasto con la preziosità dell’esterno. Quando torniamo in hotel il magnate russo è da poco arrivato in elicottero….ne veniamo a conoscenza parlando con il copilota, un giovane ragazzo russo, l’unico che parlando inglese può tradurre al cameriere le nostre richieste per la cena. Dal nostro tavolo all’aperto, posizionato nel chiosco di fronte all’hotel, osserviamo il trambusto legato alla presenza del proprietario e della corte che lo segue senza mollarlo un attimo. Fiumi di vodka e molti sorrisi….deve essere simpatico oltre che generoso questo signore di mezz’età. Ogni tanto qualcuno lancia a tutto volume il ruggito di un leone….difficile sbagliare l’interpretazione di una cosa così bizzarra….a giudicare anche dall’enorme muso di leone scolpito nella roccia della scarpata accanto all’hotel, il russo dev’essere nato tra il 22 luglio ed il 21 agosto! I camerieri sono così in apprensione che sfrecciano tra la cucina, i tavoli ed il leone che si sposta continuamente con il seguito di riconoscenti e di questuanti. Infine scompare a bordo di un’auto nera in compagnia delle sue guardie del corpo e delle altre auto che seguono. Ci ritiriamo nella nostra camera “lusso” cercando di addormentarci evitando le molle più sporgenti.


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