02 ottobre 2015

LABUAN BAJO – SERAYA LODGE

Infine siamo a bordo del motoscafo con la prua puntata verso la vicina isola Seraya, una tra quelle che rendono l’Indonesia un paese da godere. La vediamo da lontano definita da una breve sequenza di collinette che ne disegnano il profilo, abbastanza piccola da essere vista tutta con un solo sguardo, poi ecco le sue brevi spiagge sono linee bianche che dividono il blu del mare dal marroncino dell’erba secca. Aggirata la punta dell’isola approdiamo in fondo al breve pontile di legno dove ci viene offerto il drink di benvenuto dal sapore dolce di arancia e vaniglia che introduce alla cortesia che immaginiamo accompagnerà il nostro soggiorno. Poi con il sollievo dei naufraghi che hanno raggiunto l’isola prodiga di tutto ciò che era mancato ci dirigiamo verso i bungalows ed appoggiati i nostri trolley leggeri come l’atmosfera che percepiamo attorno a noi facciamo scorrere lo sguardo sulle pareti chiare, e poi oltre la grande portafinestra che inquadra il mare appena increspato ed sull’orizzonte la lingua di sabbia scoperta dalla bassa marea. In poche bracciate siamo sui banchi di corallo che si spingono fino al pontile, il sole è coperto da qualche nuvola ed il mare è sabbioso per le increspature arrivate con il vento teso del pomeriggio ha increspato il mare e resa sabbiosa l’acqua eppure i colori vivaci dei coralli che intravvediamo sono la promessa dei meravigliosi snorkeling futuri, con i pesci colorati che fanno sorridere di piacere ad ogni spinnata rallentata per darmi il tempo di vedere quel paradiso tanto prezioso. E’ già sera quando Pius e Regina ci raggiungono raggianti al ristorante dove all’energia della nostra felicità si è poco dopo sommato la sorpresa delle fantasiose pietanze e l’arrivo di Maria, l’autrice del Resort colpita per i nostri viaggi visti sul sito web, infine il gelato alla vaniglia amplifica l’esplosione del piacere fino all’ultima sillaba della parola “complimenti”. Tanto che incamminandoci lungo la spiaggia inciampiamo sulle lanterne bianche appese all’unico grande albero senza quasi vederle distratti dall’idea che la curiosità di Maria la spinga a continuare a leggere la nostra storia ancora a lungo.

04 ottobre 2015

ISOLA DI SERAYA BESAR

I festeggiamenti del compleanno iniziano poco dopo l’alba, quando ancora assonnata vedo appesa sullo specchio una scultura di legno con quattro parole scolpite in bassorilievo, sono la prima romantica sorpresa di oggi, “ Auguri Ale Amore Mio” tra le più belle che potessi leggere dal water. Quindi mi tuffo sul letto ed abbraccio Vanni il cui amore ricambio con spumeggiante entusiasmo. Solo più tardi siamo pronti per la colazione di fronte al mare che tra non molto sarà mio, Vanni invece ha fatto della nuotata di ieri un caso isolato preferendo partecipare con qualche occhiata da lontano tra una pagina e l’altra del giornale, comodamente seduto all’ombra della grande tettoia accanto alla postazione di Maria. Poi lo sfavore della marea che ha scoperto i coralli già a metà mattina e la vista del piccolo atollo così vicino da poter essere raggiunto con un breve spostamento in motoscafo danno una svolta alla giornata e ci troviamo verso il mezzogiorno ad affondare i piedi nella sabbia ancora umida che si spinge nel mare disegnando una meravigliosa lingua bianca. La figlia di Maria, forse per una sorta di campanilismo aveva sottovalutato la bellezza di questi coralli, dei pesci tropicali nelle varietà più incredibili e delle sfumature di turchese del mare cristallino. Di seguito, nella escalation di eventi organizzati da Vanni c’è il tramonto dalla collinetta ora tutta nostra che inquadra l’Ovest sull’altro versante dell’isola. Rimaniamo a lungo di fronte alla superficie perlacea ed alle striature arancioni del sole che va coprendosi. Vanni ha pensato a tutto, dalle bollicine del Moet, alle perle nere di Labuan ed al piacere che si esalta con le nostre mani annodate di fronte all’infinito che va spegnendosi in infinite sfumature di viola. Infine la cena accompagnata da un grande pesce arrostito e conclusasi con il commovente Happy Birthday dell’intero staff. Compleanno indimenticabile.

05 ottobre 2015

ISOLA DI KOMODO

I timpani iniziano a vibrare alle sette e trenta di questa calda mattina in risposta all’accensione del motore della bagnarola di legno che ci porterà a Komodo Island. Da tempo Vanni ha posato gli occhi su questa isola, curioso di vedere i famosi Draghi, i grandi varani così chiamati per il loro aspetto sinistro, per la viva somiglianza all’antenato preistorico e forse anche per l’originalità del loro modo di uccidere. Con un solo morso che trasmette la mortale saliva contenente il novanta per cento dei batteri finora conosciuti, l’attesa della morte della preda non è lunga e loro non hanno fretta. A metà strada tra un lucertolone gigante ed un coccodrillo senza squame i draghi impressionano soprattutto per la fantasia di chi li ha immaginati osservandone le immagini perché qui nell’immenso parco naturale raggiunto in tre ore di navigazione da Seraya island di draghi ne vediamo inizialmente due, depressi e mezzi morti nascosti sotto l’ufficio dei ranger. Impolverati tra le macerie ed i tubi corrugati di impianti elettrici dismessi ci fanno venire una tristezza infinita. Come gli altri tre che ormai scoraggiati vediamo al termine della breve passeggiata proposta in alternativa a quella lunga quattro chilometri che il ranger ci sconsiglia di fare. Non ha voglia di camminare e sa che la fatica non sarebbe compensata da improbabili avvistamenti, quindi di fronte al cartello che traccia i possibili percorsi gli scappa un – tanto non vedremmo niente -. Ci rassegnamo a percorrere qualche centinaio di metri ed agli avvistamenti di qualche cinghiale e gazzelle che saranno presto o tardi sacrificate dai varani, infine il breve scorcio del mare azzurro che sfiora il sentiero dà una pennellata di colore al parco altrimenti solo marroncino. A questo punto il nostro accompagnatore gioca il suo asso nella manica conducendoci ad una casa dove il bucato steso ad asciugare non è propriamente consono ma dove qualche varano è visibile. Afferra un casco di insalata che lancia verso il lucertolone attirandone l’attenzione, l’animale si muove, afferra e mangia per poi raggiungere gli altri e scomparire sotto la casa. E’ bellissimo, la sua potenza evidenziata dalle zampe possenti in movimento, dalla grande coda che disegna una traccia ondulata sulla terra polverosa e dal corpo pesante contenuto in quella che sembra la cotta di ferro di un cavaliere in battaglia. A questo punto la soddisfazione di averne visto almeno uno in azione per quasi un minuto ci ha fatto sentire sollevati anche se pur sempre vittime del marketing del Komodo N.P. Poi sulla via del ritorno la bagnarola scivola attraverso le isole di questo bel mare dove l’occhio si ferma sempre su qualcosa, montagne coniche, catene di rocce che disegnano frastagliate skyline, spiagge bianche come sale e deserte ed i delfini che ci seguono per un attimo. Approdiamo al Seraya in tempo per godere dell’ultimo tramonto dall’isola che lasceremo domani e della vista del mare ricco di coralli ora invisibili.

06 ottobre 2015

ISOLA DI SERAYA – LABUAN BAJO

Felicissimi del late check-out alle tre ne approfitto per l’ultimo snorkeling ed il relax con Vanni sulle comode chaise longue in spiaggia, eppure nonostante le ore di vantaggio per diluire il trauma del congedo dall’isola e da Maria, il ritorno all’hotel di Labuan Bajo dal quale eravamo partiti è stato pesante e solo la vista di Asia immobile nel parcheggio ha reso sopportabile la salita sul pontile di legno. La sua messa in moto per verificarne lo stato di salute e la presa di possesso della camera sono stati i passi successivi terminati dopo poche ore sul bellissimo tramonto dietro il vulcano che ci ha restituito la felicità di essere ritornati in questa Indonesia che dopo l’isola ci appare diversa.La pizza made in Italy nel ristorantino alla moda in città ci ha poi fatto rimpiangere la cenetta in hotel, sulla terrazza scassata vicina al mare.


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