11 Luglio 2009

VANK – SISIAN

Immortalo il leone di roccia e partiamo tornando sui nostri passi….non avendo voglia di avventurarci su lunghe piste al limite della percorribilità per vedere monasteri in avanzato stato di degrado e quasi sommersi dalla vegetazione, andiamo verso il confine armeno. Ad Askeran, una piccola cittadina prossima alla frontiera, la visita delle antiche mura ci impegna quanto la scelta di qualche biscotto in un piccolo negozio lungo la strada. Davanti a noi, un carro armato caricato su un rimorchio si dirige verso Agdam, sul fronte con l’Azerbaijan…unico segnale di instabilità in questo paese dove la guerra sembra davvero finita nel ’94. Raggiungiamo il confine attraverso le ripide salite e le discese con tornanti della strada a due corsie che serpeggia nel paesaggio montuoso, reso vivace dai bellissimi fiori selvatici e dai covoni di fieno sui campi gialli delle stoppie di grano. Lungo la strada non mancano le mucche e qualche bufalo al seguito dei pastori….spostarsi sull’asfalto in questo territorio non ancora completamente bonificato è certamente più sicuro anche per gli animali che diversamente rischierebbero di saltare in aria calpestando una mina. Al piccolo ufficio di frontiera consegnamo il foglio timbrato rilasciatoci dal ministero e mostriamo i passaporti….nessuna complicazione tra Nagorno ed Armenia. La visita principale di oggi riguarda tanto per cambiare un monastero….costruito in posizione strategica su un alto sperone roccioso e protetto da alte mura turrite sui due lati non a picco sullo strapiombo. Il monastero di Tatev sembra imprendibile anche a noi che lo raggiungiamo con sofferenza attraverso la strada sterrata massacrata di crateri che, dopo Goris, scende verso sud per 40 chilometri attraversando il paesaggio pittoresco ricco di gole e di speroni rocciosi nonché di montagne rigogliose di boschi. Dopo un numero considerevole di tornanti con moleste residue croste di asfalto, vediamo finalmente la sagoma del tamburo spuntare dalla cinta muraria restaurata di recente. Ce l’abbiamo fatta!
Appena entrati notiamo l’inusuale l’ampia loggia quadrata che precede la chiesa dell’ XI sec. e che contiene in alto la campana appesa all’intradosso della volta. Pochi gli elementi scultorei a rilievo, solo qualche disegno geometrico è posto a rimarcare la scansione in settori del tamburo poliedrico in armonia con il tetto ad ombrello. Nulla di straordinario da questa posizione….se solo potessimo vedere il complesso sorvolandolo, la sua collocazione lo renderebbe unico e pittoresco. Leggermente delusi ripetiamo il calvario della strada ripida e poi solo dissestata fino alla statale che percorriamo fino all’altezza di Sisian. Una deviazione di pochi chilometri che ci consentirà di raggiungere la cittadina a vocazione agricola, ci fa capire che appena si esce dall’unica strada principale che collega il paese da Nord a Sud, la manutenzione delle strade è inesistente. Fatto di bassi edifici, il profilo della città è del tutto anonimo e l’atmosfera che vi si respira di una calma esasperante. Per strada non c’è nessuno nonostante siano le cinque del pomeriggio ed anche il taxista al quale abbiamo chiesto di accompagnarci all’hotel Lalaner, ci semina presto lungo la strada lasciandoci soli a fare tentativi. Finalmente, quando ormai demoralizzati dall’aria eccessivamente dimessa della cittadina stiamo per tornare indietro per avvicinarci ancora un po’ a Yerevan, vediamo la piazza principale e con essa l’hotel prospiciente. Tutti gli edifici che vi si affacciano sono di pietra grigia e dalle volumetrie scatolari, ma poco dopo, passeggiando per le vie del piacevolmente tranquillo centro cittadino vediamo i vecchi edifici pubblici di regime che offrono interessanti prospetti oltre che falci e martello scolpite in rilievo sopra le decorate porte di accesso….L’hotel è stato ristrutturato di recente ed una camera con soggiorno è libera per noi. Il gusto dell’arredamento è in linea con quello armeno e le lenzuola ricamate sembrano piuttosto delle tende….ma l’accoglienza è squisita, la camera pulita e spaziosa e la cena, che consumiamo in una saletta provvisoria, gustosissima. Dulcis in fundo un gruppo di turisti francesi ci offre un paio di fette di torta giganti per festeggiare con noi un compleanno…..siamo proprio fortunati !

12 Luglio 2009

SISIAN – YEREVAN

Al risveglio la camera è inondata dal sole….le due finestre ad arco inquadrano la piazza silenziosa e deserta dopo i chiacchiericci del sabato sera. La tranquilla cittadina non deve avere molto da offrire alle giovani generazioni con velleità di divertimento e ieri sera molti di loro erano raccolti in piccoli gruppi sotto la nostra finestra, con le biciclette abbandonate a terra e le poche panchine tutte occupate. Lasciamo la città e con essa la selvaggia regione di Siunik, la più a Sud dell’Armenia, per dirigerci finalmente nella capitale solo sfiorata qualche giorno fa. Ed eccola spalmata sull’ampia pianura ai piedi del lontano Ararat ancora coperto dalla fitta coltre di foschia. E’ così alta la nostra aspettativa di vederlo finalmente nitido stagliarsi contro il cielo azzurro che questa notte l’ho sognato….bellissimo e ricoperto di neve, ombelico del mondo per tutti i cristiani. Alle due del pomeriggio la temperatura di Yerevan è da liquefazione….il sole allo zenit esalta il chiaroscuro di questa Piazza della Repubblica dove ci fermiamo qualche minuto….giusto il tempo di verificare un hotel e di ripartire verso il Metropol dove una grande camera con terrazzo è disponibile per noi. E’ domenica oggi…. i 35° non invitano ad uscire e Vanni è già sintonizzato su Rai1 per vedere finalmente il gran premio….. quando pochi minuti prima dell’agognata partenza lo schermo si oscura ed a nulla valgono i tentativi del tecnico interpellato con urgenza. La Rai deve aver oscurato volontariamente il primo canale per ragioni a noi ignote….nulla di personale nei confronti di Vanni che però ne è visibilmente contrariato. L’umore non migliora molto nemmeno durante la passeggiata nel corso della quale vediamo la bella cupola rivestita di ceramiche colorate nei toni del turchese della Moschea Azzurra, unico esemplare sopravvissuto qui a Yerevan. Sempre più accaldati raggiungiamo l’ampia piazza della Repubblica nella quale spicca l’edificio neoclassico del Museo Nazionale e poi il Teatro dell’Opera attraverso il corso Nord, il nuovo asse pedonale della città i cui edifici ancora in fase di completamento sono così pesanti da essere paragonabili ad alcuni dei nostri del ventennio. Bellissima invece la “cascata” ovvero la lunga scalinata di pietra bianca che conduce al monumento del “50° anniversario del Soviet”. Progettato dal gruppo Design Quadrat, si articola in una serie di grandi fontane dall’architettura vagamente metafisica alla De Chirico. Impreziosite di bassorilievi a disegni floreali ed articolate in numerosi getti d’acqua sgorganti da elementi di pietra variamente in aggetto dalle pareti di fondo e laterali, creano luoghi di grande piacevolezza e di refrigerante relax dove è quasi necessario fermarsi nel corso della lunga salita. Aiuole fiorite inserite in parallelepipedi della stessa pietra seguono i gradini della scalinata. Alla caduta del regime il progetto rimase incompiuto, ma i lavori sono ripresi con una certa lena in seguito all’acquisizione del progetto da parte di un collezionista d’arte che vi ha fatto collocare tra le altre un paio di belle sculture in bronzo di Botero. Per via del caldo eccessivo rinunciamo a raggiungere la cima, ma già dal quarto step la vista sulla città è di un certo effetto. Quando dopo le otto di sera usciamo ancora per raggiungere il ristorante, la temperatura si è piacevolmente abbassata e la città si è animata del rientro che segue il weekend. Auto sfreccianti, persone a passeggio per le vie del centro ed una miriade di insegne luminose di negozi, ristoranti e locali notturni….un’esplosione di vita che ci piace almeno quanto l’ottimo sushi gustato al ristorante Samurai, a due passi dalla Cascade.

13 Luglio 2009

YEREVAN

L’ottima fama dei pittori russi del XX secolo è confermata dalla visita di oggi all’unico museo aperto il lunedì…..ovvero il Museo Studio del pittore Martiros Sarian. Raccoglie un’ampia collezione di quadri eseguiti da Sarian tra il 1904 ed il 1970 e lo studio del pittore così come lo ha lasciato quando morì nel 1972. L’influenza del fauvismo francese è evidente nell’uso di colori sgargianti sia nei ritratti che nei paesaggi, così come è evidente l’amore per la luce intensa e per le atmosfere esotiche derivanti dai suoi viaggi in Egitto ed in Persia. Mi stuzzica l’idea che Sarian possa aver conosciuto e frequentato il mio pittore russo preferito….El Lissitzky. Avevano più o meno la stessa età e furono entrambi esponenti delle avanguardie russe nei primi decenni dello scorso secolo….anche se le modalità espressive di quest’ultimo prevalentemente grafiche e costruttiviste sono diametralmente opposte a quelle squisitamente figurative di Sarian. Grazie al piacere che ci da vedere questi bellissimi quadri la giornata inizia benissimo e prosegue su un genere ormai consolidato…..una chiesa al giorno non ce la toglie nessuno! Echmiadzin è la città santa dell’Armenia…… l’equivalente del nostro vaticano, nonché sede del Katholicos Garegin II che rappresenta la massima autorità spirituale della chiesa apostolica armena. Detto questo, la basilica di Mayr Tachar è molto bella forse anche per le contaminazioni stilistiche arabe evidenti negli elementi decorativi della loggia. Il suo volume articolato nei quattro bracci uguali della croce greca è anticipato da una loggia quadrata sormontata dalla torre campanaria. Le pareti quasi completamente senza decori della chiesa esplodono nella ricchezza scultorea della loggia dove bassorilievi che sembrano trine ricamate rappresentano motivi geometrici molto chiaroscurati misti a teste di felini e colonnine a torciglioni. Bello e coloratissimo l’intradosso della cupola che copre la loggia al piano terra….con visi femminili circondati da ali colorate a tinte forti e ghirlande di fiori. All’interno della chiesa invece le cupole e le volte affrescate senza immagini figurative hanno tinte cupe nei toni del verde, blu e bronzo. E’ una bella chiesa,almeno quanto le altre viste qui in Armenia. Nonostante il caldo soffocante, a metà pomeriggio usciamo per vedere da vicino l’enorme statua in bronzo, alta più di 20 metri, che raffigura la Madre Armenia. Sin dal nostro arrivo in città la vediamo svettare in cima alla collina che definisce la città verso Nord….armata di spada, la figura femminile dai lineamenti duri e geometrizzati tipici del nostro futurismo, guarda verso il confine turco con aria severa e minacciosa. Fa da piedistallo un edificio a pianta quadrata rivestito di pietra scura che ospita il museo militare. Sulle pareti esterne non mancano i bassorilievi di chiara matrice comunista con falci e martello o asce incrociate…..nel piazzale che gira attorno all’edificio fanno bella mostra su piedistalli missili e mezzi militari, nell’intento non proprio educativo di celebrare la guerra. Va tenuto presente che l’ultimo conflitto con l’Azerbaijan non si è ancora ufficialmente concluso e fu innescato dall’Armenia nell’intento di riappropriarsi di territori che le appartennero. Ciò innescò l’esodo dal Nagorno di migliaia di musulmani che ne furono scacciati….Va anche detto che l’Armenia mantiene rapporti diplomatici solo con due dei quattro paesi confinanti, sono infatti chiuse le frontiere con la Turchia e naturalmente con l’Azerbaijan. La lunga passeggiata termina con un aperitivo consumato in un tavolino del bar Vienna che si affaccia sulla piazza della Repubblica….siamo letteralmente distrutti, quindi ci godiamo il relax fino all’ora di cena. Il microscopico ristorante Ankyun ha cinque piccoli tavoli e si propone come ristorante italiano….il risotto di pesce e ananas così come le polpette di maiale in confettura di mele non possono dirsi di tradizione squisitamente italiana, ma ciò che assaggiamo, evitando la pizza, è squisito e l’atmosfera particolare piuttosto europea soprattutto per via degli ospiti tutti di lingua inglese.

14 Luglio 2009

YEREVAN

Per noi abituati a spostamenti quotidiani di almeno qualche decina di chilometri, questo secondo giorno dedicato a Yerevan rappresenta un’ eccezione che non sappiamo bene se si concluderà con successo. Per il momento consumiamo con calma la nostra colazione e poi raggiungiamo il primo dei tre musei in programma per oggi. Il Museo di Arte Russa sembra una promessa visto che ospita 200 opere di artisti vissuti tra il XIX ed il XX secolo…immaginiamo di trovarvi esposte le tele dei grandi artisti del ventennio come per esempio il mio adorato El Lissitzky o Malevich o Chagall…ma nessuno di questi grandi è qui rappresentato ed il genere dei quadri che vediamo esposti è lontano dai loro soggetti preferiti nonché dalle loro modalità espressive. Il museo raccoglie in realtà una collezione privata donata da un dottore armeno che prediligeva i paesaggi e le nature morte….non escludendo quelle a tinte accese. Recuperiamo ampiamente la piccola delusione entrando dopo pochi minuti al vicino Museo Yervand Kochar, un artista geniale che fu il rappresentante armeno tra le avanguardie che gravitarono a Parigi negli anni ’30. Il suo cubismo tende alla liquefazione, le sue sculture mescolano elementi umani a parti meccaniche in una simbolica rappresentazione delle implicazioni dell’essere. Ma la cosa più sorprendente sono le “lamiere dipinte ad olio” con soggetti figurativi geometricamente scomposti…le lamiere sono piegate, ritagliate, forate e ruotano attorno al loro asse centrale rappresentando così la quarta dimensione tanto ricercata ed inseguita nelle opere dell’artista. La collezione esposta è fantastica anche se contenuta e fantastico è anche l’entusiasmo della curatrice che ci ha intrattenuti illustrandoci fin nelle sfumature le opere presenti nel museo. Quando infine arriviamo alla immensa Galleria Nazionale in piazza della Repubblica non abbiamo più molte energie da spendere e l’enorme collezione che spazia dai reperti archeologici dell’antico Egitto e dell’antica Grecia all’arte moderna e contemporanea passando per gli orologi francesi del ‘700 richiederebbe un’intera giornata di visita. Mentre attraversiamo le sale osserviamo le centinaia di quadri che seguono l’evolversi delle modalità espressive dalla fine dell’‘800 ad oggi, passando dall’impressionismo all’espressionismo all’iperrealismo, degli artisti armeni nel corso del XX secolo….la contaminazione europea è evidente, tanto che osservando le opere esposte in questa prolissa galleria sembra che gli artisti locali non abbiano aggiunto molto al panorama culturale europeo, ma abbiano semmai attinto a piene mani dalle consolidate correnti artistiche europee. Solo alcuni quadri davvero speciali di Kochar, sfuggiti alla fondazione, ed una intera sala dedicata all’artista “fauve” di Yerevan, il già noto Sarian spiccano decisamente sugli altri. Raggiungiamo stravolti la nostra 310 al Metropol, poi torniamo in taxi al Samurai per bissare l’ottimo sushi. Seduti a bordo di un vecchio 124 Lada vediamo sfrecciare i suv nuovi di zecca e tutti rigorosamente neri, la ripresa economica in questi paesi ex comunisti sembra essere stata velocissima per alcuni, improbabile per tutti gli altri….non proprio un buon risultato!

15 Luglio 2009

YEREVAN – TBILISI

Dopo la visita all’ultimo monastero di Hakhpat nei pressi di Alaverdi, sulla strada diretta alla frontiera georgiana, eccoci inchiodati con le devastanti formalità sulle due frontiere….due ore perse in lungaggini da regime che ci fanno desiderare di lasciare i paesi caucasici al più presto. Alla frontiera Armena facciamo come al solito il controllo dei passaporti e dei documenti dell’auto…..poi dato che nessuno è disposto ad alzare la sbarra per lasciarci passare e senza che nessuno si degni di informarci sul protocollo da seguire, scendo e vado all’ufficio della dogana per chiedere a qualcuno il da farsi. Da lì mi accompagnano di fronte ad un ragazzo che non capisce una parola di inglese ma che mi fa capire che per uscire dal paese dobbiamo pagare la tassa per l’auto…..ma non è lui ad incassare il denaro…devo andare nello sportello bancario alla porta accanto dove, una volta raggiunto lo sportello due locali alle mie spalle mi passano davanti allungando del denaro all’impiegato seduto dall’altra parte del vetro. Furiosa torno dal bamboccio analfabeta che mi fa capire che è Vanni a doversi presentare per ottenere il foglio di uscita dell’auto ….. il tutto si svolge alla temperatura di 35°C ! Entrati in frontiera georgiana un ragazzo gentile ci sorride salutandoci con un buongiorno e ci indica il luogo nel quale dobbiamo fermarci, una cinquantina di metri più avanti. Là, una ragazza dal muso lungo, scortese per non dire maleducata dice che io devo scendere con tutti i bagagli contenuti a bordo di Asia e raggiungere con essi il controllo, mentre Vanni andrà avanti con l’auto. Tre trolley ed un valigione non sono uno scherzo se si è soli a trascinarli per almeno una trentina di metri….ma in qualche modo ce la faccio, ed a quel punto mi ritrovo imbottigliata in un corridoio in compagnia di almeno una cinquantina di locali in attesa come me che l’unico impiegato addetto svolga il suo compito. Allucinante! Se non hanno gli strumenti adatti al controllo capillare dei bagagli in transito non possono permettersi di sequestrare le persone in questo modo, costringendole a sostare in un luogo angusto, pigiate come sardine ed in compagnia di questi caucasici che si intrufolano appena possono passare davanti agli altri. Ne esco dopo una mezz’ora abbondante solo grazie all’aiuto di Vanni che parlando con un impiegato gli ha detto che mai un paese del genere potrà entrare in Europa…sarebbe incredibile ed a quel punto saremmo noi due ad uscire dall’Europa. Lo stesso impiegato ha dato la colpa ai problemi con l’Armenia….anche loro dopo Turchia ed Azerbaijan ! Furiosa mi siedo a bordo di Asia mentre Vanni per rincuorarmi mi dice che d’ora in poi le frontiere saranno sempre peggio. Quando dopo un paio d’ore arriviamo a Tbilisi, raggiungiamo senza fatica l’hotel Ambassadori dove casualmente occupiamo di nuovo la 207…..per qualche istante è come se l’Armenia non fosse mai esistita. Quando poco dopo passeggiando per le strette strade del centro storico vediamo il nostro piccolo bar, ci fermiamo per un Mohjto. Seduti nelle comode poltroncine, ormai rilassati e di buon umore vediamo passare i due giovani ragazzi ai quali avevamo dato un passaggio scendendo dal monastero di Tatev, in Armenia. Trascorriamo con loro un’oretta di piacevoli chiacchiere che definiscono meglio la reciproca conoscenza ….. Zima è armena, laureanda in sociologia e bellissima….Alfred è francese di Lyon e ricercatore dell’Unesco….insieme non raggiungono la mia età. Da tre mesi viaggiano in Armenia ed ora si sono concessi una parentesi georgiana. Sono carinissimi e, per come si guardano, ci chiediamo per quanto tempo ancora rimarranno solo amici. Il ristorante KGB è piuttosto divertente per via delle scritte sulle sedie e nella vetrina sulla strada del tipo….”KGB still working” e “Still KGB watching you”, lo scegliamo oltre che per l’originalità dell’arredamento anche per la sua posizione….è uno dei tanti locali dal look trendy che si affacciano sulla piacevole strada pedonale più gettonata del centro storico. Mangiamo bene mentre godiamo della temperatura perfetta e dell’atmosfera rilassata di questa calda serata estiva.


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