20 settembre 2016

SORONG – GAM island

In vista del mio trasferimento al porto il gentilissimo Damianus probabilmente pressato da Pius è arrivato a prendermi in hotel con largo anticipo e la lunga attesa della partenza finisce col fare sembrare le due ore di navigazione un tempo infinito a bordo del ferry che si sposta come una fredda discoteca galleggiante. Le aspettative però sono alte e l’attracco nel porto di Waisai ha il sapore della soddisfazione di un sogno, così potente da fare sembrare la tassa di 100 USD per l’ingresso al Parco Marino di Raja Ampat una cifra quasi irrilevante. Poi la prospettiva cambia mentre procediamo in impennata tra le isole rompendo il silenzio e la superficie piatta del mare che ha il colore indefinito dei sogni. Sono in compagnia di Marco, il cinquantenne belloccio che risiede da 60 giorni nella homestay dove siamo diretti e che sta cercando di capire come fare a non andare più via. Non poteva esserci migliore introduzione al Kordiris, il secondo molo del mio ingresso nel paradiso annunciato che appare in tutta la sua bellezza poco prima che lo scafo si spinga con forza sulla sabbia chiarissima, ora capisco perché Marco abbia scelto questo esilio. La spiaggia è breve e delimitata sui lati dai due moletti di legno con capanne a palafitta, alle spalle c’è la vegetazione rigogliosa e di fronte, a 50 metri dalla riva c’è un isolotto che protegge Kordiris dal mare aperto, la location sembra perfetta e tutti gli elementi che la compongono sono in armonia tra loro. La risacca e la luce sempre più debole introducono la cena semplice come la mia capanna che è fin troppo spartana, di una povertà quasi ostentata con il solo materasso a terra ed il panchetto primitivo in stile Flinston. Non c’è nemmeno una sedia in veranda dove l’amaca smontata non rappresenta per il momento una tentazione ma che potrebbe diventare perfino un lusso tra qualche giorno.

21 settembre 2016

GAM island

Lo snorkeling che ha impegnato tutta la mia giornata si è svolto a tappe sulla mappatura precisa dei luoghi di interesse attorno all’isola di Gam comodamente raggiungibili dalla homestay Kordiris. Molti i coralli morti ma interessanti le formazioni vegetali a canne d’organo o in altre meravigliose formazioni.

22 settembre 2016

GAM island – KRI island

La home stay nella quale mi sono appena trasferita possiede molti dei requisiti che ne fanno un luogo primordiale da non perdere, l’ampia laguna di acqua cristallina nella quale sconfinano le sue poche rudimentali capanne a palafitta ne sono gli elementi più caratteristici. Il legno reso grigio dal sole, l’ampia ombreggiata piattaforma che affonda i suoi pali nella sabbia bianchissima, le tre amache che si muovono seguendo la brezza di questo pomeriggio.. Collocata sulla punta dell’isola di Kri e protetta alle spalle dalla foresta, la home stay di Mangkur Kodon offre l’orizzonte aperto che fa dilatare i polmoni in un ampio respiro, e l’opportunità di percorrere camminando l’intero lato lungo dell’isola, ma solo con la bassa marea. Simpatico ed estremamente disponibile Criss è il capo della famiglia cui appartiene senza titoli questa parte di isola .. come per tutti qui il possesso della terra è giustificato dalla storia degli antenati che avendo marcato il territorio piantando qualche palma e costruendo una capanna hanno di fatto sancito un vincolo, una vera e propria usucapione che ha costituito uno stato di diritto. Certo non stiamo parlando di qualcosa di inequivocabile, le palme possono appartenere a chiunque e le capanne di legno non hanno storia, come queste che sembrano vecchie anche se probabilmente non lo sono, costruite con legni arenatisi qui ed assi incurvati dalle intemperie. E’ da poco passato il mezzogiorno e non ho ancora visto nessuno se non il marinaio che mi ha accompagnata in barca, Reimond ( +62 08243351 ) arriverà verso sera, è lui che incassa e gestisce ma con la discrezione di chi ha scelto l’autogestione come politica della sua home stay. Chi arriva al Mangkur Kodon deve aver studiato, deve sapere dove vuole andare e chiedere, ma anche così non è detto che poi riesca ad organizzare lo spostamento, come quello per Piay Nemo che vorrei assolutamente vedere. Si tratta di un gruppo di isolette acuminate che creano un luogo estremamente pittoresco, la brutta copia di quello che ha reso famoso Raja Ampat attraverso le sue immagini sui google, ma l’unico comodamente raggiungibile all’interno del parco marino. Questo fazzoletto di sabbia dell’isola di Kri mi piace in ogni suo angolo e la quasi totale assenza di ospiti offre come valore aggiunto l’emozione del naufragio, oltre a me infatti ci sono solo due ragazzi svizzeri meno che trentenni arrivati un mese fa e la famiglia di indigeni che vive all’ombra dei primi alberi. Oltre a Reimond l’unica persona con la quale potrebbe esserci un contatto è sua moglie che prepara le squisitezze che poi lascia sul tavolone accanto ai termos pieni di acqua calda… ma non l’ho mai sentita dire una parola. Nonostante questo da quando sono arrivata a Raja Ampat non mi sento sola e non ho altri desideri se non quelli che soddisfo ogni giorno per ore dopo aver indossato le mie pinne, la maschera e la mezza muta.

24 settembre 2016

KRI island

Domani lascerò Raja Ampat senza averne visto le magnifiche formazioni, i mini atolli coperti da vegetazione che la rendono irresistibile ai potenziali visitatori, quelli della lontana Wayag per i quali sono arrivata fin qui immaginando di poterli vedere senza problemi. In fondo le immagini che si trovano sul web si riferiscono tutte a quell’angolo di paradiso seppur remoto ma non è da queste home stay che li si può raggiungere perché non hanno i mezzi necessari per coprire la lunga distanza che le separa né per affrontare i marosi del mare aperto, eppure essendo improbabile la loro inaccessibilità immagino che per vederle sia necessario fare riferimento a tour operator di Jakarta. Per ironia della sorte non vedrò nemmeno Piay Nemo, il gruppo di isolette rocciose a sperone che rappresenta una meta interessante anche se consolatoria rispetto alla prima. Sono raggiungibili in un’ora di motoscafo ma non potendo condividere l’escursione con altri e non avendo i 6.000.000 di rupie in contanti necessari per andare sola devo purtroppo rinunciare anche a questo. A questo punto penso che se non si ha la possibilità di accedere a Wayag non vale la pena scegliere queste anziché altre isole indonesiane dove trascorrere qualche giorno. Sono senz’altro selvagge ed ancora non troppo sfruttate perché scomode da raggiungere e per lo standard delle sistemazioni più che spartane come unica alternativa ai due resort più esclusivi. Inoltre anche se il mondo del diving considera questo il paradiso dei coralli per eccellenza ed i più noti biologi marini affermino che questo luogo possiede la più grande biodiversità del mondo sommerso, il 50% dei coralli delle barriere che ho visto sono morti ed i divers hanno confermato che anche a 10/15 metri di profondità lo stato di salute dei coralli non migliora, l’acqua caldissima che avevo tanto apprezzato ad ogni mio tuffo deve aver seriamente compromesso il triangolo d’oro dei coralli. Lo snorkeling di questi giorni è stato però pieno di soddisfazioni per la varietà dei coralli ancora vivi e della meravigliosa vegetazione marina così come per gli avvistamenti più emozionanti tra cui la Eagle ray con i pois gialli sul dorso, le tartarughe sopra le quali ho nuotato e lo squalo pinna nera che mi è gentilmente venuto incontro mantenendosi rispettosamente alla distanza di un paio di metri. Ora che li sto vedendo per l’ultima volta penso che non dimenticherò mai questa spiaggia ed il mare che stenta a tingersi di azzurro, la capanna che vi si protende semplice e perfetta ed in generale Mangkur Kodon, sistemazione ecosostenibile e senza doccia, dove anche i due grandi ragni appesi ai bambù della zona giorno non disturbano perché allineati allo spirito del luogo.


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