17 settembre 2016

KUTA – SORONG

Lascio Kuta, le sue contraddizioni ed il suo sviluppo insostenibile, lascio la città che generosamente ha voluto accogliere le migliaia di turisti che ogni anno vi si recano e che devono pur dormire, nutrirsi, ballare e sballare … perché non dare loro le strutture che in quanto necessarie devono essere pur considerante diversamente sostenibili? Sono queste le considerazioni che si attorcigliano alle altre mentre seduta su una poltroncina del gate aspetto che il lungo viaggio abbia inizio. I due voli che hanno Makassar come unico scalo hanno una durata complessiva di sole quattro ore e trenta ma l’intero viaggio mi impegnerà per dodici ore e trenta a causa del lungo scalo notturno di otto ore a Makassar che sarà straziante. Domani mattina arriverò a Sorong, il capoluogo della regione indonesiana incastonata nella punta Nord occidentale dell’isola di Papua nonché trampolino di lancio per il paradisiaco arcipelago di Raja Ampat.

18 settembre 2016

SORONG

L’aeroporto di Makassar era già desolato nel tardo pomeriggio, quando alle 18.30 sono arrivata nella grande sala che contiene tra gli altri anche il mio gate di partenza, in breve ho capito che il lungo scalo sarebbe stato un calvario, anche perché ero piena di energia e molto lontana dall’aver bisogno di stendermi su una fila di sedili di plastica per uno scomodo pisolino. Le luci basse, i negozi già tutti chiusi ed il rumore dei lavori in corso hanno fatto il resto. Mi sono addormentata solo alle 8.00 di questa mattina su una comoda poltroncina dell’Hotel Swiss di Sorong aspettando l’ora del check-in che di norma è a mezzogiorno, poi forse solo per decoro, per evitare che i clienti potessero vedermi stravaccata a ronfare a pochi metri dalla reception già alle 9.15 l’impiegata ha una camera da offrirmi ed io mi lancio sul letto dove rimango inutilmente per tutta la mattinata. Mi incammino poi per cercare l’immagine vista questa mattina dal taxi accompagnata dalla musica house sparata a tutto volume dal giovane autista e trovo tutto, il ponte, il piccolo fiume e le case aggrappate ai bordi del suo alveo. E’ uno spaccato della città che rende l’idea della sua povertà, qui dove l’acqua che non si muove sembra trattenuta dall’immondizia.

19 settembre 2016

SORONG

John arriva puntuale al Swiss alle 15.30 e gentilmente non replica quando ancora a pranzo contesto per errore il suo anticipo di un’ora. Amico di Damianus, il fratello di Pius, ha sessantacinque anni, una valanga di travolgente energia e parla inglese. Capisce al volo la mia necessità di vedere i luoghi più veraci di Sorong che troviamo in un paio di mercati, accanto al fiume ed in riva al mare dove arriviamo quasi al tramonto, ovunque l’atmosfera è carica di miseria ma i sorrisi non mancano, soprattutto nei bambini che ora per attirare la mia attenzione fanno scivolare una palla nella mia direzione sono le foto che vogliono, per andare altrove anche solo virtualmente. A due passi c’è il fiume, quello che avevo cercato e trovato ieri pomeriggio, con le case compresse a definirne l’alveo ed un paio di piroghe che traghettano i locali da una riva all’altra. Il mercato è vicino, lo troviamo seguendo il flusso di persone e di tuk tuk che poi si cristallizzano in sacche immobili, dentro ci sono tutti i prodotti locali tra i quali inaspettatamente masse di lunghi capelli neri e castani appese in vendita ed una casacca confezionata con fibre vegetali color nocciola che viene indossata in occasione delle feste rituali tipiche di questo angolo dell’isola di Papua. La luce sta spegnendosi in bel tramonto quando raggiungiamo la spiaggia ed il suo mercato del pesce dove venditori e pesci diventano sagome nere sullo sfondo del cielo infuocato. I gatti affondano nella spazzatura ed i bambini così magri da sembrare denutriti si divertono nonostante tutto muovendosi di corsa come pesciolini e poi sorridono di fronte alla cenetta inaspettata che consumiamo tutti insieme accanto al carretto dove si vendono polpettine in poco brodo infilate in sacchettini di plastica ed arricchite con una salsa che assomiglia alla panna acida. Serata indimenticabile.


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