25 Dicembre 2006

COPAN – ANTIGUA GUATEMALA

Le notizie che Vanni raccoglie per il viaggio verso Antigua sono discordanti…chi dice che occorrono 7 ore di viaggio, chi 4…insomma partiamo tutti un po’ ombrosi ( il Natale è sempre un giorno difficile) verso la frontiera che sappiamo distare 12 km. E’ semi deserta a quest’ora della mattina, solo un’auto oltre la nostra, i festeggiamenti di ieri devono aver messo a dura prova i locali, e anch’io ho dormito solo poche ore…ma la prospettiva di arrivare in quella che per 300 anni è stata la capitale del Guatemala mi restituisce qualche energia. Scegliamo l’hotel migliore ovviamente…ed è anche il primo che incontriamo entrando in città, il meraviglioso Casa Santo Domingo che ci accoglie pieno di storia e di lusso. Ricavato sul sito occupato dall’antico monastero spagnolo ne accorpa le vecchie strutture ormai solo ruderi, in un ampio progetto che ne restituisce in parte l’antico splendore. Nulla è lasciato al caso, gli spazi comuni sono ricchi di opere d’arte nuove ed antiche..statue di santi, colonne di legno finemente lavorate, vasche d’acqua ornate di bassorilievi, tutti oggetti probabilmente scampati ai disastrosi terremoti che si sono susseguiti nel corso del 700. Raggiungiamo la nostra camera accompagnati da un sottofondo di musica barocca che viene diffusa in ogni angolo del grandissimo hotel…riconosco uno dei miei brani preferiti, una sonata di Hendel, che ben si intona a questo ambiente così vagamente barocco. Ampi e numerosi gli spazi a giardino e lunghi i corridoi con pavimenti di antico cotto lucidato che disimpegnano le diverse aree funzionali dell’hotel dove niente sembra essere al chiuso se non le camere. I vari ambienti sono separati dall’esterno dai vecchi porticati in pietra, compreso il ristorante dove gli ospiti vengono confortati durante la cena con piccoli bracieri collocati dai camerieri sul pavimento vicini ai tavoli. E’ davvero freddo qui la sera, mentre le giornate sono intiepidite da un sole che brucia la pelle. Piscina ed Hammam non sono che un paio degli optional dell’hotel, che contiene anche 3 musei, un laboratorio artigianale dove vengono prodotte candele ed uno di lavorazione dell’argilla. Accediamo alla nostra camera da un ballatoio di legno che si sviluppa a corte attorno ad un rigoglioso giardino con antiche vasche d’acqua e sculture di pietra, camminando sul pavimento che alcuni uomini stanno ancora lucidando, notiamo antichi lavatoi di pietra pieni d’acqua sulla cui superficie galleggiano i fiori recisi di stelle di natale bianche o rosse che crescono in rigogliosi cespugli nei giardini e che troviamo qua e la disseminate. La camera è confortevole, con due lettoni, un camino in angolo, un terrazzino arredato ed un comodo bagno con vasca ovale in nicchia. Nel corso della lunga passeggiata per arrivare alla abitation 230 avevamo già raccolto indizi sufficienti per capire che avremmo trascorso un paio di giorni davvero confortevoli qui ad Antigua. Poi Vanni vede un cartellino vicino alla cassaforte che riporta a chiare lettere una cifra di 400 $ a notte come costo giornaliero esclusa la colazione e….quasi sviene! Gaia in attacco di fame nera coinvolge Vanni in una merenda al bar mentre io esco, curiosa, per un primo sopralluogo in questa città che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità….percorrendo le strade acciottolate scorgo a tratti i resti di quelle che sono state le chiese costruite dagli spagnoli nel corso del ‘600, tutta la cittadina trasuda decadenza…e ciò che mi viene da pensare è che tutti i finanziamenti internazionali siano stati spesi nella realizzazione del nostro bellissimo Hotel. Rientro dopo un paio d’ore per un sano relax. Cena in Hotel con scaldino pieno di braci a lato tavolo….mangiamo benissimo e Vanni riesce ad avere la sua tartare de lomo anche se mignon.

26 Dicembre 2006

ANTIGUA

Usciamo tutti per un giro tra le viuzze della città che oggi si vivacizzano dei colori delle gallerie d’arte e dei negozi aperti. Gaia cammina trascinando le sue scarpe da ginnastica…non deve essere molto interessata alla cosa…ma Vanni insiste che ci segua. Dopo non molto però lo convince a dirottare il loro tour verso i negozi per eventuali acquisti ed io proseguo sola. Libera di andare a cercare i tesori della città vago per un’oretta ma poi casualmente ci ritroviamo e dopo una visita insieme alla Iglesia de San Francisco rientriamo. Con Vanni esploro i Musei interni all’hotel , senz’altro i migliori della città, dove vediamo molte urne funerarie in terracotta risalenti al periodo compreso tra il 600 e il 900 d.c., l’epoca classica della cultura Maya. Cena in hotel, angolo camino, ancora con scaldini ai piedi del tavolo. Ma che notti fredde!

27 Dicembre 2006

ANTIGUA – CHICHICASTENANGO

Chissà come sarà il mercato indio di Chichicastenango dopo venti anni ! Era l’ ’89 quando venni in vacanza da queste parti ed il Guatemala mi parve bellissimo, particolarmente questo mercato indio pieno di colori e di antiche tradizioni, compresi gli sciamani fuori dalla Iglesia de Santo Tomàs che ricordo fumosa di incensi e adorna a terra di candele e petali di fiori. Andiamo all’Hotel Santo Tomàs costruito in stile coloniale non molto lontano dalla piazza principale, con acqua calda razionata dalle 5 pm alle 11 del mattino. Anche qui il camino in camera non è un gran buon segno…ma infondo questo è il loro inverno e qui siamo a 2100 m. di altitudine! Andiamo per un primo sopralluogo nella piazza dove già vediamo gli indios costruire le loro bancarelle con pali di legno portati chissà da dove. In altri casi le bancarelle sono già pronte ma sono altri i commercianti che espongono le belle coperte di cotone colorato ed altri infiniti oggetti di artigianato e non. Ci sono poche persone dentro la chiesa ora e nessun petalo di fiore,..ma domani ci assicura un lustrascarpe li vedremo….mi chiede qualche soldo ed io gli regalo 100 Quetzal, circa 13 $, ed è l’inizio della fine! Dopo qualche passo siamo circondati da una decina di bambini questuanti che rivendicano il diritto ad avere anche loro qualcosa…Io e Gaia fuggiamo verso l’ hotel dove dalle finestre del bar li vediamo piantonare l’hotel….domani dovrò uscire con una parrucca! Al calare del sole la temperatura calda del giorno lascia il posto ad un freddo terribile e anche se sono solo le 6 del pomeriggio decidiamo di far accendere il camino che è di fronte al letto di quella culona di Gaia. Ceniamo in hotel e quando già le palpebre diventano pesanti scatta la battuta ormai classica: – sono per caso già le 9 di sera? – guardo l’ora e sono le 9.02…il nostro orologio biologico non sbaglia! Ci accomodiamo davanti al camino del bar per un drink e Vanni estrae uno dei sigari hondureni che gli abbiamo regalato a Natale, poi a nanna nel gelo della camera dove il camino non ha fatto miracoli.

28 Dicembre 2006

CHICHICASTENANGO – LAGO ATITLAN

Mi sveglio come sempre ultima, Gaia e Vanni sono già pronti per la colazione alla quale io non ho nessuna voglia di andare…preferisco cambiarmi con calma. La camera è ancora molto fredda ma l’acqua che esce dalla doccia è a dir poco bollente e dopo un paio di minuti il bagno è fumoso come un bagno turco. Si trattengono parecchio alla colazione così riesco a raggiungerli per il mio piattino di frutta fresca, mentre fuori sentiamo esplodere dei botti Ed ecco passeggiamo al tepore del sole delle 10, immersi in un cocktail di abiti colorati e profumo di incenso. Sono davvero belli gli abiti di questi indios…le donne indossano lunghe gonne a piccoli disegni geometrici di colore blu-grigio fermate in vita da cinture a tinte vivaci ricamate con fiori o altri disegni. Sopra hanno camicie ricamate o tessute al telaio, anch’esse colorate, spesso a disegni geometrici in stile Maya…in effetti loro ne sono i diretti discendenti: piccoli di statura, dal viso un po’ allungato e con la pelle olivastra. Ricordano i visi dei loro antenati riprodotti nelle sculture di Copàn. Il mercato pullula di bei tessuti colorati e oggetti di legno, per lo più maschere rituali accanto ad alcune statue di santi ma la nostra attenzione va tutta alle belle coperte di cotone i cui teli sono uniti da fasce decorate con cordoncino a rilievo….e i cuscini ricamati a mano. Ci aggiriamo per le bancarelle dove non mancano gli spazi riservati ai ristorantini improvvisati con quattro panche, due tavolacci ed una piastra dove cucinano tortillas. Ne escono odori non sempre gradevoli e gli impasti per le tortillas sono spesso grigio chiaro….chissà con quali ingredienti le impastano. Ma il vero spettacolo è attorno alla chiesa sugli scalini della quale ancora vengono fatti esplodere dentro a rozzi mortai di ferro colorati di blu e rosso dei grossi petardi che fanno tremare l’intero paese…il motivo di tante esplosioni è presto svelato….servono a salutare i santi che vengono introdotti uno ad uno nella chiesa seguiti da piccolo corteo di indios . Le sculture dei santi si stagliano sulla parete bianca della chiesa,in cima ad una scalinata semicircolare. Appoggiano su portantine di legno colorato, sopra di esse archi di ferro sono adorni di grandi piume che riproducono i colori dell’arcobaleno…insomma un buon mix tra i riti popolari Maya preesistenti ed il cattolicesimo introdotto a forza dal ‘600 in poi. L’interno della chiesa è denso dei fumi dell’incenso che esce dagli oscillanti contenitori di latta…alcuni di loro pregano inginocchiati sul pavimento o sulle panche di legno, altro parlano tra di loro. Alcuni bambini piangono stretti ai seni delle loro madri mentre un gruppo di uomini esegue uno strano rito davanti alle statue dei santi ora collocati su un lato dell’unica navata. Hanno in mano degli oggetti dorati che a me sembrano dei portacandele vuoti. Sulle grandi pale che vediamo alle spalle dell’altare e sulle pareti laterali, non si riconoscono ormai più i soggetti che ritraevano…. nere del fumo depositatosi in decenni di riti. Nessun prete è presente, nessuna omelia viene pronunciata…l’atmosfera magica del rito pagano ci coinvolge nella sua allegria e vivacità….ma siamo a Chichicastenango o in un film di Bertolucci? Che meraviglia! Non smetterei più di osservare la bellezza di questi indios e dell’atmosfera che riescono a creare…sono dei geni. Alcune donne sedute sulle pietre rotte e sporche di cera degli scalini, vendono fiori bianchi arancioni e lilla. Al centro della scalinata un piano orizzontale è occupato da un fuoco sempre acceso sul quale vengono bruciate palle di una qualche erba imprecisata che avevamo visto su alcune bancarelle e che ne amplifica il fumo. Comperiamo alcune coperte, una camicia tutta ricamata a mano, una fionda, orecchini, piccolissime bambole indio, borsette di seta ricamata, e paschmine made in china. Soddisfatti rientriamo in hotel dopo almeno tre ore di mercato per riprendere Carolina che ci condurrà al vicino lago di Atitlan. Alle 14 siamo già a Panajachel, uno dei paesi che si affacciano sul meraviglioso lago circondato da tre alti vulcani a cono. Andiamo alla ricerca dell’hotel nel quale avevo soggiornato anni fa, ma il capodanno ci frega ed i due migliori hotel, l’ Atitlan e la Posada de Don Rodrigo, sono full. Ripieghiamo all’Hotel Portal del Lago recente, ma di scarso spessore, dove troviamo una 409 vista lago che tutto sommato ci soddisfa. I vulcani sono coperti dalle nuvole…che peccato! Speriamo domani di godere di un tramonto migliore.

29 Dicembre 2006

PANAJACHEL – LAGO DE ATITLAN

Io ancora riposo come un cadavere ( dicono loro ) quando loro già rientrano dalla colazione per una  sigaretta sul terrazzo della camera. Li raggiungo e vedo con grande commozione i tre grandi vulcani a cono stagliarsi sul cielo azzurro di questa giornata assolata. Sono enormi e perfetti nella loro geometria conica. Conservavo un ricordo vago della loro  bellezza ma ora tutto torna alla memoria e propongo subito a Gaia un tour  in battello sul lago, mentre Vanni ha già programmato una saldaturina alla marmitta di Carolina. Poco distante dall’hotel, in un piccolo porticciolo troviamo la nostra piccola  lancia con un simpatico locale che ci accompagnerà per un giro di un’ora a 300 quetzal, circa 40 $. Costeggiamo  la riva per una mezz’ora vedendo le sontuose ville dei politici guatemaltechi, compreso l’ex presidente del Guatemala e di alcuni americani, ci spiega la nostra guida. A pochi passi dal mare, con curatissimi giardini e motoscafi ai pontili stridono enormemente con la povertà del paesino nel quale siamo , per non parlare delle baracche appena fuori del centro abitato….ma questo è il centro e sud america….e buona parte del mondo! Arriviamo fino ad un punto in cui aguas calientes dovute all’attività del sottosuolo creano un angolo di piacevole tepore. L’acqua è limpidissima…se avessimo avuto il buonsenso di mettere il costume avremmo accettato di buongrado l’invito della guida a tuffarci…invece inverte la rotta, siamo arrivati al capolinea. Ci concediamo un frullato di ananas nella terrazza sul lago poco distante e poi rientriamo in hotel dove poco dopo arriva anche Vanni, evidentemente soddisfatto della saldatura. Una breve siesta e alle 3 del pomeriggio andiamo per un ulteriore shopping al mercato  artigianale del paese dove trovo due ponchos di lana con cappuccio, che andranno ad incrementare il numero già sostanzioso di quelli presenti nell’armadio di Bologna, trovo anche una bella scultura di terra cotta, un amuleto, mi spiega il negoziante, che le famiglie di contadini  usano per tenere lontani i predatori di galline e tacchini che fanno stragi nei loro pollai. E’ un oggetto davvero carino, lungo poco più di una spanna. Praticamente un cilindro con piccole ruote e testa di faina smontabile e coda arricciata, interamente di terracotta. Ne sono fierissima e già lo immagino sulla mensola del camino a Bologna…o da qualche parte a Forlì.  Rientriamo tardi dal mercato.. appena  in tempo per vedere un bel tramonto dal terrazzo della nostra camera. Ceniamo malino al ristorante Tocoyal che poi scopriamo essere sempre dell’hotel  Portal del lago. Vanni è furioso per la sua sopa de pescado che non solo non era granchè ma con la quale ha ridotto la felpa ad un mosaico di macchie di unto misto pesce.  Certo ancora una volta abbiamo la riprova che la  guida Lonely Planet non è attendibile….il ristorante era caldamente consigliato per l’ ottima qualità del cibo! Come sempre dormiamo presto…la partenza di domani per Città del Guatemala è prevista alle 8.30 circa.

30 Dicembre 2006

PANAJACHEL – CITTA’ DEL GUATEMALA

Come previsto la sveglia suona alle 7.30 ed io piuttosto che alzarmi farei qualsiasi cosa….penso tra me mentre il trillo miracolosamente si interrompe….ma abbiamo promesso a Gaia di partire con enorme anticipo per evitare che un eventuale inconveniente possa farle perdere l’aereo delle 18.30 per Madrid. Ma alle 11 siamo già all’ hotel Radisson della capitale forse meno interessante di tutto il Centroamerica. Quindi ne approfitto per un po’ di cura personale e faccio prendere la prenotazione per una necessaria ceretta all’ affollatissimo salon de beleza Rebecana nel centro commerciale Proceres a 10 minuti di taxi da qui. Stranamente l’operazione è rapida ed efficace, non posso fare a meno di paragonare questa alle altre esperienze analoghe di Santiago e Lima ed al primo strappo un sorriso di soddisfazione mi si stampa automatico sul viso. Quando rientro in hotel trovo Gaia e Vanni al sushi bar con un paio di invitanti sandwich sui rispettivi piatti…ma che golosi! Poco dopo alla tv della suite 701 l’annuncio della terribile notizia dell’attentato all’aeroporto di Madrid di questa mattina da parte dell’ETA …la situazione si fa complicata per Gaia che dovrà transitare proprio da quell’aeroporto tra una manciata di ore. Infatti all’aeroporto dove la accompagnamo alle 16.30 per il check-in l’aereo è previsto in partenza per Madrid con 4 ore di ritardo. Inutili i tentativi di Vanni di farle avere un posto in business class, lascia il trolley e rientriamo tutti in hotel. Le immagini che vediamo alla CNN e a Rai International non sono incoraggianti, una parte del padiglione 4, proprio quello che gestisce i voli da e per il centro e sud America è in parte crollato. Il bilancio è di un equadoregno disperso e 14 feriti. Da brava ottimista le dico che ora l’aeroporto di Madrid è il più sicuro del mondo …ed è vero almeno per la scienza statistica. Comunque quando la riaccompagnamo alle 21 , un’altra ora si è sommata al ritardo già considerevole….a questo punto diventa dubbia la coincidenza per Barcellona delle 19.15 , ma è una certezza che il bagaglio non arriverà con lei per via dei pochi minuti di tempo tra un volo e l’altro. Una bella abbracciatona e via….si parte. La suite ora sembra infinitamente grande e Gaia decisamente manca ad entrambi…ma, lato positivo, ora potremo fare sesso ogni volta che ne avremo voglia. Negli ultimi 10 giorni infatti abbiamo sempre condiviso la camera con lei ed astenersi dal farlo è stata per lo meno una decisione di buon gusto. Siamo così mogi che non abbiamo nemmeno voglia di uscire ad esplorare un qualche localino della città….ordiniamo una cena in camera al sushi restaurant dell’hotel e via a letto….ma senza sesso….un classico!

21 Dicembre 2006

CITTA’ DEL GUATEMALA – FLORES

Partiamo presto, alle 9 siamo già alla periferia della città per il lungo viaggio verso Flores, il paese che sorge sull’isola del lago Petèn Itzà, che un tempo fu la capitale del popolo Maya denominato Itzà. 10 ore di corriera per raggiungere Flores, leggiamo sulla Lonely Planet almeno 8 in auto, pensiamo noi…ma con la guida audace di Vanni che sfreccia tra le montagne del Guatemala con la nostra Carolina arriviamo dopo nemmeno 6 ore all’hotel Petèn del ridente paesino. Mezz’ora alla reception perché non trovano la prenotazione per poi scoprire che c’è comunque una camera vista lago libera al terzo piano che ci costerà 50 $ Non sembrano molto svegli qui a Flores! Il paese, vediamo, è in preparativi per la festa di questa sera, stanno allestendo un palco con tanto di riflettori in uno slargo all’ingresso del paese…per fortuna piuttosto lontano dal nostro piccolo hotel che ha l’aria di essere più che altro una pensioncina. Un aperitivo accompagnato con papas fritas nel bar del Petèn,di fronte ad un bel tramonto vista lago ovviamente, e poi relax in camera dove mentre io scrivo Vanni dorme. Certo un’altra cosa rispetto all’anno scorso a Valparaiso….dove con quei fuochi spettacolari e l’atmosfera in generale da evento storico…avevamo vissuto un capodanno davvero alla grande. Non si può mai sapere….vedremo cosa ci riserverà Flores ammesso che Vanni si svegli in tempo per i festeggiamenti! Andiamo verso la festa ma alle 20 non c’è quasi nessuno e la musica a tutto volume rende il quadretto fastidioso oltre che triste…ci incamminiamo allora verso un ristorante che avevamo visto qualche ora fa in fondo ad una stradina di case colorate….c’è gente, decidiamo all’unanimità che questo sarà il nostro localino mentre andiamo ad occupare l’unico tavolo libero da turisti. Le tovaglie sono a righe e coloratissime, il cameriere simpatico e mangiamo due zuppe buonissime un bel robalo alla plancia e un’hamburghesa .Alle 22.30 siamo già nella terrazza dell’hotel per un drink che non arriva mai, ad osservare i lampi che si intravedono tra le nuvole, ed i fuochi d’artificio che per l’umidità stentano ad esplodere. Un gruppo numeroso di americani che cenano sotto la tettoia , saluta il nuovo anno con un’ ora di anticipo….il solito falso allarme! Noi alle 24 siamo in camera quasi con i tappi infilati nelle orecchie….del resto da almeno due ore ci facevamo gli auguri di buon anno.

01 Gennaio 2007

FLORES – TIKAL

Lasciamo l’isola a metà mattina ma sotto un sole già cocente. L’aria condizionata in auto è necessaria a queste latitudini non solo per il calore ma soprattutto per l’ altissimo tasso di umidità. L’obiettivo di oggi è raggiungere un grande sito archeologico Maya, solo 63 km ci separano da Tikal….un gioco da ragazzi per noi viaggiatori instancabili. La cabana 11b dell’ hotel Tikal Inn è accogliente ed arieggiata, una fascia di basse aperture protette solo da zanzariere ne segna il perimetro dividendo la bianca muratura sottostante dal tetto a capanna fatto di fogliame all’esterno e di pannelli bianchi intelaiati in legno scuro all’interno. Due grandi letti sui quali campeggia una pala di ventilazione, il bagno sul retro e una veranda con sedute di legno, il tutto alla modica cifra di 110 $ compresa cena, colazione ed erogazione della luce dalle 6 alle 10 pm. L’hotel è costituito da un piccolo corpo centrale con reception, ristorante e cucina, e da una serie di cabanas disposte in file lungo la piscina o il giardino. Sono le 13 quando prendiamo possesso della nostra location, dopo poco siamo già operativi per la visita del piccolo museo con interessanti oggetti di giada e ceramica che però non posso fotografare. Segue una lunga passeggiata non sempre comoda tra i templi immersi nella foresta. Questa in effetti è una delle caratteristiche che distinguono Tikal dagli altri siti archeologici, la fitta foresta nella quale è immersa. Tikal fu abitata dai Maya fino al X secolo d.c. ed era estremamente estesa. Ciò che noi vediamo nella nostra passeggiata è la parte legata ai cerimoniali religiosi costituita da grandi piazze disseminate di stele consunte dal tempo, sulle quali affacciano le alte piramidi nelle cui sommità piccoli recinti in muratura reggono alti coronamenti in pietra, originariamente adorni di rilievi e colorati. La Gran Plaza, con le sue due alte piramidi è la più suggestiva del complesso, forse per i 44 m. di altezza di una delle piramidi o perché qui i restauri ne hanno ricostruite le parti mancanti, restituendoci un’immagine piuttosto simile a quella che dovette essere fino a 1000 anni fa. Saliamo attraverso piccole scale di legno così ripide da sembrare a pioli, sul tempio 2 della Gran Plaza e da lì contempliamo il tempio 1 proprio di fronte a noi. Che meraviglia! Continuiamo la visita percorrendo i ripidi sentieri all’ombra della rigogliosa vegetazione, mentre il sole inizia un lungo tramonto, vediamo la Plaza dei sette templi, ancora in fase di restauro, il Tempio del Tempo Perdido sul quale salgo quasi arrampicandomi per la ripidezza degli scalini a tratti sconnessi, ma dalla cui sommità vedo i coronamenti dei templi sbucare dalla coltre verde della fitta vegetazione…e poi di nuovo alla Gran Plaza, ancora più affascinante alla luce calda delle 17. Parallelamente al calare della luce assistiamo all’avanzare della natura… e, mentre ripercorriamo a ritroso i sentieri, la foresta si anima dei suoni delle scimmie urlatrici e degli uccelli rapaci che avevamo visti volteggiare tra gli alberi. Cuba libre a bordo piscina , cena e alla cabana per un “for your eyes only” in dvd….dimenticavo le lucciole nel giardino davanti alla cabana…. Poi sotto le lenzuola bagnate di umidità…l’impatto è così terribile che sogno di dormire con un serpente nel letto.


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