30 Dicembre 2008

OUAGADOUGOU – NIAMTOUGOU

Salutiamo Ousmane, il simpatico portiere dell’hotel, e con questo ci congediamo dal Palmaraie e da Ouaga che ormai conosciamo abbastanza bene da poter uscire senza problemi. Ci avviamo lungo la N4 fino a Koupela, poi deviamo a Sud sulla N16 fino a raggiungere il confine con il Togo verso le 13 dove acquistiamo il visto di ingresso direttamente all’ufficio di polizia….è valido solo sette giorni, ma è estendibile fino a 30…basterà rivolgersi per questo ad un imprecisato ufficio della capitale e senza aggiungere nulla ai 10.000 cfa pagati oggi. All’ufficio di dogana l’impiegato non ha controllato la scadenza del carnet de passage ed anzi mi chiede di aiutarlo nella compilazione di questa paginetta che vede per la prima volta. Cosa che faccio con piacere! Percorriamo verso Sud una strada che nei primi 100 km sembra piuttosto un groviera, quindi visto il tempo che impieghiamo a percorrerla decidiamo di fermarci per la notte a Dapaong, la prima cittadina dopo la frontiera..ma quando arriviamo sono solo le 14 ed il centro abitato abbastanza sconfortante da decidere di proseguire visto che non abbiamo nessuna intenzione di arrampicarci sul Monte Semoo per vedere la fortezza che i Moba scavarono nella roccia per sfuggire agli abusi dei Chokossi. Fuggiamo anche noi da Dapaong spingendoci sempre più a sud con la sorpresa di proseguire su una strada perfetta e deserta…..peccato per l’Harmattan che impolvera il paesaggio rendendo invisibile l’orizzonte. Tranquillamente, ma con la stanchezza dei molti chilometri percorsi, raggiungiamo il Motel Niamtougou dell’omonima cittadina. La struttura sembra abbandonata da tempo….ma il gentile Antoine ci mostra una camera spaziosa e pulita con bagno ed aria condizionata che ci costerà solo 7.700 cfa cioè circa 10 €. Facciamo subito una lunga doccia ristoratrice poi andiamo sotto la tettoia della reception a bere qualcosa e ad accordarci con Antoine per la cena. Gli do due coordinate su come preparare la zuppa di cipolle ed è fatta. Visto che ne abbiamo il tempo prenotiamo una camera vista mare per domani all’Hotel Coco Beach di Lomè. Vogliamo festeggiare degnamente il nostro capodanno e siamo disposti per questo a fare nel pomeriggio di domani la lunga corsa di 440 km verso la capitale, strada che non sappiamo in quali condizioni troveremo. Ma domani mattina ci aspetta la visita alle case fortezza disseminate nella valle Tamberma….una chicca patrimonio dell’umanità!

31 Dicembre 2008

NIAMTOUGOU – VALLE TAMBERMA – LOMÈ

All’alba, dopo un saluto ad Antoine, l’unico impiegato del motel che dopo la nostra partenza tornerà deserto, partiamo percorrendo verso Nord i 25 km che ci separano da Kante. Deviamo poi ad Est lungo la sterrata sulla quale troviamo poco dopo l’ufficio che gestisce la visita alle belle case fortezza dei Tamberma. Joel sale con noi e ci conduce al primo villaggio che incontriamo dopo una decina di chilometri. Saliamo a piedi la breve scarpatina che ci conduce alla prima Tata ( casa fortezza ), bellissima….sembra un castello di fango. Il suo perimetro è articolato in diverse torrette cilindriche coperte da tetti di paglia, raccordate da un muro alto circa 4 metri senza aperture, se non la porta d’ingresso stretta da consentire il passaggio di una sola persona per volta. All’interno, su un lato del piccolo vestibolo cilindrico, vi è una vasca dove si battono le granaglie e sul lato opposto un piano più alto con due pietre che servono per macinare miglio ed arachidi. L’ambiente più ampio nel quale entriamo da accesso alla cucina leggermente rialzata dove sta bruciando la legna per cucinare. Dall’ambiente fumoso, attraverso una scaletta, accediamo al tetto piano nel quale si trovano le camere da letto circolari, basse e piccolissime, ed i granai che ora vediamo dall’alto salendo la solita pericolosa scaletta. Sulla terrazza si svolge la vita del gruppo familiare composto da diversi bambini con il ventre gonfio, una giovane madre dal seno lungo ed il padre già vecchio. La tecnica costruttiva impiegata per realizzare le murature è del tutto analoga a quella dei Lobi del Burkina….per fasce sovrapposte di fango messo in opera con le mani a formare un setto di spessore variabile dai 10 ai 15 cm e di altezza di circa 50/60 cm. Un solo piccolo foro circolare praticato nella parete esterna dell’ambiente più ampio al piano terra, serve per scoccare le frecce al nemico che però da 300 anni non si fa vedere! Teschi di capre sono appesi alle pareti di questo spazio che serve solo per combattere….se penso a quanto sono piccole le camere da letto mi sembra uno spreco dedicare quest’ampia superficie ad una attività in disuso da tre secoli….ma che dire, le tradizioni qui sono la legge e guai a chi le mette in discussione. Fuori e dentro la casa non mancano i feticci costituiti da coni di fango dalla punta arrotondata e con due fori a simulare gli occhi….la novità è il grosso ramo conficcato nel terreno a proteggere dai morsi dei serpenti ed un ammasso di pietre a creare l’hotel degli antenati. Altra similitudine con i Lobi è il grosso pearcing di avorio che una anziana signora porta sotto il labbro inferiore. Nel corso della visita tutti gli abitanti della Tata ci seguono e finiscono col soffocarci….propongono in vendita alcuni oggetti di argilla, troppo seriali per essere prodotti da loro…a pochi metri dalla Tata visitiamo il baobab sacrée, quello all’interno del quale andò ad abitare l’antenato più importante di questa famiglia….è un albero possente e cavo. Vanni intanto si è rifugiato in auto, non sopporta la pressione dei locali e vuole ripartire al più presto, così alle 9.30 torniamo a Kandé ed iniziamo a scendere verso Lomé e l’oceano. I chilometri sono quasi 500 da qui e la strada spesso in pessime condizioni ci fa procedere a rilento…..per non parlare dei camion fermi in panne lungo la strada, o quelli talmente storti da occupare ben più di una corsia. Il paesaggio collinare che attraversiamo è pieno di vegetazione bruciacchiata dagli incendi che gli stessi togolesi provocano per liberare il sottobosco dalle foglie secche e renderlo più fertile per la crescita dell’erba per il pascolo del bestiame…..ma stanno esagerando….sembra che l’intera nazione sia in fiamme! Alle 17.30, stremati per le molte ore di viaggio, arriviamo alle porte di Lomé e foriamo. Avremmo voglia di urlare ma non esce nemmeno un lamento…dopo otto ore di gimcana siamo cotti. Quando dico che Vanni è un uomo fortunato so di non sbagliare…e questa foratura me ne da la certezza perchè l’auto si ferma proprio di fronte alla baracca di un gommista che in meno di 30 minuti provvede a tutto in cambio di 2000 cfa, 3 €. Ma non è ancora finita….sbagliando strada finiamo nel bel mezzo di un mercato nel cuore della città vecchia. Pullula di gente che come formiche si muovono incessantemente strisciando contro Gazelle…è come essere immersi in un liquido vischioso che ci trattiene….oppure passare in auto nel bel mezzo di un corteo di manifestanti. Vanni inizia a canticchiare nervosamente….siamo all’ultimo stadio prima di una crisi di nervi! Quando riusciamo ad uscirne è già calata la sera, chiediamo ad un paio di passanti come raggiungere l’hotel ed eccoci imbottigliati nel traffico del bel lungomare pieno di palme….ancora nove chilometri e saremo arrivati! Riusciamo a raggiungere l’hotel sulla spiaggia alle 19….non è proprio come lo avevamo immaginato lavorando un pò di fantasia sulla descrizione che ne faceva la Lonely Planet che lo definiva il più elegante della zona….ma siamo arrivati e non vediamo l’ora che questo amato 2008 finisca in fretta. Ci accomodiamo nella camera che ha l’unico pregio di avere un bel lettone king size e dopo una doccia ed un riposino siamo pronti per affrontare il veglione….senza un bel vestito da sera che volentieri avrei indossato per l’occasione, mi accontento dei miei jeans bianchi stracciati ed una camicetta. Prima di entrare nell’edificio dove si svolgerà la festa, andiamo in perlustrazione per cercare di capire come mai questo hotel sia così caldamente consigliato dalla guida….Scendiamo le scale della palazzina ad un piano che si apre al piano terra verso il mare, percorriamo le brevi passerelle di legno che si spingono sulla spiaggia verso il mare ed ascoltiamo il vicinissimo rifrangersi delle onde immersi nel buio quasi totale. Basse palme delimitano l’area del bar all’aperto, nel cielo qualche stella sfugge alla foschia densa di questa serata caldissima ed umida. Faccio il mio ingresso tra le signore in lungo con la fierezza della viaggiatrice che predilige l’avventura al lusso, ed anche Vanni al mio fianco, con la barbetta di qualche giorno ha un look decisamente sportivo. Un drink e molte risate, poi ci spostiamo al primo piano dove i tavoli sono stati preparati con cura. Arrivano in sequenza le ostriche e la terrine aux poissons a base di salmone e merluzzo, poi i due piatti di coquilles Saint Jacque servite su un letto di squisiti porri saltati con il burro ed il fois gras per Vanni…il tutto accompagnato da un ottimo Sanserre del 2007. Arriva poi il momento del dessert …..Vanni ha ordinato l’assiette di formaggi mentre io, mi ero fatta ingolosire dal boudin blanc truffè che avevo ordinato visionando il menu de Noel. Rimango pietrificata quando vedo arrivare due salsicciotti bianchi accompagnati da insalata russa! Restituisco il piatto alla cameriera ed abbandono l’idea del dessert. Al bar del piano terra un giovane ragazzo dietro un’ improvvisata consolle propone bella musica anni ’70….balliamo un pò, soli davanti ad un paio di camerieri oziosi che ci guardano tanto per fare qualcosa ed un paio di coppie che chiacchierano nel salotto. Che bella serata…..ci divertiamo molto, forse anche per via dei brutti momenti che l’hanno preceduta. Continuiamo a ballare, complici e felici di sentirci così innamorati ed in sintonia. Fuggiamo prima che scendano i francesi nei loro abiti eleganti e dopo una mezz’ora, allo scoccare della mezzanotte, osserviamo dalla finestra della camera i fuochi d’artificio sulla spiaggia. Ci amiamo appassionatamente nonostante l’infinita stanchezza, poi crolliamo sul comodo lettone.

01 Gennaio 2009

LOMÈ

Sembra passata una vita dall’ultima volta in cui ci siamo svegliati dopo le 10….ci cerchiamo ancora, poi ci trasferiamo nei comodi lettoni sulla spiaggia. Godiamo del relax protetti dal cielo velato di oggi e dalla tettoia di paglia sotto la quale poco dopo trasciniamo i nostri giacigli. Anche qui sul Golfo di Guinea soffia il fastidioso Harmattan ci dice Patrick, il simpatico gestore dell’hotel di origine quebecoise. A causa della distruzione sistematica delle foreste ad opera dei locali, il vento del deserto non trova più barriere naturali ed arriva ad impolverare il cielo di Lomé che oggi sembra quasi nuvoloso. Verso mezzogiorno il ristorante e la spiaggia si riempiono di clienti, mentre il cuoco alle prese con la griglia  cucina pesci avvolti nella stagnola che emanano un profumo irresistibile. Vocii sulla spiaggia e profumo di cibo rallegrano il nostro pomeriggio….qualche piccolo bagno nell’ acqua, non proprio invitante, di questa lingua di mare protetta dalla diga parallela alla costa. Alle 18 è già buio ed un pò meno caldo di ieri per via di una piacevole brezza che ha iniziato a soffiare….mangiamo una buona aragosta cotta al cartoccio sulla brace e poi a nanna.

02 Gennaio 2009

LOMÈ

Vanni parte in missione in compagnia di Patrick. Dopo 145.000 km i pneumatici di Gazelle sono da sostituire e Patrick si propone per accompagnare Vanni dal suo gommista. Quando verso le 14 arriva in spiaggia è piuttosto provato, e Gazelle indossa dei 7.5 di marca cinese….Patrick assicura che sono il massimo.  Facciamo un paio di tuffi in questo mare troppo vicino al porto, qualche partita a backgammon ed è già il tramonto velato dalla foschia. Anche questa sera il pesce al cartoccio è esaurito per via dei numerosi clienti a pranzo….quindi ci rassegnamo a cambiare idea ed optiamo per una T-bon di carne. Unici clienti del ristorante a parte una ragazza seduta al tavolo vicino, al momento dell’arrivo delle nostre pietanze succede una cosa a dir poco bizzarra. Il primo piatto ad essere servito è un filetto con verdure miste  servito a Vanni….che protesta immediatamente perché vuole il purea di patate che ha ordinato ma inizia a mangiare la sua carne. Dopo un paio di minuti la cameriera arriva con un’altra T-bon questa volta con l’osso ed accompagnata da purea….resasi conto dell’equivoco afferra il piatto di Vanni già iniziato e lo da a Cristine, la ragazza svizzera  del tavolo accanto….come se fosse la cosa più normale di questo mondo dare ad un cliente un piatto già iniziato da un altro! Cristine da parte sua….abituata alle modalità africane fa un sorriso e restituisce a Vanni il pezzetto di carne che aveva già tagliato. La serata finisce con una lunga chiacchierata con la simpatica ragazza, volontaria presso i caschi blu dell’Onu in Costa d’Avorio, ora in vacanza a Lomé.

03 Gennaio 2009

LOMÈ – KPALIMÈ

Seguendo le indicazioni dettagliate di Patrick, usciamo da Lomé senza problemi ed imbocchiamo la strada che ci porterà a Kpalimè famosa per le sue cascate e soprattutto per le numerose farfalle che popolano le foreste nei pressi di Klouto, a pochi chilometri di distanza. La strada in condizioni piuttosto buone inizia a salire lievemente e la vegetazione si fa rigogliosa, con grandi alberi, palmeti e banani. Siamo finalmente immersi nella foresta e dopo tanta brousse bruciacchiata è un piacere trovarci circondati dal verde. L’hotel Chez Fanny consigliatoci da Patrick è proprio all’ingresso del paese….una palazzina anni ’70 rifinita con pietra e intonaco bianco che contiene camere spaziose e pulite. Ci accomodiamo nell’unica rimasta libera, con aria condizionata, acqua calda, televisione ed un grande letto….non manca nulla. La guida chiamata dall’hotel arriva puntuale alle 14…si chiama Guillaume ed ha 27 anni. Partiamo subito diretti al confine con il Ghana dove, in località Woamé, ci sono delle belle cascate da vedere. Per raggiungerle procediamo per 9 km in direzione Kpadape, poi deviamo su una stretta pista immersa nella foresta e dopo qualche chilometro ci fermiamo. Guillaume ci avverte che per raggiungere la cascata dovremo affrontare una marcia piuttosto fisica….poi capiamo di cosa si tratta. Scendiamo il ripidissimo sentiero dove alti scalini sono stati realizzati per facilitare il procedere….spingendoci sempre più all’interno della vegetazione rigogliosissima. Quando dopo circa 15 minuti arriviamo in fondo alla scarpata siamo completamente sommersi dal verde…solo un piccolo settore di cielo illumina la pozza d’acqua sotto la cascata che scivola sopra la roccia piatta. E’ un paradiso….. mancano solo Tarzan e Jane! Sui due lati del crepaccio dove ci troviamo le rocce aggettanti formano dei ripari naturali simili a grotte poco profonde…..le farfalle svolazzano appoggiandosi tra una foglia e l’altra come in cerca di qualcosa, mentre il rumore dell’acqua ci rilassa. La vegetazione qui è trionfale….enormi foglie di felce, liane che scendono dagli alberi più alti. Lasciamo questo paradiso dopo circa una mezz’ora trascorsa ad assorbirne il fascino….di bagnarci in quelle acque proprio non se ne parla….non si sa mai cosa può nascondere considerando quanto la natura qui in Africa possa diventare ostile…..velenosissimi serpenti d’acqua, o microscopici vermi che entrano nel corpo? Eppure alcuni locali si stanno divertendo molto nuotando e tuffandosi nella pozza. La salita è mozzafiato….arriviamo stremati dopo una quindicina di minuti….Guillaume ci cronometra! Ceniamo piuttosto bene in hotel dove il menu comprende l’ottima soupe a l’oignon, oltre al fantastico purea e formaggi francesi.

04 Gennaio 2009

KPALIMÈ – LOMÈ

Anche questa mattina ci attende una escursione esplorativa ….questa volta a caccia di farfalle. E’ Gregoire ad accompagnarci….un altro membro dell’associazione delle guide, coetaneo di Guillaume ma decisamente più preparato di lui. Alle 8.30 è puntuale in hotel dal quale partiamo a bordo di Gazelle. Seguiamo la strada in direzione Klouto poi dopo una ventina di chilometri deviamo prendendo una pista che si arrampica in cima al monte omonimo, alto ben 741 metri, dal quale la vista si perderebbe infinita se non fosse per la polvere dell’Harmattan che ci perseguita. E’ un vero peccato perché da qui, ci spiega Gregoire, si potrebbe vedere il Ghana. Ciò che intravediamo è il susseguirsi di colline, verdi della rigogliosa vegetazione, dalla quale emergono come giganti alberi altissimi e dal fusto retto….sono i fromager, belli più che mai. Scendiamo seguendo la stessa pista poi fermiamo Gazelle nei pressi del Campement de Klouto ed iniziamo la passeggiata tra la foresta a caccia di farfalle e di curiosità di cui Gregoire è esperto. Una di queste è il pigmento naturale rosso che si ricava strofinando la foglia verde dell’albero del teck. Il pigmento giallo invece si ottiene dalla corteccia di un altro arbusto ed il colore blu dalle foglie dell’indaco. Vediamo le piante di cacao e di caffè, quelle del cotone, i bei fiori dell’ibiscus ed altri profumatissimi e colorati. La cosa più divertente che Gregoire ci mostra è la “felce tatuaggio” così chiamata per via della polverina bianca, una sorta di borotalco, che ha sul dorso. Se appoggiata e premuta sulla pelle scura lascia l’esatto disegno della foglia…proprio come un vero tatuaggio. La radice velenosa di una pianta che ci viene mostrata è usata per uccidere i topi che mangiano il raccolto dei campi di miglio e di mais…ma, ci rassicura Gregoire, il veleno rimane localizzato nel loro apparato digerente e quindi i topi si possono tranquillamente mangiare! Finalmente capiamo quali animali mostravano ieri i venditori fermi sul bordo della strada….i poveri toponi afferrati per la punta della lunga coda. Di farfalle ne vediamo molte, ma sono poche purtroppo quelle grandi…e si spostano velocissime….le vediamo per lo più infilzate da aghi a comporre bellissimi quadretti in vendita nei pressi dell’auto parcheggiata. Le stanno sterminando queste farfalle! Ne acquistiamo un paio per le nostre mamme….Lungo il viaggio di ritorno verso Lomé, sorge il dubbio sulla possibilità di esportarle senza CITES….e subito dopo pensiamo all’ulteriore ingombro delle tre scatole di legno e vetro….il nostro bagaglio questa volta sarà davvero imbarazzante quando ci presenteremo al check-in in aeroporto. Al Coco Beach di Lomé ci aspetta la nostra camera vista mare ed i due pesci squisiti che finalmente Patrick si è ricordato di tenerci….. sono due Dorade cotte alla griglia che accompagnamo all’ottimo Sanserre…..dopo tanta insistenza Patrick si è deciso a prelevarne una bottiglia dalla sua cantina personale! Una foto ricordo e poi tutti a nanna.


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