20 Aprile 2006

QUITO – PASTO

Quando mi sveglio Vanni è già uscito dalla doccia e mi saluta con un sorriso smagliante…la prospettiva di un giorno di guida lo esalta e gli restituisce le energie che invece a me toglie… Raccogliamo i nostri trolley e raggiungiamo la Carolina che, da poco uscita da una revisione Toyota, è in forma almeno quanto Vanni. Dopo poche ore siamo al confine con la Colombia dove passiamo velocemente senza alcun controllo dell’auto ed un semplice timbro nel passaporto….ancora montagne verdi sulle quali sono disegnati con siepi ed alberi gli appezzamenti dei vari proprietari …ruscelli, cascate, alberi di eucalipto. Alcuni militari ci fermano per un controllo bagagli, sono giovani, bellocci e simpatici, proseguiamo e verso le 17 arriviamo a Pasto, cittadina coloniale un po’ scassata dove ci fermeremo per portare di nuovo la Carolina alla Toyota…. il tergicristalli che avevamo riparato in Bolivia è ancora rotto e visto il clima piovoso si rende necessaria la riparazione… L’unico hotel decente si affaccia sulla piazza principale,ed al sesto piano c’è la nostra stanza con un letto microscopico, freddina ma molto spaziosa e piuttosto cara rispetto alla nostra magica suite di Quito…se non altro ci rendiamo subito conto di che cosa ci aspetta qui in Colombia nei giorni a venire! Leggo sulla Lonely Planet di un posticino dove si mangia la specialità di qui, si tratta del CUY, un porcellino d’india che a Vanni sembra un coniglio cotto allo spiedo. Sfortunatamente per me si mangia solo quello e patate bollite…senza posate..in un posto deserto che nemmeno il tassista conosceva..ma che questa guida che non finirà mai di stupirci invece consigliava come una chicca! Ma la vera chicca ci aspetta in hotel quando Vanni chiede alla reception come si può affrontare l’emergenza freddo in camera e dopo poco ci vengono consegnate due borse dell’acqua calda a dir poco ustionanti. Con i piedi rosolati prendo sonno mentre Vanni dorme sul pavimento.

21 Aprile 2006

PASTO – POPAYAN

Vanni è già con un piede alla Toyota quando mi sveglio…anche se è ancora sotto la doccia che sento aperta. Quando scendo dal letto quasi pesto il vassoio con la colazione che lui molto carinamente mi ha portato.. succo di papaia, mango e papaia in insalata, croissant + marmellata, un tè ancora caldo e due uova strapazzate che non mangerò. Fugge appena vestito… con la Carolina, verso l’officina dalla quale torna poco dopo senza aver riparato il guasto…per fortuna ci aspetta una bella giornata di sole tra le belle montagne colombiane. Solo 250 km per Popayan..ma almeno 5 ore di viaggio su di una strada serpeggiante e trafficata. Il tempo è scivolato via comunque nonostante tutto, il nastro di Paoli e Vanoni ci ha accompagnato come un piacevole sottofondo anche oggi come tante volte ormai…mentre canticchiamo incrociamo lungo la strada i venditori di ogni cosa …frutti sugosi e colorati debordano dai piccoli carretti, strane confezioni di foglie di palma ormai ingiallite ricoprono panetti di concentrato di zucchero grezzo estratto dalla canna..è la famosa “panela”, di cui i colombiani vanno pazzi forse anche per le sue proprietà afrodisiache: infatti è considerato una specie di Viagra naturale latinoamericano..almeno così ci dicono. Popayan arriva dopo tutte le cinque ore previste..e ci appare come un piccolo paese bianco…quasi non vediamo altri colori mentre percorriamo le viuzze della vecchia città coloniale cercando di orientarci attraverso le calli e le carrettere che non si chiamano in nessun modo se non con i numeri 1.2.3.4.5.6.7..8.9…in un senso e 1.2.3.4.5.6.7.8.9. nell’altro..è un casino pazzesco capirci qualcosa e così finiamo con lo sbagliare spesso calle o carrettera per raggiungere l’hotel Monasterio che sembra il migliore qui a Popayan…ma 248.000 pesos ci sembrano troppi…dopo un passaggio all’ufficio del turismo la gentilissima signorina ci dice che spesso gli operatori fanno prezzi diversi quando il cliente va direttamente all’hotel…ritorniamo così al Monasterio che effettivamente è il migliore, soprattutto ora che ci viene proposto ad un costo abbattuto a 182.000 pesos..che faccia tosta questi receptionist…se avessimo accettato il primo importo la differenza rispetto al costo reale sarebbe stata messa in saccoccia da qualcuno…del resto siamo in Colombia!
Prendiamo possesso della nostra camera con i due letti così grandi da consentirci finalmente di dormire sereni..mi mancheranno i suoi piedini freddi contro i miei? Questo lo saprò solo domani. Vanni tenta una doccia ma l’acqua calda non c’è..ci dicono che dopo le 17 dovrebbe arrivare..del resto siamo in Colombia! Camminiamo nel bianco degli edifici rimarcati dalle cornici e dai fregi tipici di questa architettura coloniale sudamericana dove mi stupisco di non vedere nemmeno un pittore arrampicato su una delle facciate a ritinteggiare quel bianco immacolato. Vanni, appena uscito dalla peluqueria di donna Marta rapato quasi a zero ha perso l’aspetto rassicurante di sempre e mi sembra di parlare con un marines mentre mi avvisa che tra poco Popayan si animerà grazie ad una processione religiosa..un po’ un evento qui. Prendiamo posto come gli altri sul gradino di una aiuola della piazza principale…la processione inizia con una sfilata di venditori ambulanti di palloncini, caramelle, zucchero filato, borsette….poi quando la piazza è quasi stipata un movimento improvviso della gente ci fa pensare che la vera processione sta per passare. E’ la processione dei bambini, tutti in abiti religiosi..sono bellissimi. Cena in hotel …buonissima la trota alle mandorle, pesce alla piastra + besciamella con mandorle tagliate a listarelle e saltate in padella con un po’ di vino …per Vanni invece prosciutto tagliato a mano appena uscito dalla valigetta alimentare che abbiamo portato dall’Italia. Il made in Italy alla conquista di Popayan!!

22 Aprile 2006

POPAYAN

Dopo una mattinata trascorsa a visitare il paese ed i musei ..mentre Vanni cercava di seminarmi per strada allungando il passo quando io mi fermavo a fotografare..verso le due del pomeriggio ci incontriamo in hotel per l’appuntamento con gli operatori per il tour di San Augustin…uno dei più straordinari siti archeologici del Sudamerica. Arrivano in due di agenzie diverse…uno ci propone il pacchetto hotel e tour con guida ..l’altro, Xavier, potrebbe essere la nostra guida durante il percorso in auto fino a San Augustin e ritorno. Vanni, che segue con maestria la trattativa e che cerca di fare un programma con carta penna e molta pazienza, riesce dopo una mezz’oretta ad uscirne vincitore con il tour già pronto per essere consumato l’indomani mattina prestissimo…dopo altri due musei che mi pappo da sola, mentre lui si perde con Xavier e la Carolina ..è già ora di cena ..che consumiamo in una pizzeria molto carina dove suonano musica dal vivo. Chitarra piano e vocalist in un repertorio un po’ demodé italo – spagnolo…ma che in fondo ci piace.

23 Aprile 2006

POPAYAN – SAN AUGUSTIN

La partenza prevista alle 6 slitta inevitabilmente alle 7.30 dopo un risveglio forzato a dir poco devastante…siamo ancora addormentati quando andiamo alla colazione e poi a prendere Xavier a casa sua. Si presenta con il machete ed uno zaino…del resto attraverseremo luoghi che fino a poco tempo fa erano infestati dai guerriglieri..e che ancora oggi le agenzie ed i ministeri preposti considerano rischiose…Partiamo ed un bel sole ci accompagna ..poi la pioggia immancabile in aprile ci tormenterà fino a destinazione che sarà dopo 120 km e sei ore e mezzo di viaggio su una strada che è a tratti inesistente o piena di buche …ed il tergicristallo ancora non funziona! Ciliegina sulla torta Xavier ..la nostra guida, sbaglia strada allungando il viaggio di 30 km..per fortuna tutti asfaltati…ma che guida è ?…scopriamo che questa strada non l’aveva mai fatta prima …e si fa pagare 100.000 pesos al giorno!…ma è simpatico e così sopportiamo a denti stretti e facciamo finta di niente…lo considereremo un compagno di viaggio in affitto. Sono le tre del pomeriggio quando arriviamo in questo hotel un po’ scassato….l’Yalconia, costruito negli anni 60 e’ ora dello stato. Dopo mezz’ora di recupero ripartiamo con Fabio e Xavier, le guide sono diventate due, per andare a visitare il primo sito archeologico ipogeo del tour guerrigliero dove arriviamo percorrendo una strada sconnessa di circa 19 km. Fabio ci racconta che da circa sette anni i turisti sono latitanti almeno quanto i guerriglieri che infestavano questi territori rendendo estremamente pericoloso avventurarsi da queste parti..ci sentiamo ambasciatori di pace ma col cuore in gola. Le tombe sono interessanti ma anche se sono ipogee noi le osserviamo dall’alto vedendone quasi esclusivamente l’ingresso a gradoni, proseguiamo fermandoci in un ristorante dove finalmente vediamo i Cui che vanni aveva già mangiato questa volta vivi, Ale beve in una ciotola un gustosissimo vino di canna da zucchero che un po’ le annebbia la vista. Vediamo su insistenza di Fabio lo stretto sul fiume Maddalena schivando però la deviazione alla statua del santo del luogo… rientriamo in hotel sani e salvi, la gestrice si mostra gentile e così anche il cuoco che ci aspetta sulla porta dell’ hotel per sapere che cosa vogliamo per cena…ma scopriamo che possiamo scegliere tra pollo e pollo..scherzo!..per me c’è la possibilità di una frittata al formaggio. L’acqua ed il vino arrivano al tavolo solo dopo averli espressamente richiesti…il vino rosso è un italiano di nome Bocelli di età e uvaggio sconosciuti..ma è l’unico papabile…due bellissimi Labrador vengono a questuare un po’ di carezze e qualche bocconcino a fine cena…Xavier ci propone di allungare di un giorno il viaggio per andare al deserto di Tocoian, che dipinge come bellissimo, prima di passare a Tierradentro…ma scopriamo poi che lui non ha mai visto nemmeno quello…inizia proprio a diventare un compagno di viaggio pretenzioso! In camera è freddo e ad un certo punto, poco prima del rientro di Vanni, sparisce la luce..che paura, afferro l’accendino e mi faccio forza..in fondo non è così terribile!… Vanni dopo 5 minuti è già qui con una torcia..rassicurante ed affettuoso si corica vicino a me.

24 Aprile 2006

SAN AUGUSTIN

Papaya, ananas, banana sono un buon modo per iniziare questa giornata che si presenta grigissima…andiamo con Fabio, la guida preparatissima di San Augustin e Xavier, l’ospite-guida ,al parco archeologico che ci stupisce per la pulizia, l’organizzazione e la bellezza del suo contenuto. Iniziamo con il campo A dopo aver percorso un sentierino pavimentato a ciottoli, dove numerose statue del secolo V collocate sopra le tombe ipogee ci stupiscono per la bellezza dei tratti e l’originalità degli elementi decorativi. Ci incamminiamo lungo il percorso sinuoso attraverso la foresta per raggiungere altri campi di tombe e poi la bellissima Fuente de Lavapatas , un importante luogo cerimoniale usato per abluzioni rituali e per il culto di divinità acquatiche, sono bellissimi i percorsi d’acqua creati scavando la roccia del ruscello in forme sinuose ed adorne di figure di animali ed umane…Ale impazzita non la smette più di cliccare sul pulsante della macchina fotografica…Fabio ci mostra in particolare una zona dove i bassorilievi che si intravvedono sulla roccia color ocra macchiata dai muschi e dalle alghe, suggeriscono fosse il luogo dove le partorienti davano alla luce i loro figli…..anche allora il parto in acqua era di moda ! Un acquazzone improvviso ci fa correre sotto ad un riparo di legno dove una gallina con pulcini e tre galli aspettano che spiova per uscire, ci sediamo sulle panche mentre alcuni di noi bevono qualcosa di caldo…è un punto di ristoro scopriamo! Non la smette più di piovere ma dopo un po’ usciamo ugualmente, tanto siamo tutti bagnati!…un percorso in salita ci porta all’Alto di Lavapatas da dove dominiamo il paesaggio circostante, Fabio ci racconta che in quel luogo molti vanno all’alba a meditare per la particolare energia che vi si respira…scendiamo poi lungo un percorso che si snoda nella foresta ed è disseminato di statue la cui pietra chiara risalta sul verde intenso delle foglie bagnate… divinità e sciamani scolpiti molti secoli fa ci accompagnano quasi fino all’uscita del parco che è considerato il più importante sito archeologico del Sudamerica. Ormai rapiti da tanta bellezza accogliamo con gioia la proposta di Fabio di andare a vedere le opere di uno scultore che riproduce in scala più piccola le bellissime sculture del parco, utilizzando le stesse tecniche di allora. Scolpisce la pietra con strumenti anch’essi di pietra e dà loro tonalità scure facendo impacchi con erbe secondo la segretissima ricetta che arriva dal passato tramandata di generazione in generazione. Due statue tra le tante ci piacciono, uno sciamano ed un uomo che sta compiendo un sacrificio umano, dopo una breve trattativa Vanni si accorda per 350.000 pesos compreso l’imballaggio di legno…ma non è finita, alle 19.30 mentre eravamo alla comida nel ristorante dell’ hotel , arriva Fabio con un suo socio tombarolo che propone a Vanni l’acquisto di tre bellissimi ciondoli in lega di oro e rame ( 70% rame) raffiguranti due rane e una lucertola in filigrana.. anche Ale le trova bellissime e così senza pensarci troppo le compriamo nonostante la loro autenticità rimarrà per sempre un mistero.

25 Aprile 2006

SAN AUGUSTIN – SAN ANDRES DE PISIMBALA‘

La sveglia suona alle 6.30 e poco dopo le 7 siamo dallo scultore per caricare le casse del tesoro che mettiamo al centro della macchina, Vanni si chiede dove metteremo tutti i bagagli quando torneremo a recuperarli all’ hotel di Popayan …abbiamo scaricato tutto prima di partire per evitare di rimanere nudi in seguito ad un eventuale agguato durante il tour nelle zone più a rischio della Colombia. In realtà i guerriglieri si sono ritirati nelle aree montagnose dell’interno e le strade che abbiamo percorso sono presidiate dai militari così come i ponti più importanti ed i paesi ribelli dove vediamo passando molta povertà ed alcune facce truci che non ricambiano i nostri cenni di saluto che anche noi smettiamo di proporre. Ripartiamo questa volta rassicurati dal fatto che la maggior parte della strada che faremo sarà pavimentata…ma ancora una volta Xavier sbaglia e ci ritroviamo su strade di nuovo piene di buche.. L’arrivo previsto verso le 13 slitta di più di un’ora ma alle 14.30 arriviamo all’ Hospedaje Pisimbalà, nel paesino di San Andrés de Pisimbalà, dove Fabio ha prenotato per noi una camera con bagno. Il paesino sembra sospeso in un tempo imprecisato quando si viveva con estrema semplicità nonostante il duro lavoro ed a stretto contatto con gli animali che razzolavano per le strade sulle quali ora solo qualche motore rompe il silenzio e la pace di questo luogo fatto di poche cose semplici e vere. Scopriamo che qui ancora oggi gli abitanti che si sono macchiati di qualche reato vengono messi alla gogna e frustati dalla collettività stessa che li giudica colpevoli. Insomma un posticino dove non verrebbe mai in mente di rubare nemmeno uno stuzzicadenti…speriamo che nessuno scopra i ciondoli del tombarolo! La nostra sistemazione è spartana ma ancora una volta ci conquista la cortesia delle persone che ci accolgono …. per fortuna abbiamo con noi alcune cose superflue ma necessarie per far fronte alle mancanze della gestione, così a metà pomeriggio estraggo dalla borsa la mia immancabile bustina di tè che gusto nella penombra della sala da pranzo dopo la visita al museo ed alla chiesa del paese. Lasceremo per domani la visita delle famose tombe ipogee di Tierradentro. Mangiamo gli spinaci comprati da una contadina vicina di casa, un po’ di riso con banana fritta ed una frittatina…. alle 21 siamo già a letto per scambiarci qualche coccola nel silenzioso buio che ci avvolge. Quando è ora di addormentarci io inizio ad aver paura che qualche serpente possa entrare nella camera dove il bagno non ha vetri alla finestra e c’è una grande fessura sotto la porta di ingresso…rigida come un tronco mentre invoco la buona sorte trovo il mio sonno solo dopo un tempo imprecisato ma lunghissimo.

26 Aprile 2006

SAN ANDRES DE PISIMBALA’

Ci svegliamo al canto del gallo quando ancora è buio, sono in anticipo qui a Pisimbalà sui loro colleghi nel resto del mondo, mi accorgo con gioia di non essere stata morsa da nessun serpente..
Manca la marmellata a colazione e l’unico succo papabile è di maracuja…mica male! Ci incamminiamo su un sentiero ripidissimo. Il cielo azzurro lascia passare il sole ancora tiepido delle 9 mentre attraversiamo uno stretto ponte pedonale fatto interamente di quelle stesse canne di bambù che vediamo alte nella foresta intorno a noi. Dopo una ventina di minuti arriviamo a Segovia, il primo sito funebre che visiteremo, dove le tombe più importanti per i dipinti ancora conservati sono coperte da tettoie verdi. Rintracciamo il custode che dovrà aprirle ed entriamo scendendo gli alti scalini a spirale scolpiti nel terreno roccioso, nella prima tomba con le due colonne centrate sullo spazio ovale e le nicchie laterali. I dipinti geometrici neri e rossi sulle pareti laterali e sulla copertura simulano la struttura delle abitazioni di legno di quel tempo, le figure umane, estremamente stilizzate, nella sommità delle colonne sono legate al mondo ultraterreno. Il secondo sito, il Duende, si colloca su una spaziosa radura assolata ; un custode indio ci viene incontro e ci accompagna in prossimità dei pozzi verticali di accesso alle tombe questa volta non illuminate da lampadine. La piccola torcia che abbiamo ci fa apparire solo a tratti le pareti, questa volta dipinte parzialmente, delle tombe.
Mentre scendo mi rendo conto che la fatica della salita era del tutto giustificata..di nuovo attraversiamo il ponticello di bambù e siamo già quasi alla macchina carica dei bagagli e pronta per ripartire verso Popayan, Xavier prevede che occorreranno almeno 6 ore di auto….ma dopo poco più di tre ore siamo nella nostra comoda camera al Monasterio mentre fuori una pioggia torrenziale sembra voler cancellare la cittadina. Xavier fa un bel gesto regalando a Vanni il suo machete..questa volta dopo la dogana in Italia ci aspetterà il carcere! Sorpresa delle sorprese Vanni riesce a rintracciare in TV rai international e subito dopo giura che non uscirà più da questa camera… quando poi scopre che tra poco ci sarà il mitico Bruno Vespa in “porta a porta” addirittura inizia ad ululare!

27 Aprile 2006

POPAYAN – MEDELLIN

L’intera giornata trascorre in auto lungo strade disagevoli ma dal paesaggio montagnoso ricco di vegetazione…dai banani alle conifere ed alle palme … ricorda i quadri dei romantici inglesi..direi pittoresco comprese le nuvole a bassa quota nelle quali spesso entriamo, come proiettati all’improvviso in un’atmosfera quasi irreale, ma dalla quale poco dopo bruscamente ci risvegliano il suono del clacson di un autobus che sfreccia verso valle o di uno dei tanti tir che invece arrancano in salita, o una buca nella quale ci infiliamo senza vedere. Assistiamo lungo il percorso alla vendita delle varie specialità dei luoghi che attraversiamo…molto spesso si trattava di dolciumi fatti in casa dei quali i colombiani sembrano essere golosissimi. Poi tanti “ristorantini”all’aperto, sporchi e dalle tinte poco invitanti che si susseguono come vertebre lungo i centri abitati…le bancarelle di frutta bellissime e colorate…e le persone tantissime e di tutte le età che vivono la strada. Sono trascorse 10 ore quando vediamo l’atteso “cartello di Medellin”…seguiamo come sempre un taxi che ci accompagna all’ hotel del centro segnalato dalla guida, ma dopo un veloce sopralluogo dirottiamo verso il Damm che però non ha posto..allora stremati andiamo all’International anch’esso esaurito…sola in auto mentre Vanni là fuori contatta un altro tassista, finisco con lo scoppiare in singhiozzi per la stanchezza e per lo stress di questa ricerca interminabile che ci scaraventa da una parte all’altra di questa città caotica e grandissima …stanchi delle 10 interminabili ore di duro viaggio. Finiamo al Las Palmas, vicino all’aeroporto, ma a 30 minuti e 40.000 pesos di taxi da Medellin..Siamo in alta montagna qui, c’è molto freddo ed un mix di bosco e prato circonda l’hotel. Soprannominiamo la nostra confortevole camera “la baita”..per ovvi motivi. Una zuppa in room service mentre un tristissimo film italiano su Bartali e Coppi scorre alla TV e siamo listi per la nanna.

28 Aprile 2006

MEDELLIN

Non sono molte le cose interessanti da vedere qui, la città si è sviluppata prevalentemente negli ultimi anni in modo un po’ dozzinale, ed il centro storico che abbiamo visto ieri sera passando in auto è degradato e senza elementi di gran pregio. Mentre un tassista cocainomane con gli occhi iniettati di sangue ed un raffreddore a dir poco sospetto ci porta verso valle decidiamo le poche tappe della visita che inizieranno con il Museo che raccoglie la consistente donazione Botero . Meraviglia delle meraviglie anche la piazza antistante il museo è costellata delle sculture in bronzo dello stesso artista…e così per un tempo imprecisato ci caliamo tra le abbondanti forme disegnate ed a tutto tondo di animali, frutti, fiori, donne e uomini che sembrano provenire da una favola rassicurante di un remoto passato. A seguire il museo di arte moderna dove pensavamo di trovare chissà che cosa ed il giardino botanico dove la mostra delle 3000 varietà di orchidee è stata divelta dalle ruspe che preparano nuovi spazi per il progetto del nuovo centro botanico…rientriamo a fine pomeriggio in baita per una cenetta in hotel…è troppo faticoso tornare in città per viverne la sua tanto nota vivacità notturna!

29 Aprile 2006

MEDELLIN – TURBO

Partiamo presto ma altrettanto presto ci rendiamo conto che ancora una volta la strada non sarà comoda…molte buche sull’asfalto ed interi tratti di sterrata in mezzo ad una rigogliosa foresta che si arrampica sulle montagne, ricca di quei carnosi e coloratissimi fiori tropicali che mi fanno impazzire..scendendo la temperatura in auto si surriscalda ed il cielo si fa via via più nuvoloso.
Quando arriviamo a Turbo il paesino è letteralmente immerso nell’acqua , e le strade tutte rigorosamente sterrate sono piccoli acquitrini affollati di persone scalze che vi si aggirano ed auto scassate che vi si avventurano. Raggiungiamo il mare che reduce da una piccola burrasca è più giallo che azzurro e proseguiamo lungo questo stradino bagnato per trovare l’hotel che alcuni ragazzi ci avevano detto esistere…poco più avanti. Ed eccolo il nostro albergo che si affaccia con i suoi piccoli edifici ad un piano proprio su quel mare agitato di poco fa..E’ molto modesto ma i Caraibi a pochi passi ci piacciono e così consumiamo il nostro aperitivo quasi sui flutti, al riparo di una bella tettoia di legno. Un timido tramonto si intravede tra le nuvole all’orizzonte ed un pescatore di cozze compare all’improvviso dallo scivolo davanti a noi ..sembra la “Venere che sorge dalle acque” in brutto. Mangiamo degli ottimi camarones in hotel che ci sembra l’unico posto decente nel raggio di chilometri.

30 Aprile 2006

TURBO – TOLÙ

Piove tantissimo quando ci svegliamo e così sfuma il progetto di un bel bagno in mare…Vanni non ottiene buone notizie circa il trasbordo di Carolina a Panama e così lasciamo in fretta questo posto dimenticato da dio. La strada ci porta verso nord e verso il bel tempo che ci accompagna lungo i pascoli verdi ed i bananeti Dal Monte in pieno periodo di raccolta. Tolù ha una vivacità tutta caraibica e la musica che entra dai finestrini aperti mentre siamo ancora alla ricerca di un hotel ne è l’evidente prova. Ben presto siamo rapiti dalle migliaia di collanine esposte sui marciapiedi del lungomare così come dai tanti bar e ristoranti e piccoli negozi che ne affollano i piani terra..ci piacciono queste palme sul mare e le tante persone che affollano questa stretta strada lungo la costa.
Lungo la quale anche noi ci incamminiamo dopo una sana doccia fredda…qui l’acqua calda non esiste nemmeno nei migliori hotel..ma non manca mai un buon condizionatore d’aria!

01 Maggio 2006

TOLÙ – CARTAGENA

E’ una bella giornata di sole questa che vediamo dal ballatoio dell’ hotel, il mare è increspato solo da qualche nuotatore mattiniero, la colazione ci viene servita a due passi dalla strada e dal mare che osserviamo tranquilli…una bambina viene a questuare qualche moneta ma riceve solo frutta ed una bella chiacchierata è molto carina nel suo costumino rosa . Il viaggio scorre veloce ed all’una del pomeriggio siamo già nella bellissima camera del Bovedas – Santa Clara che occupa un antico convento del centro storico. Vanni si incazza come sempre perché ha lasciato in Italia la sua tessera socio Sofitel…e allora niente sconti. Lasciamo presto l’hotel per tuffarci in quel centro storico che avevamo intravisto dalla macchina…E’ davvero bella e coloratissima Cartagena, protetta dagli antichi bastioni spagnoli ed ora anche dall’Unesco che ne preserva i begli edifici coloniali impreziositi dalle bouganville colorate che ne incorniciano a tratti le facciate dalle decorazioni sobrie che si definiscono bianche sugli intonaci variopinti. Le finestre protette dalle grate di legno seguono simmetrie consolidate da tradizioni secolari. Camminiamo fino al tramonto perdendoci nell’armonia che ci accompagna in ogni vicolo o piazza…Vanni opta per una bruschetteria italiana che in realtà è un ristorante dove mangiamo improbabili bruschette e ravioli un po’ scotti e piccantissimi in brodo. A Vanni che sta letteralmente boccheggiando per il fuoco che gli sale dallo stomaco viene in mente il suo amico Roberto che proprio sottoponendosi a tale sofferenza aveva debellato un verme solitario che non voleva saperne di lasciare la sua pancia e che vi si era misteriosamente insediato nel lontano 1980 a Lagos – Nigeria .
Il buon vino cileno continua a coccolarci anche qui in Colombia e così rientriamo come spesso accade un po’ claudicanti alla 308 dove il gelo del condizionatore al massimo ci dà il colpo di grazia.

02 Maggio 2006

CARTAGENA

Vanni  si sveglia come sempre prima di me  e si gode una fantastica colazione in quello che era stato l’ospedale del convento, tutto affrescato di recente con una foresta in stile naif…poco oltre nel giardino del chiostro alcuni coloratissimi tucani fanno colazione con gli ospiti dell’ hotel…sono proprio tutti golosi qui in Colombia. Parte subito dopo in missione, la Carolina dovrà viaggiare comodamente verso Panama ed è giunta l’ora di occuparsi di lei. Io me la prendo con comodo, la mia missione ha una copertura culturale, devo andare a vedere se al museo dell’oro  di qui trovo oggetti simili a quelli comprati in grande segreto a San Augustin…almeno per sapere se abbiamo preso una cantonata da 240 dollari. Gli oggetti esposti sono pochi e tutti molto diversi per soggetto e fattura dalle nostre belle ranocchie. Per confrontarmi con un repertorio più vasto di oggetti cerco anche, ma non trovo un libro sull’oro del periodo precolombiano….il dubbio di indossare un oggetto non solo delizioso ma anche antichissimo ci rimarrà credo sempre. La bella giornata di sole ci porta a rientrare in ambiente condizionato quasi contemporaneamente e Vanni torna sconfitto solo a metà …il toyotone dovrà viaggiare in container ad un costo proibitivo ma inevitabile di 1500 USD. Usciamo di nuovo a cercare altro…per esempio un bel soggiorno alle isole Rosario a soli 45 minuti di motoscafo da qui ed un volo per Panama successivo all’imbarco..dopo poco è tutto sistemato con tanto di prenotazioni per il 12 e 15 maggio. L’aperitivo al bar del convento è un bel mojito con olive e arachidi…ma che meraviglia questo arredo moderno in un contenitore così antico…questo Sofitel  è davvero di grande atmosfera! Ceniamo in piazzetta in un ristorante con cortile interno, pesci volanti e cucina in affaccio..l’ottimo pesce è cucinato da una cuoca nera flemmatica ma brava…l’unica peraltro così caritatevole da applaudire il cantante che intanto strimpella alle tastiere. La nostra gelida camera ci accoglie con due cioccolatini al cocco che si mangerà Vanni nella sua crisi notturna di bulimia e l’armadio pieno dei nostri abiti puliti.

03 Maggio 2006

CARTAGENA – PARCO TAYRONA

Partiamo alle 11 circa di questa mattina niente male sulla quale fa capolino un timido sole.. Non saranno molti i chilometri da macinare oggi, e comunque che importa…. ormai siamo abituati a trascorrere le nostre giornate comodamente seduti sui sedili grigi e sdruciti di Carolina. La luce del sole va via via affievolendosi fino ad essere sostituita dal cielo grigio a noi ben noto…L’ atmosfera mollemente umida del Parco è li ad accoglierci quando arriviamo a metà pomeriggio sotto il grande cartello in legno che ci invita a deviare verso la vegetazione. Dopo pochi metri, prima delle sbarre gialle e nere che bloccano l’accesso, un giovane ragazzo biondo un po’ effeminato ci accoglie con un cordiale sorriso. E’ seduto dietro una primitiva scrivania di legno sulla quale trova spazio una strumentazione high-teck costituita dal computer portatile ed una stampante…in pochi minuti tutti i nostri documenti sono pronti ed un braccialetto di carta indistruttibile ci viene messo al polso…Carolina si adegua al ritmo lento di quella foresta che sembra abitata solo da una rigogliosissima vegetazione…ci addentriamo lungo il sentiero che è sempre più costellato di pozzanghere sul terreno sabbioso color avorio. La reception è a pochi chilometri con i muri di pietra a vista ed una grande copertura di legno e foglie di palma. Ci stanno aspettando…alcuni meticci tutti vestiti di bianco..come gli indigeni Tayrona che ancora dopo secoli popolano quelle aree montagnose della Sierra di Santa Marta. Un ragazzo afferra i nostri trolley e ci accompagna al nostro cottage arrampicato come gli altri sulle prime pendici della sierra a poche decine di metri sopra il livello del mare. A pianta circolare interamente di legno e con il tetto a cono, come la tipologia delle capanne Tayrona il nostro rifugio ci piace moltissimo per l’eleganza delle finitura e degli arredi e per via di queste finestre che si aprono in tutto il suo perimetro su un paesaggio meraviglioso….mare verso valle e foresta sugli altri lati…una piccola scala esterna elicoidale scende alla zona giorno completamente aperta e rifinita di pietra con amaca, cuscini bianchi e la stessa vista mozzafiato. Aggiungere che anche il bagno dalle pareti a stucco ed il lavabo di vetro inserito su un piano anch’esso di vetro…è bellissimo può sembrare superfluo…ma nulla lo è pensando alla collocazione di questo gioiellino architettonico…sperduto in mezzo alla foresta. Poco più a valle una grande copertura di legno accoglie il ristorante dove, dopo qualche ora andiamo a gustare le squisitezze di Lina la cuoca…mentre Vanni già medita un bel Pargo al sale per domani sera e prende accordi per la fornitura inusuale con Roberto il gestore del ristorante.
La notte è senza luna..ma piena dei suoni degli animali che come noi ora vivono qui.

04 Maggio 2006

PARCO TAYRONA

Al risveglio ho una gran voglia..non condivisa da Vanni di esplorare questa foresta e le spiagge bellissime di sabbia bianca sulle quali poi essa va a scomparire…E’ un giovane ragazzo del luogo a farmi da guida lungo il sentiero che si arrampica a tratti per poi ridiscendere dopo un’ora e mezza di cammino verso la prima bella spiaggia bianca che si affaccia sul mare con una ampia curva. Il palmeto che la precede è tipicamente tropicale…ma è la prima volta che vedo queste grandi rocce dai profili stondati campeggiare così imponenti sulla riva…Ci sediamo a ridosso del bagnasciuga per gustare la coca cola fresca appena presa e, mentre chiacchieriamo, rullo la sigaretta di rito .. dopo poco sento pizzicore al seno destro…mi massaggio un po’…poi ancora …questo bruciore diventa sempre più insopportabile…allontano la borsa che tenevo sulle gambe contro il mio petto per via della posizione a sedere e mi accorgo che sta prendendo fuoco..la copro di sabbia per spegnerla mentre penso alle cose che contiene…temo per la macchina fotografica che avendo fatto un bagno di sabbia infatti non funziona più…ma che strana questa cosa! E’ la prima volta che qualcosa mi si brucia addosso per una bracetta che come tante nella mia vita succedeva che cadessero dalla sigaretta. Sono turbata…ho rischiato di incollarmi il costume di lycra sul seno!..c’è una strana energia in questo posto..indubbiamente. Continuiamo a camminare verso altre due belle spiagge più piccole e raccolte..sempre con quelle grosse pietre che come giganti sembrano custodire la costa…il mio cruccio è di non poter fotografare le meraviglie di quei luoghi.
Rientro dopo altre due ore di cammino bagnata di sudore per l’umidità di quella foresta che a tratti si colora dei fiori carnosi a grappolo. E’ dura seguire i ritmi di questo ventenne super allenato ma arrivo trafelata al rifugio dove Vanni tranquillamente legge il suo “memorie di Adriano” steso sul letto sotto il ventilatore acceso..Gli racconto l’accaduto mentre butto nel cestino la borsa incendiaria e osservo che anche il pareo ha buchi contornati di nero…intanto Vanni sistema la macchina fotografica che grazie a lui è salva!
Alle 19 arriva la fornitura di pesce e di sale..non proprio grosso e un po’ giallino..il pescione è un bel Pargo o Red snepper che dir si voglia di 3.50 kg. Decidiamo di invitare i pochi altri ospiti del villaggio Ecoab che ovviamente accettano, curiosi di assaggiare questa “strana” sconosciuta ricetta. Alle 20 vado a sfornare il pesce precedentemente preparato ..poi è di Vanni il compito di scalpellarne la crosta..Arriva il pescione fumante e buonissimo…i due ragazzi colombiani in viaggio di nozze si prodigano in ringraziamenti mentre anche l’altra coppia si avvicina al nostro tavolo..Matteo è un biologo italiano che fa ricerca sui delfini in un centro sulla costa Colombiana, lei è Salomè, la sua fidanzata colombiana anch’essa biologa ricercatrice sia in California che in Colombia . Gustiamo la cena in compagnia di questi 4 simpaticissimi…mentre cosa tira cosa…decidiamo di partire insieme l’indomani per Punta Vela..la penisola più estrema della Colombia di cui avevamo visto le immagini invitanti su qualche depliant. Arriviamo ondeggianti al rifugio..forse abbiamo bevuto troppo!

05 Maggio 2006

CAPO VELA

Alle 8.30 all’appuntamento arrivano solo Matteo e Salomè…in fondo è un bene così non solo saremo più comodi in macchina, anche l’idioma sarà l’italiano per schiacciante maggioranza. E’ bello dopo tanto tempo condividere una parte del viaggio con qualcuno ed i nostri due ospiti sono simpatici ed intriganti. Quasi ci perdiamo tra le piste di questa penisola desertica…dove i colori si sono ridotti alla gamma dei grigi e degli ocra..ma un cartello che indica il paese di capo vela a pochi chilometri ci rassicura di non aver sbagliato mentre costeggiamo il mare che d’ora in poi sarà il nostro riferimento. Il paesino è quasi desolato…le poche capanne sono formate da un miscuglio di materiali di recupero assemblate in forme semplici e di colore indefinito..in contrasto con quello del mare e delle tuniche variopinte delle donne…sulla spiaggia i ripari sono scatole di canne ingrigite dalla salsedine..Riaffiora il ricordo dei rifugi dei cacciatori nelle valli di Comacchio. Salomè chiede mostrando la foto del pieghevole dove si trovi quella bella spiaggia d’oro dell’immagine…ma l’idioma parlato qui è un dialetto antichissimo, così diverso dal perfetto spagnolo di Salomè e così l’indicazione ci rimbalza incomprensibile. Ci spingiamo oltre inseguendo il profilo di una propaggine rocciosa che ci sembra di riconoscere…e la troviamo finalmente, nascosta tra le rocce questa bellissima conca dalla sabbia dorata..All’orizzonte una montagna a forma di vela ci conferma che siamo arrivati…e, in ebollizione per il caldo ci tuffiamo con look adamitico tra le onde dell’oceano atlantico. La sosta non potrà essere lunga…il parco chiude presto ed il ristorante anche! Dopo un’oretta di svago il rientro è necessario e così tra il maltempo che nel frattempo è sopraggiunto e le varie soste ai posti di blocco dell’esercito, molto presenti in questa via di accesso al mare dei narco-trafficanti, arriviamo tardissimo sulla stradina del Tayrona. La molta pioggia aveva alimentato un ruscello che la attraversa rendendone difficile l’attraversamento…ci ritroviamo così con i fanali anteriori immersi nell’acqua limacciosa di quel lago …praticamente al buio per qualche istante ma la Carolina procede poi sicura verso la riva opposta. Ci sono la cuoca ed il personale del ristorante seduti alla reception ad aspettarci pensiamo noi… in realtà in attesa di un mezzo adatto a riportarli a casa nonostante l’allagamento. Vedendoci affamati reindossano senza esitare le loro divise e ci preparano una cena veloce a base di sandwich , spinaci al vapore ed asparagi gratinati…ci raccontano intanto che durante il pomeriggio il maltempo aveva sparso pioggia in abbondanza, facendo cadere alberi ed allagando alcuni tratti delle strade di accesso. Felici di aver scampato l’ orribile giornata di temporali e paghi del sole che ci aveva seguiti per tutta la giornata nel deserto, mangiamo con gusto quel frugale pasto regalatoci inatteso. Poi arrampicandoci sui ripidi scalini che portano al nostro rifugio, facendoci largo tra le fronde dei rami caduti arriviamo stanchi al letto dove quasi sveniamo.

06 Maggio 2006

PARCO TAYRONA

La notte trascorre lenta, movimentata solo dalle zanzare ed altri insetti volanti e non, andiamo insieme al desayuno dove su consiglio di Matteo assaggio questa specialità dal nome difficile ma originale nella sostanza, uovo inserito in una pastella di polenta il cui nome suona circa come un arechipa. Rimaniamo a goderci la nostra splendida eco-capanna poi visto il maltempo decidiamo di ripartire alla volta di Cartagena dopo aver soffiato un cestino intrecciato. Il viaggio si presenta subito problematico, ci fermiamo subito all’uscita del parco per gonfiare il solito pneumatico mentre Ale fotografa socializzando con il pappagallo del gommista ma dopo pochi chilometri siamo ancora fermi a Santa Marta per un problema elettrico che da giorni affligge Carolina e con un colpo di fortuna in men che non si dica, grazie all’ esperienza del ragazzo ma sotto stretto controllo del driver ( Yanez il sottoscritto ) ripartiamo alla volta di Baranchilla dove un acquazzone tropicale ci avvolge in un alone di umidità e traffico impazzito per vari allagamenti momentanei della sede stradale. Ci fermiamo a vedere Puerto Colombia che Xavier ci aveva consigliato anche per una eventuale sosta, ma quello che ci è apparso forse anche per via del maltempo non era propriamente un luogo dove rimanere…unica attrattiva del pueblo il pontile lunghissimo ed inutilizzato che si insinua come un millepiedi gigantesco verso il mare. La decisione di tornare in quella che noi chiamiamo casa a Cartagena viene da sè…il nostro bellissimo Bovédas – Santa Clara ci aspetta a poco meno di un’ora di auto. Attraversiamo aree completamente allagate anche attorno a Cartagena, all’altezza dell’aeroporto, dove alcune baracche immerse a metà nell’acqua giallastra sembrano galleggiavi. Ma poi ecco l’hotel sano e salvo e la nostra camera questa volta una suite con salotto ed una bella vista sugli antichi bastioni e più oltre il mare. Ceniamo al ristorantino della piazzetta dove già avevamo sperimentato degli ottimi piatti di pesce e dove anche Matteo e Salomè mentre ci confrontavamo sul Santa Clara ci avevano, non sapendolo, vivamente consigliato di andare.
Le pietanze squisite ed il vino impongono una passeggiata ma nonostante sia sabato sera il centro sembra piuttosto tranquillo, seguiamo per un po’ tre ragazze del luogo tutte tirate a festa per vedere se fossero andate in un bel localino ..ma zavorrati come siamo dopo poco ripieghiamo verso l’hotel.
Per prenotazioni Parco Tayrona:
email – carlostraheebilcoik@aviatur.com.co
tel. 421 6615
Santa Marta – Colombia

07 Maggio 2006

CARTAGENA

La domenica si annuncia con un mezzo allagamento in camera, ma per lo meno non ci sono zanzare qui. Dal soffitto sopra di noi piove acqua..come se non fosse bastata tutta quella caduta nei giorni scorsi! Ma è domenica e nessun housekeeper è disposto a lavorare per porre un freno alla falla che non si arresta. Vanni coglie al balzo la cosa per lamentarsi alla reception di un guasto al computer che in realtà c’è da giorni ..ma che denunciamo come accaduto oggi. Mostriamo il problema e lasciamo lì parcheggiato il pc mentre andiamo a goderci la piscina dell’ hotel..C’è caldo ed un bel sole ci crogiola per tutto il pomeriggio. Prenotiamo per domani la nostra escursione alle isole Rosario dove rimarremo per un paio di giorni. Una breve passeggiata per il centro ci fa capire che la domenica è sempre domenica cioè una palla in tutti i posti del mondo. Quindi rientriamo sotto la pioggia della nostra camera a vedere un po’ di Cleopatra su History Channel. All’ improvviso un rumore dalla strada attira la nostra attenzione…guardiamo e…incredibile ma vero, si è creato un rave nel bastione proprio di fronte a noi…i tamburi vengono percossi fino all’esasperazione da quegli indemoniati là fuori…non bastava il ticchettio delle gocce d’acqua nella stanza…ci mancava anche il tamburo afro! Ma i tappi hanno fatto il miracolo e dopo poco Vanni è già in preda agli incubi! “Ha da finì stà nuttata” avrebbe detto Peppino de Filippo!

08 Maggio 2006

CARTAGENA – ISOLE DEL ROSARIO

Partiamo verso le isole dimenticandoci svariate cose necessarie di cui segue elenco:
1) pinne maschere e boccagli…fondamentali in un’isola tropicale
2) spray anti-zanzare
3) protezioni solari nelle varie gradazioni
4) ed infine di pagare il conto dell’ hotel !
del resto erano le 6.30 quando la sveglia ha riecheggiato nel silenzio della camera, tra una goccia e l’altra e non si può pretendere troppo da due sonnambuli. Abbondante colazione tra i tucani e poi pulmino fino al porticciolo dove una lancia con due motori da 200 cavalli l’uno aspetta noi ed il resto del piccolo gruppo. Vediamo Cartagena dal mare, bellissima con i grattacieli della città nuova che ne definiscono la skyline mentre in primo piano un pellicano riposa su un palo emergente. I 400 cavalli a poppa si fanno sentire non appena usciamo in mare aperto. Seduti in prima fila per goderci indisturbati il paesaggio iniziamo a tremare di freddo e non vediamo nada perché il battello procede in impennata. Ma dopo 45 minuti eccoci scendere sul pontile dell’ hotel accolti dai vari operatori che ci conducono in una sala dove ci vengono esposte le possibili attività da fare nell’isola…proprio le detestiamo queste cose da turisti “non fai da te”. Prendiamo posto in quella che secondo loro è una sistemazione molto comoda…ma noi che siamo belli viziatelli pensiamo che abbiamo visto di meglio. La camera in fondo è poco più grande del letto ed anche un po’ tristina…e dire che questo hotel figura tra i migliori del Sudamerica! Per fortuna il gruppo turisti vacanze si scioglie e noi ci ritroviamo nella consueta dimensione di libertà ed autodeterminazione che ci è abituale. Quasi non abbiamo fatto in tempo ad appoggiare le valigie che un barcaiolo ci chiama affacciandosi alla veranda della camera per proporci un tour delle isole. Decidiamo di andare subito alla scoperta dell’arcipelago così appassionatamente descrittoci da Angelo e Raffa..Sono particolari queste isole..a volte così piccole da ospitare una sola casa che ne occupa quasi l’intera superficie..poi altre più grandi come quella dove ci dirigiamo infine per fare un bagno.. ci dice Cristian che è lei a dare il nome all’intero arcipelago. Scorgiamo in lontananza la lingua di sabbia bianca sulla quale approderemo e già vorremmo essere là a rotolarci in quel borotalco! Facciamo un bagno in quell’acqua trasparente poi mi improvviso modella per Vanni che armato di macchina fotografica mi immortala su sfondi paradisiaci. Rientriamo a mezzogiorno semi-carbonizzati..ma impavidi andiamo in spiaggia per un backgammon e poi lo snorkeling con l’attrezzatura in affitto…così la cottura sarà perfetta. Trascorriamo il resto della serata ad incremarci ridendo l’uno dell’altra…poi ancora backgammon che vede Vanni perdere ad oltranza.

09 Maggio 2006

ISOLE DEL ROSARIO

Dopo una severa suonata a backgammon e un dolce sonno fra le braccia della sfinge di Formignana la colazione mi appare come un buon modo di ricominciare la giornata. Col passare delle ore il caldo si fa più pesante e io trascorro molto tempo sotto la doccia, guarda caso si fa il bagno nell’ ora più calda, che ce vuoi fà direbbe qualcuno. Dopo aver perso ancora,mi foro il piede sinistro con una puntina da disegno, dolore, ma vengo ricompensato trovando una serie di collanine, perse chissà da chi sulla spiaggia,ora sono qui che scrivo al computer, che oggi con grande conoscenza del mezzo ho sistemato con solerzia (ho esposto la tastiera al sole per circa 30 minuti. Fra poco andremo a cena ma prima le do una ripassatina a backgammon e altro ciao. La ripassatina me l’ha data eccome…un 3 a 0 secco…ed altro! Poi il temporale arriva verso l’ora di cena …e rientriamo tutti in camera con l’ombrello che i camerieri avevano provveduto ad aprirci…”Berry Lindon” a conclusione di serata con zanzare piccolissime a tormentarci. Vanni, per dimenticare le orribili linguine ai gamberi che ha appena mangiato, si attacca alla bottiglia del Rum come un vecchio marinaio emettendo suoni di tutti i tipi..ma per fortuna non diventa molesto!

10 Maggio 2006

ISOLE DEL ROSARIO – CARTAGENA

Ci svegliamo al “grido della morte”, travolti da questo suono disperato che piccoli insetti emettono prima di esplodere per dar vita ad un altro simile che nel frattempo è cresciuto dentro di loro…ma che parto difficile e tutto il ciclo vitale consumato in un solo giorno!
Verso mezzogiorno esce un sole cocente che rende l’aria umidissima e soffocante..ma Vanni non ci pensa proprio di andare a fare un bel bagnetto…ieri alla vista di due pesciolini gialli si è fatto prendere dal panico ed è risalito a riva urlandomi – non hai ancora capito che ho paura dell’acqua?-
Quindi eccoci qui nella veranda a fare un po’ di rammendo alla cintura, leggere e cazzeggiare in attesa della lancia che ci riporterà a casa…mi vien da pensare..- speriamo che non piova altrimenti saranno 45 minuti di idrogetto – nel frattempo un duello al gioco termina in un 1 a 1 dopo almeno un’ora di impegno…alle tre in punto tre rintocchi di campana ci segnalano che è ora di partire, i bagagli sono già sulla scialuppa quando vediamo all’orizzonte nuvole scure che non fanno presagire nulla di buono… partiamo con i 400 cavalli a tutta birra verso il mare aperto ancor più livido del cielo…e…forse me la sono tirata…inizia a piovere! Per fortuna non si è trattato di una vera e propria bufera ma le gocce che atterrano sulla nostra pelle peraltro già provata dal sole alla velocità di almeno 100 km/h è un’esperienza da non riprovare. – buona la prima – dice Vanni..e non ha tutti i torti! Ma eccoci ancora al Bovedas ad occupare per la seconda volta la nostra 308 senza vista mare ..e nemmeno tanto grande ma la sentiamo nostra…Jesus alla reception ci accoglie con un bel sorriso..in fondo siamo dei clienti davvero affezionati e credo che abbia per noi un debole di simpatia. Intanto Vanni si precipita all’ufficio dello spedizioniere per portare avanti le pratiche di Carolina che dovrà partire con la nave del 12 maggio..ma torna inviperito dicendo che la seaworld ha soppresso la nave del 12, mentre era partita regolarmente quella dell’8. Tragedia! Massima tragedia!..dalla Vanni quale fatica a riprendersi e che lo getta nello sconforto per tutta la serata…l’alternativa sembra essere quella di spedirla il 22…altri 12 giorni a Cartagena gli si prefigurano come un incubo…io invece vivrei qui molto volentieri per qualche tempo. La nave del 13 è piena e costa il doppio..insomma sembra che una jella pazzesca si sia abbattuta su di noi.
Gli spaghetti al pomodoro del ristorante Da Danni’s sono meravigliosi così come la cortesia del personale, pare che la cuoca nonché moglie del duenio abbia cucinato per 13 anni con un raffinato cuoco italiano carpendone i segreti che si sentono tutti in quei meravigliosi vermicelli al dente con condimento espresso che deliziano il mio palato…spicca nel quadro della serata il malumore di Vanni che rasenta il melodramma…ma come dargli torto?

11 Maggio 2006

CARTAGENA

La giornata inizia male e finisce anche peggio. E’ mattina presto quando Vanni lascia la camera per andare a tentare l’impossibile…caricare la Carolina sulla nave già piena del 13. Nell’autorimessa dell’ hotel la macchina si mostra claudicante…ha una gomma a terra! Cambio di ruota e via..ad incazzarsi presso l’ufficio di spedizioni dove pare si intraveda una possibilità…di due contenitori pieni a metà ne faranno uno solo per dare spazio a Carolina e ad una fornitura di caffè..sembra fatta ma ai cancelli del porto per due volte negano l’accesso per non conformità dei fogli d’entrata…Vanni va su tutte le furie ma poi a metà pomeriggio e con un controllo antinarcotici da fare l’indomani mattina, riesce ad introdurre l’auto nel contenitore ed arriva solo verso le 19 in camera, stravolto dallo stress e dal calore subito durante la giornata, per sentire la notizia terribile che io devo dargli, della morte improvvisa di un nostro caro amico …Romano. Verso le due del pomeriggio infatti, mentre ero in piscina, leggo l’sms di Catia – non so se già sapete ma Romano è morto ieri 10 maggio per infarto…non ci sono parole..ma solo un grande dolore fra tutti noi – rimango impietrita mentre le lacrime automaticamente scendono sulle mie guance…mentre cerco di formulare una risposta di conforto per Catia…pur sapendo quanto qualsiasi parola non riesca ad esprimere l’emozione che senti crescere dentro di te ed anzi rischi di sembrare un vuoto anello di parole di circostanza. Romano non aveva nemmeno 50 anni e sembrava godere di ottima salute…avremmo dovuto incontrarci alla festina di Bologna prima della nostra partenza in aprile..ma poi non se ne era fatto nulla..che peccato! Vecchio amico di Vanni era stato proprio lui, suo malgrado, a farci conoscere quella sera di inizio estate di 4 anni fa… ho sempre pensato a lui come ad una persona gentile e disponibile…ricordo le ultime cene da lui come momenti di conviviale abbandono ai piaceri della tavola.. e dell’amicizia vissuta con simpatia e serenità …era anche un ottimo cuoco…e gli volevo bene. Mentre ci addormentiamo ci promettiamo di volerci sempre bene e di non sprecare mai più questa vita che può essere molto breve in inutili dissapori.


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