06 Luglio 2007

TBILISI – LAGO SEVAN

All’ambasciata azera, che raggiungiamo in mattinata, ci comunicano che senza lettera d’invito possono concederci un visto di transito valido cinque giorni. Dobbiamo versare 20 $ a testa nella lontanissima banca specificata in bacheca e tornare con i passaporti ed il modulo compilato corredato di foto. Dopo la corsa in taxi fino alla banca e la breve attesa di venti minuti per la compilazione del visto sui passaporti, abbiamo i nostri cinque giorni di permesso per entrare in questo paese che finora definirei poco ospitale almeno quanto il Turkmenistan con il quale siamo in trattativa da mesi per ottenere la lettera d’invito rilasciata a condizione di avere un dettagliato programma di viaggio ed una guida locale al seguito. Dovremo quindi aspettare in Georgia la lettera che ci verrà spedita via e-mail presumibilmente verso il 16 luglio dall’agenzia con la quale siamo in contatto e poi precipitarci a Baku in Azerbaijan sperando di riuscire a trovare un ferry diretto a Turkmenbashi e disposto a caricarci entro i cinque giorni del permesso di transito. Può sembrare impossibile di non farcela…ma le notizie avute riguardo il servizio di ferry sul Mar Caspio non è incoraggiante. La biglietteria non è quasi mai aperta e nessuno sembra avere interesse a caricare turisti sulle navi da carico per traghettarli in Turkmenistan o in Kazakistan…..va da se che avere solo cinque giorni di tempo per raggiungere il porto di Baku dal confine georgiano e per trovare una nave disponibile, dato che non esistono orari nè giorni fissi per la partenza dei natanti, non è comodo. Mal che vada, dice Mehry ovvero il nostro contatto in Turkmenistan, pagheremo una multa per il superamento dei termini del permesso accordatoci. Dopo il timbro sul passaporto non ha più molto senso rimanere a Tbilisi…. per quanto bella, così saliamo a bordo di Asia convinti di raggiungere Telavi, capoluogo della regione vinicola della Georgia, poi decisamente certi che invece entreremo in Armenia…le acque blu del Lago Sevan ci attendono. Alla frontiera armena di Sadachlo, dopo il controllo del visto iniziano le complicazioni relative al pagamento di una tassa di ingresso per l’auto, consistenti nel tempo infinito di attesa. L’impiegato preposto ha infatti privilegiato tutti i locali anche se arrivavano dopo Vanni….dover attendere un’ora per pagare una tassa è decisamente troppo, soprattutto se si è costretti per questo, a subire un torto. Finisce che Vanni esce furioso dall’ufficio inveendo contro gli armeni in generale…..insomma non proprio un buon inizio. La prima cittadina dopo il confine è Alaverdi…..adagiata in una stretta vallata chiusa da montagne rocciose, ci colpisce per l’altissima ciminiera dalla quale esce un fumo denso che stenta a disperdersi. Gli edifici sottostanti grondano fascino da ogni vetro rotto, da ogni profilo metallico arrugginito e dai mattoni anneriti dal fumo…..che bell’esempio di archeologia industriale ancora in attività a pieno regime….sarebbe una bella immagine per la copertina di un vinile di musica underground ! In un paio d’ore raggiungiamo i 1900 metri di quota ed il lago….la strada che percorriamo è piuttosto stretta ma senza buche, ed una lunga galleria costruita di recente nei pressi di Dizilan deve avere alleggerito i nostri tempi di percorrenza. il cielo oggi regala solo nuvole scure che rendono nera l’acqua del lago e pressoché invisibili le montagne che vi si protendono sull’altra sponda…..insomma ci accoglie il solito “tempo da lago”…..dopo il lago Van che fu anch’esso armeno, il lago Sevan non smentisce quella che sembra essere ormai una regola. Raggiungiamo l’hotel più imponente che vediamo…una sorta di enorme tempio al turismo sorto a pochi metri dalle acque del lago e del quale anche il nome sembra eccessivo ….. “Harsnaoar Hotel Complex & Water World” è un mostro nelle sfumature del marrone che ci offre una camera confortevole vista lago per l’equa somma di 55.000 dram ovvero circa 110 €. L’impiegata che mi accompagna a vedere la camera e che vorrebbe senza successo, essere pagata anticipatamente in contanti, ha l’aria abbattuta di chi ultimamente ha visto troppi nuvoloni e pochi turisti. Non sembrano belli questi armeni…almeno ad una prima occhiata ! Visto il fortunale che imperversa fuori rimaniamo in hotel per la cena…..caviale rosso piuttosto buono ed una fetta di salmone dal sapore terrificante consumati in una saletta separata per via del frastuono musicale della band che si esibisce con brani di musica tradizionale nell’ampia sala del ristorante….. Vista l’insistenza di Vanni il cameriere si sbilancia in una promessa…..domani sera avremo, ci assicura, due porzioni di caviale beluga nero….mah !

07 Luglio 2009

LAGO SEVAN

La portafinestra di fronte al letto inquadra le acque del lago, le montagne di fronte e le nuvole soprastanti….non potremmo godere di una vista migliore, e senza nemmeno sollevare troppo la testa dal cuscino. Andiamo subito in paese a prelevare del contante locale e poi facciamo due passi nei larghi marciapiedi del viale principale che pullulano di mercatini improvvisati. Sono in molti a vendere frutta esposta in scatole di cartone all’ombra degli alti platani. I piani terra dei bassi edifici prospicienti sono occupati da una miriade di piccoli negozi che vendono di tutto …. il supermercato non è ancora contemplato in questo vivace paesino di montagna! Accostati al tronco di un albero un paio di vecchietti espongono qualche cacciavite, un paio di martelli e piccoli utensili per tagliare il vetro o affilare i coltelli….tutto rigorosamente usato. Un backgammon anziano quanto loro, di legno chiaro e dipinto a motivi arabeggianti è appoggiato al tronco dell’albero….bellissimo. Dopo una breve trattativa portata avanti dal vecchietto più sveglio, ci accordiamo per 7000 dram, l’equivalente di 14 €…..il backgammon è nostro! Per sedare le proteste del proprietario che ne voleva 8000, gli regaliamo un vecchio trapano non funzionante che Vanni ha portato dall’Italia ma che giustamente non soddisfa il vecchietto….ce ne andiamo poco dopo con il pezzo più bello della ormai cospicua collezione! Dopo aver percorso il viale diverse volte cercando di uscire dal centro abitato di Sevan, riusciamo a raggiungere la chiesetta di Hayravank eretta nel IX secolo su uno sperone roccioso proteso nelle acque del lago, una trentina di chilometri più a sud della cittadina. Le pietre macchiate di rosso dalle muffe presenti sulle pareti perimetrali. Il sito è interessante soprattutto per le numerose lapidi medievali scolpite in bassorilievo con croci che sembrano piuttosto ricamate. Sono disposte attorno all’edificio…sparse tra le rocce emergenti….si chiamano Khatchkar. Le troviamo anche nei pressi delle due chiese coeve sorte in cima alla penisola montuosa poco più a nord del nostro hotel. Ciò che più mi intriga qui, è però un edificio razionalista di chiara impronta sovietica inserito sulle pendici del promontorio….. un paio di parallelepipedi bianchi che sovrastano un volume a forma di mantice con vetrata curvilinea sul lago….bellissimo. Le due piccole chiese del X secolo delle quali accennavo sono belle soprattutto per la loro posizione. Le vediamo da lontano anche dalla finestra panoramica della nostra camera…..là nel punto più alto e scosceso del picco con i tetti a cono che sembrano bucare il cielo. All’acquzzone che arriva immancabile a metà pomeriggio segue uno splendido arcobaleno che parte proprio da una delle chiese e sprofonda nelle acque del lago sull’altro lato della baia. Come ci aspettavamo la cambusa dell’hotel non è stata riassortita di caviale nero, e nemmeno di dolci. Degli almeno dieci che compaiono sul menu ne sono rimasti disponibili solo due tra i quali scegliere….due meno di ieri….pare che l’hotel vada ad esaurimento delle scorte!

08 Luglio 2009

LAGO SEVAN – YEGHEGNADZOR

Lo spettacolo delle montagne che sprofondano nell’acqua del lago è ciò che vediamo quando, ancora stesi sul letto, solleviamo la mascherina……magico anche se ancora velato da un sottile velo di nuvole. Il programma di oggi è piuttosto ambizioso e consiste nell’avvicinarci a Goris nel sud dell’Armenia, visitando strada facendo i principali siti storici che presuppongono deviazioni non troppo impegnative. La prima è ad una ventina di chilometri da Sevan… in corrispondenza della quale, con una certa perplessità, puntiamo a Nord verso la centrale nucleare ex sovietica che occupa una bella porzione della vallata sottostante Tsaghkadzor…. speriamo che regga! Saliamo ancora qualche chilometro ed ecco che individuiamo i coni di copertura del centro monastico di Kecharis, emergenti dal tessuto urbano di questa località piccola ma famosa perché vi si allenavano gli atleti sovietici impegnati nelle olimpiadi invernali. Il monastero comprende tre magnifiche chiese realizzate tra l’ XI ed il XIII secolo, di dimensioni molto diverse tra loro. La cattedrale domina lo spazio circoscritto del giardino di pertinenza, ma la più piccola, la cappella di Surp Nishan, è decisamente la più accattivante, con le pietre squadrate della muratura annerite dal fumo delle candele nel suo esiguo volume interno. Elementi comuni sono la pianta a croce greca, lo slancio verso l’alto del tamburo e le sfumature nei toni del grigio e del sabbia dei blocchi di pietra che formano il paramento esterno. I pochi elementi decorativi a bassorilievo, ad eccezione delle arcatelle che corrono lungo i fianchi delle navate, sono concentrati attorno all’ingresso e nella lunetta soprastante. Il controluce dei tre edifici non favorisce certo il mio reportage fotografico, ma in fondo nessuno dei miei amici si sottopone volentieri al tormento della proiezione delle foto….quindi non avrò severi giudici a commentare. Andiamo ancora oltre fino a Yerevan, la capitale, nei pressi della quale ci sono ben due siti da visitare….il bel tempio greco di Garni per esempio, risalente al I sec. a.c.ed immerso in un paesaggio da favola, caratterizzato da canyon verdeggianti e leggere ondulazioni del terreno….e poi finalmente un oggetto architettonico che non sia una chiesa….ne siamo sollevati. Rimaniamo a rimirarlo a lungo mentre la musica classica diffusa nel sito amplifica il piacere della visita. L’antico tempio dedicato ad Elio, il dio del sole, esula leggermente dalla tipologia classica del tempio greco per via dell’assenza totale di metope e triglifi nella cornice superiore, sostituiti da ma una serie di cornici decorative in aggetto crescente verso l’alto. Com’è elegante questo tempio, e com’è leggero rispetto agli edifici sacri medievali! Dopo appena nove chilometri siamo già fermi per visitare il bellissimo complesso monastico di Geghart, costituito da una serie di chiese parzialmente scolpite nella roccia tufacea e da piccole cappelle, o forse solo le celle dei frati adorne di un piccolo altare ricavato per sottrazione scavando nella roccia. Le chiese tutte a pianta centrale, hanno quattro possenti colonne a sostenere la cupola e diverse figure scolpite a bassorilievo, a decorare le pareti….le più interessanti sono quelle zoomorfe che raffigurano i classici due felini che si fronteggiano di profilo, ma poi ecco la frutta, con melagrane ed uva a formare croci in rilievo grandi e piccole, talvolta vagamente barocche, sparse sulle pareti lisce di roccia chiara in modo apparentemente casuale. Le chiese quasi si compenetrano, scavate come sono su più livelli….da un foro creatosi accidentalmente sul pavimento di una di queste vediamo la chiesa inferiore, quella che contiene la sorgente miracolosa. L’acqua sgorga dalla pozza contenuta nell’abside e scorre, incanalata in uno stretto passaggio sul pavimento, fino a quella adiacente. I fedeli che necessitano di un miracolo raccolgono l’acqua in bottigliette di plastica che poi pagano all’uscita creando così un piccolo business per i monaci. Questo monastero è senz’altro molto pittoresco e sembra riassumere l’espressività estetica e costruttiva del cristianesimo che migrò dalla Cappadocia al Caucaso. Scendiamo ancora sfiorando il monte Ararat reso invisibile dalle nuvole e dalla foschia e poi ancora avanti fino ad entrare nella pittoresca regione montuosa di Vayot Dzor dove i vitigni si inseriscono tra le gole e le selvagge cime rocciose. E’ proprio percorrendo una di queste strette gole dalle alte pareti rocciose che arriviamo al monastero di Novarank, un capolavoro di architettura sacra inserito in uno dei contesti naturali più pittoreschi visti finora…..dove le rocce rosse esaltano i loro toni alla luce morbida del tramonto. Le due chiese sono semplicemente strepitose…la più slanciata delle due è composta da un’aula inferiore leggermente interrata ed una superiore accessibile per mezzo di due scalette di pietra. La loro particolarità è quella di essere larghe non più di quaranta centimetri, dimensione così risicata per una scala da rendere piuttosto difficile il procedere…. le due rampe sono simmetriche rispetto all’asse della facciata e salgono aderenti alla parete inquadrando la lunetta scolpita della porta dell’aula inferiore. Le aperture verticali del tamburo, coronate in alto da archetti e libere da murature creano un particolare insolito chiaroscuro….del resto questa chiesa sta purtroppo cadendo a pezzi e la cupola è crollata. Un bel bottino quello di oggi…..ci sembra di avere visto i pezzi migliori del Caucaso tutti concentrati nel raggio di un centinaio di chilometri. Abbandoniamo l’idea di raggiungere Goris ancora troppo lontana e ci fermiamo invece a Yeghegnadzor nella speranza di trovare un hotel decente in questa cittadina non particolarmente votata al turismo. Dopo un sopralluogo ad un paio di B&B che la guida caldeggiava ma che non ci hanno convinti, ripieghiamo al centralissimo Hotel Gladzdor dove Vanni è rimasto conquistato più che altro dalla simpatia delle due anziane signore che lo gestiscono come possono. Di matrice chiaramente sovietica per via dell’esaltazione della geometria e per l’imponenza del disegno complessivo, l’hotel è ora piuttosto scassato, tanto che la porta principale non si apre e dobbiamo passare dal retro. I pavimenti di legno a listelli con cornici avrebbero bisogno di una levigatura, i materassi hanno le molle in evidenza e la maggior parte delle lampade della camera non si accendono così come quelle dei lunghi corridoi attraverso i quali una delle due signore ci ha fatto strada con la torcia accesa. L’acqua però è calda…riscaldata da un piccolo scaldabagno rapido aggiunto nel bagno di recente….e l’accoglienza è stata squisita, ma non solo…..alcuni particolari sono di grande pregio, come la ringhiera di legno in stile decò che accompagna le scale. Si tratta insomma di un bell’hotel ora decaduto….che peccato….e che fastidio le molle che spingono sulle costole !


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